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Viterbo - Giovanni Iannacco è un imprenditore e da qualche mese presiede il comitato del No - Mercati generali, ortofrutta, mattatoio e centro sportivo - Ragioni e preoccupazioni delle aziende che non lo vogliono - FOTOCRONACA E VIDEOINTERVISTE

“Biodigestore Acquarossa, difenderemo i nostri diritti a tutti i costi, anche in maniera più spregiudicata”

di Daniele Camilli
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Elio Proietti dei mercati generali


Viterbo – “In questo momento la nostra è una contestazione pacifica. Però dobbiamo salvaguardare i nostri interessi, i nostri diritti. E lo faremo. In qualsiasi situazione. E forse in maniera più spregiudicata rispetto all’educazione che stiamo manifestando oggi”. Fine. Gli imprenditori dell’Acquarossa, zona industriale, sono inferociti. E Giovanni Iannacco è il loro portavoce.

Acquarossa, Viterbo. Poco fuori la città, lungo la Teverina, strada che porta al confine con l’Umbria, passando per Celleno, Castiglione e Bagnoregio. Con Civita che muore a fare da polo d’attrazione. Qui, all’Acquarossa, su alcuni lotti della zona industriale, verrà su un biodigestore. A regola d’arte, cioè nel pieno rispetto della normativa vigente e attraverso tutti i passaggi previsti dalla burocrazia della regione Lazio. Ma la sua possibile presenza, ha fatto appunti infuriare quasi tutti gli imprenditori in zona.


Viterbo - Acquarossa - Mercati generali

Viterbo – Acquarossa – Mercati generali


Un biodigestore è una stazione di riciclaggio per lo smaltimento dei rifiuti organici, che poi trasformano in energia. Non sono una novità. Molti si trovano già al nord. Ma questo sarebbe uno dei primi della Tuscia. Mandando in bestia quasi tutti gli imprenditori della zona industriale a ridosso del teatro romano di Ferento. L’Acquarossa, infatti, è anche un importante zona archeologica con testimonianze d’epoca etrusca e romana rilevanti. Dal teatro appena citato all’insediamento stesso, dall’abitato etrusco alle cascate. Un lungo che è stato a lungo punto di riferimento per l’intero territorio del viterbese. Ad esempio, la lunghissima tradizione dei matrimoni all’Acquarossa. Una zona, inoltre, di passaggio e congiunzione con una parte della Tuscia che per tantissimo tempo ha fatto da ponte con l’Umbria e da piattaforma verso la Toscana. Adesso, lungo quella stessa dorsale, vicino alla zona dove dovrebbe crescere il biodigestore, c’è già una discarica che, specialmente d’estate, fa sentire la sua puzza quando gli si passa davanti. 

Due gli attori in campo, attorno al biodigestore. La società proponente, Biometano Tuscia, e il comitato del “No” presieduto da Giovanni Iannacco e che raccoglie una ventina di imprese con circa 400 lavoratori in tutto. Mercati ortofrutticoli, mattatoio, società sportiva, aziende di ogni genere che all’Acquarossa, solo per partire, una dozzina d’anni fa, hanno investito almeno un milione di euro a testa. “Diciamo no al biodigestore – spiega Iannacco – perché parliamo di un’area che è stata ideata, voluta per sviluppare l’attività artigianale e quella industriale. Prima abbiamo subito la crisi economica, poi la pandemia in corso e adesso pure il biodigestore che potrebbe avere impatti drammatici per l’economia di quest’area. Le attività della zona industriale sono molteplici e molto differenti le une dalle altre. Ma nessuna ha mai ostacolato l’altra. Il biodigestore sì”.


Viterbo - Acquarossa - Mercati generali

Viterbo – Acquarossa – Mercati generali


Il problema? “Il problema – risponde Iannacco – è legato all’immagine del territorio. I camion che trasporteranno i rifiuti diretti al biodigestore, trasporteranno materiale che puzza. E si sentirà. Non solo, ma i camion che porteranno i rifiuti genereranno un vero e proprio via vai di mezzi. Secondo lei, in una condizione del genere, verrà mai qualcuno ad investire per fare, ad esempio, una tavola calda, un altro impianto sportivo oppure un’altra azienda per la lavorazione delle carni? Secondo lei, un comune ci farà mai una pista ciclabile o per i pedoni che si vogliono fare una passeggiata visitando campagne e zona archeologica prima di procede verso il nord della Tuscia o viceversa?”.

