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Chiese chiuse, palazzi fatiscenti e incuria senza precedenti… l’abbandono del patrimonio storico di via Mazzini

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Viterbo – Tre chiese storiche, due fontane medievali, una ventina di attività commerciali, un paio di bar, una banca, due istituti superiori e uno comprensivo. Via Mazzini a Viterbo, dove ancora sui muri sta scritto “professionale in lotta”, “Fanfani fascista”, “viva Stalin” e “Natasha ti amo”. Una via dove si affaccia piazza della Crocetta e la chiesa di santa Maria del Poggio dove la balaustra del seicento è stata deturpata da un intervento di “restauro” decisamente brutto e deturpante. Alcune colonnine del XVII secolo sono state rimpiazzate “maldestramente” dai “padri Camilliani”, come ha precisato la diocesi in un comunicato stampa prendendo le distanze da quanto accaduto. Ad intervenire anche il sindaco Giovanni Arena che ha incontrato la soprintendente Margherita Eichberg. Convenendo entrambi che quella roba lì va tolta immediatamente. Sintomo, tuttavia, quella roba lì di un complessivo stato di abbandono dei beni culturali presenti lungo la strada e nelle piccole piazze accanto. Non solo Crocetta, ma anche piazza Dante.


Viterbo - L'abbandono di via Mazzini - La chiesa di San Giovanni in zoccoli

Viterbo – L’abbandono di via Mazzini – La chiesa di San Giovanni in zoccoli


Una via dove il patrimonio storico e artistico della città è chiuso, abbandonato, in degrado oppure a mezzo servizio. Come la chiesa di San Giovanni in Zoccoli, dove pure le messe sono sospese, ormai da qualche anno, per tutto luglio e agosto. Per riprendere poi “dopo santa Rosa