Il quantitativo giornaliero di rifiuti previsto per il biodigestore dell’Acquarossa è di 99 tonnellate. Secondo i calcoli del comitato del No, ciò significherebbe il passaggio di almeno 20 camion al giorno. Cento a settimana. Uno ogni quaranta minuti.  


Viterbo – Acquarossa – La zona industriale


Allo stato dell’arte, Biometano Tuscia chiede alla regione Lazio la convocazione urgente della terza riunione della conferenza dei servizi, quella che sostanzialmente dà il via definitivo alla costruzione del biodigestore. Dall’altra, il comitato del No ha mandato anch’esso una lettera in regione chiedendo invece la sospensione delle procedure per dare agli imprenditori la possibilità di capire meglio le cose e rispondere in maniera il più possibile adeguata. Uno dei problemi del biodigestore, sul fronte imprenditori zona industriale, è stato infatti l’essere venuti a conoscenza del progetto soltanto all’ultimo. “Il biodigestore – racconta Iannacco – lo abbiamo scoperto per caso. Un pourparler, nessuno ci ha informato. E siamo rimasti molto sconcertati. Per una cosa come il biodigestore, invece ogni consorziato avrebbe dovuto essere informato prima”.


Viterbo – Il presidente del comitato No al Biodigestore, Giovanni Iannacco


Nella zona industriale dell’Acquarossa ci sono anche i mercati generali dell’ortofrutta che di fatto lavorando h24, caricando e scaricando in continuazione per rifornire i negozi della Tuscia e non solo.

“Ci siamo trasferiti da viale Trieste 12 anni fa – spiega Elio Proietti, imprenditore dei mercati -. In un posto dove si vendono prodotti agricoli, il biodigestore è un problema, soprattutto di immagine. Prodotti che vengono portati qui da tutta la provincia. Prodotti freschi che poi le persone si ritrovano sulle loro tavole. Inoltre, attorno ai mercati generali, c’è un indotto molto grosso”.

Come funzionano i mercati generali di Viterbo? “Innanzitutto – risponde Proietti – è uno dei pochi mercati d’Italia che scarica 6 volte alla settimana. Tutto il giorno e tutta la notte. Lavoriamo merce che proviene da tutto alo paese. Le mele e le pere dal nord, le pesche e le albicocche dalla Romagna, i pomodori e le verdure dal centro. Ci serviamo anche al mercato ortofrutticolo di Fondi. Dal sud arrivano invece le arance i prodotti ortofrutticoli”.


Viterbo - Acquarossa - Mercati generali

Viterbo – Acquarossa – Mercati generali


I grossisti che lavorano al mercato sono tre. National frutta, Posti Paolo e Jolly frutta. “Scarichiamo sia la notte che il pomeriggio – prosegue Proietti-. Alcuni clienti vengono a prendere la merce direttamente, altri telefonano e noi gliela consegnamo. Alle 3 di notte abbiamo già scaricato i camion arrivati a destinazione in serata. I clienti possono entrare da subito, non c’è un vero e proprio orario. Tutta la nottata si preparano gli ordini che i clienti hanno fatto e si servono quelli che vengono a prendere i prodotti direttamente”.

La zona industriale dell’Acquarossa “nasce nel 2008 – riprende la parola Iannacco – per volontà degli imprenditori viterbesi. Ci sono circa 120 lotti con attività economiche di diversa natura. Il costo di un lotto oscilla tra gli 80 e i 100 mila euro. I lotti ancora disponibili ammontano complessivamente a 80 milioni di euro. Va poi aggiunto che su ciascun lotto del valore, come abbiamo detto, di 80-100 mila euro, un’azienda fa un investimento totale che alla fine si aggira attorno al milione di euro”.

All’area della zona industriale ci si arriva dalla Teverina. All’altezza dell’imbocco per Ferento, dove ogni anno ad agosto si svolge un importante festival teatrale, si deve girare a sinistra, spalle Viterbo, inforcando la strada in un punto piuttosto ostile e dove in passato si sono verificati diversi incidenti. 


Viterbo – Andrea Delle Monache del mattatoio dell’Acquarossa


Criticità della mobilità sottolineate da uno dei due legali del comitato del “No”, Stefania Buco, nell’ambito di tutta una serie di osservazioni. “Il progetto del biodigestore nella zona – spiega l’avvocato Buco nelle sue osservazioni – porterebbe ad un aumento di almeno 25/30 veicoli pesanti al giorno (oltre agli altri veicoli del personale lavorante presso il biodigestore) che per raggiungere l’autostrada e la superstrada trafficherebbero proprio su tale tratto”, andando “ad incidere pesantemente sulla viabilità, già compromessa”. 

“Appare quindi necessario – prosegue – che il comune di Viterbo unitamente alla provincia, proprietaria della strada provinciale Teverina e del comando dei Vigili urbani di Viterbo facciano un sopralluogo direttamente sul posto valutando e analizzando tutte le problematiche del caso e che comunque facciano uno studio e una sintesi della situazione viabilità-sinistri stradali attuali e impatto sulla viabilità – traffico”. Aspetto affrontato pure durante la riunione sul biodigestore convocata dal prefetto Giovanni Bruno.


Viterbo - Acquarossa - Padel center

Viterbo – Acquarossa – Padel center


“Appena abbiamo scoperto che nell’area avrebbero voluto costruire un biodigestore – sottolinea Iannacco – ci siamo rivolti a tutti. Istituzioni, politica, prefetto. Ci ha dato ascolto l’opposizione in consiglio comunale e il prefetto Bruno che ha convocato un incontro a palazzo di Governo. Durante la riunione abbiamo affrontato pure il tema della viabilità stradale della zona e chiesto infine di poterci rivedere nuovamente per sapere quali saranno le valutazioni che faranno in merito Polizia locale e provincia”.


Viterbo - Acquarossa - Il mattatoio carni

Viterbo – Acquarossa – Il mattatoio carni


Tra le criticità sollevate dal No al biodigestore dell’Acquarossa “in primo luogo – spiega l’altro legale del comitato, Daniele Sterrantino – l’area oggetto del possibile insediamento è posta nelle immediate vicinanze di un’importante realtà occupazionale, visto che già solo le rappresentate società (e senza tenere conto, vuoi di tutte le altre società che compongono il consorzio Acquarossa che dell’indotto derivante dalle varie attività esercitate) impiegano stabilmente oltre 200 dipendenti”. In secondo luogo “va poi la considerazione che a 150 metri dalla stessa prevista collocazione del digestore si ritrovano ben 9 attività facenti parte del settore agricolo e agroalimentare (mercati ortofrutticoli all’ingrosso), che la mattina hanno i banchi della frutta per la vendita e costituiscono l’unico mercato ortofrutticolo all’ingrosso del comune di Viterbo”. Il biodigestore sarebbe poi “separato soltanto da una strada rispetto ad un altro impianto del settore ambientale che tratta rifiuti urbani non pericolosi”.


Viterbo – Giovanni Marcucci del Padel center


Altro punto sottolineato dall’avvocato del comitato. “Confinante con l’area in cui si prevede la collocazione dell’impianto v’è poi l’associazione sportiva Scuola padel Viterbo dove vengono svolte quotidianamente attività sportive, e che altresì in ragione delle convenzioni con molteplici istituti scolastici per lo svolgimento di attività motorie vede soprattutto la presenza (oltre che di adulti) di numerosi bambini e ragazzi provenienti da tutto il comune di Viterbo, ma anche da comuni limitrofi quali Montefiascone e Vitorchiano”. “Analoga considerazione va poi in relazione ad altra azienda che svolge corsi di formazione accreditati dalla regione Lazio, con problemi di viabilità per l’area per tutta l’utenza dei corsi”.


Viterbo - Acquarossa - Mercati generali

Viterbo – Acquarossa – Mercati generali


“In via generale – aggiunge Sterrantino – in ragione anche solo di quanto sopra esposto, l’ubicazione del biodigestore provocherebbe gravi criticità della mobilità e della viabilità di zona, vista anche la pericolosità di accesso al consorzio stesso dalla Strada Teverina, stante il conseguente e non valutato aggravio di traffico veicolare sulle viabilità e sulle strutture esistenti, non consone a sopportare il carico di traffico conseguente.  Altro connesso aspetto, su cui ci si riserva ulteriore eventuale approfondimento, è poi quello relativo alle inevitabili criticità urbanistiche che la decisione in parola comporterebbe. Non par dubbio, infatti, che l’ubicazione del biodigestore ridurrebbe le potenzialità edificatorie dell’area, per come indicate nelle norme urbanistiche vigenti, mortificando così per il futuro la possibile espansione di un ampio comparto produttivo ed occupazionale che interessa tutti i comuni limitrofi”.


Viterbo - Acquarossa - Il mattatoio carni

Viterbo – Acquarossa – Il mattatoio carni


Giovanni Marcucci ha 45 anni ed è maestro federale di Padel, così come direttore tecnico della scuola e gestore degli impianti del Padel center dell’Acquarossa. Cinquecento persone in tutto si allenano nella sua scuola, tra questi cinquanta ragazzi under 18. Con il centro ha già partecipato a diversi campionati e alla Coppa Italia. Quest’anno, Covid permettendo, dovrebbe approdare in serie D.


Viterbo – Acquarossa – Le distanze dal biodigestore


“Il biodigestore – commenta Marcucci – rappresenta per la scuola Padel un problema abbastanza importante. Non sappiamo le quantità che verranno movimentate. Qui vengono famiglie e bambini. L’impatto e i contraccolpi potrebbero essere importanti, sia per questa attività che per le altre qui attorno. Quali garanzie ci sono? I rifiuti verranno solo dal territorio della Tuscia o anche da fuori? Il padel a Viterbo è diventata una realtà abbastanza consistente. Abbiamo 500 praticanti che si allenano e giocano nel nostro impianto”.


Viterbo - Acquarossa - Padel center

Viterbo – Acquarossa – Padel center


Il padel nasce alla fine degli anni ’70 e arriva in Italia una decina di anni fa. Nella Tuscia è sbarcato da tre anni. “Speriamo di poter continuare a poter tenere aperto l’impianto – confida Marcucci – e far allenare i nostri ragazzi in un ambiente senza alcun tipo di problema”.


Viterbo - Acquarossa - Il bivio per Ferento

Viterbo – Acquarossa – Il bivio per Ferento e la zona industriale


Serve poi un biodigestore? A rispondere è sempre il comitato per il No che con uno studio evidenzia come l’attuale dotazione impiantistica presente già sarebbe di per sé più che sufficiente per intercettare “tutta la frazione organica prodotta nell’ambito territoriale”. “L’analisi – spiega il documento del comitato – riporta i dati desunti dal Piano di gestione dei rifiuti regionale adottato con deliberazione della giunta regionale del 2 agosto 2019 n. 592. La provincia di Viterbo ha raggiunto il migliore risultato in termini di percentuale di Rd avvicinandosi al 50% di Rd giungendo quasi a raddoppiare il livello di Rd dell’anno 2013. La produzione procapite pari a 407,5 kg/ab.anno nel 2017 risulta inferiore alla media regionale (505 kg/ab.anno) e inoltre risulta in calo rispetto al valore del 2013 (420 kg/ab.anno). In base ai dati riportati nel Piano di gestione risultano ad oggi presenti sul territorio della provincia di Viterbo tre impianti di compostaggio autorizzati a trattare un totale di circa 10.000 tonnellate anno di rifiuti, costituiti essenzialmente da rifiuti verdi, fanghi ed altre categorie merceologiche”.


Viterbo - La zona dell'Acquarossa destinata al biodigestore

Viterbo – La zona dell’Acquarossa destinata al biodigestore


Il documento analizza inoltre “le previsioni complessive di intercettazione delle frazioni organiche nei tre scenari tematizzati dal piano di gestione, in tonnellate/anno, per ogni ambito e sub-ambito. Le dinamiche relative ai tonnellaggi nei 3 scenari di Piano fanno notare una tendenza all’aumento delle intercettazioni, ma non sempre questa tendenza è lineare. Infatti, nel complesso regionale o per specifici ambiti o per l’una o l’altra frazione (umido e verde) vanno considerati anche gli effetti della diffusione delle pratiche di prevenzione (recupero derrate alimentari, migliore porzionamento nei servizi di ristorazione, promozione del compostaggio domestico, ecc.)”.


Viterbo - Il teatro romano di Ferento

Viterbo – Il teatro romano di Ferento


“Nello specifico – prosegue il documento – è possibile osservare che, rispetto agli scenari di Piano, l’attuale dotazione impiantistica (pari a una potenzialità di trattamento di circa 132.560 tonnellate di rifiuto organico da raccolta differenziata) risulta più che sufficiente non solo all’intercettazione e al trattamento di tutta la  frazione organica prodotta nell’ambito territoriale nello scenario futuro n.3 (ovvero con l’80% di raccolta differenziata), ma risulta adeguata a garantire il trattamento delle frazioni di rifiuti organici provenienti dalle industrie agroalimentari dell’area servita. Autorizzare una ulteriore capacità di trattamento – conclude il documento del comitato per il ‘No al biodigestore’ – rischia di avere un solo scopo: accettare i rifiuti di Roma”. Il rischio che temono moltissimi imprenditori dell’Acquarossa, cioè che l’intera zona, tenuto conto che più a valle ci sono anche Casale Bussi e Monterazzano, diventi una specie di pattumiera della Tuscia.


Viterbo - I cartelli lungo la Teverina che invitano ad opporsi al biodigestore

Viterbo – I cartelli lungo la Teverina che invitano ad opporsi al biodigestore


Nell’area industriale dell’acquarossa c’è anche un mattatoio delle carni. Probabilmente il più importante della Tuscia. Lì vicino è prevista pure la costruzione di un depuratore per il trattamento delle acqua di risulta. Cinquecento metri cubi al giorno di portata e quasi 22 mila metri quadrati, di cui 18.827 “liberi da vincoli di inedificabilità”.

“Per quanto riguarda il mattatoio – dice Andrea Delle Monache della Butcher Service – l’impatto principale del biodigestore potrebbe essere dovuto agli odori. Qui c’è una filiera alimentare. L’idea di avere odori forti in un processo di natura alimentare non gioca di certo a nostro favore”. E anche Delle Monache conferma: “non eravamo stati informati. La notizia è arrivata tramite il passa parola”. La sua azienda fornisce servizi di macellazione per allevatori piccoli e di grandi dimensioni. “Il 90% della carne – sottolinea Delle Monache – è locale, a chilometro zero. I clienti sono sia le macellerie, sia i commercianti che poi la lavorano, sempre all’interno del circuito italiano.


Viterbo - I cartelli lungo la Teverina che invitano ad opporsi al biodigestore

Viterbo – I cartelli lungo la Teverina che invitano ad opporsi al biodigestore


Infine, l’altro problema legato alla presenza di un biodigestore in zona sono le distanze dalle realtà aziendali già presenti. Distanze che andrebbero, sempre secondo il comitato del No, da un minimo di 100 metri (la distanza dal centro Padel) a un massimo di 995 metri. “Per questo – aggiunge Giovanni Iannacco – temiamo che gli odori possano raggiungere le altre attività economiche e sentirsi distintamente”.


Viterbo - Acquarossa - Mercati generali

Viterbo – Acquarossa – Mercati generali


Quali sono le richieste del comitato per il No al biodigestore dell’Acquarossa? “Stiamo innanzitutto continuando a mobilitare gli imprenditori, cercando anche di far capire le nostre ragioni a tutti i cittadini – risponde Giovanni Iannacco -. Abbiamo anche messo tutta una serie di cartelloni lungo le strade e sulle recinzioni delle aziende. Dopodiché, chiediamo chiarezza e che venga fatta luce su ogni aspetto. Chiediamo che tutta la documentazione venga fornita concedendo il tempo necessario per fare le opportune valutazioni. Va fatta chiarezza su tutte le questioni, tecniche e urbanistiche incluse. Compreso l’impatto sull’immagine e i futuri investimenti in zona. Il problema non è il biodigestore in sé. Per noi, il problema vero è che non può essere fatto laddove vorrebbero farlo”.

E se il biodigestore alla fine dovesse essere realizzato, come previsto? “In questo momento la nostra contestazione è pacifica – conclude Giovanni Iannacco -, ma dobbiamo salvaguardare i nostri interessi, i nostri diritti. E lo faremo. In qualsiasi situazione. E forse in maniera più spregiudicata rispetto all’educazione che stiamo manifestando oggi”.

Daniele Camilli


Multimedia: Fotocronaca: La zona industriale dell’AcquarossaLe distanze dalle aziende – Video: Intervista al presidente del comitato Giovanni IannaccoI mercati generaliIl mattatoioIl centro padel


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23 agosto, 2021

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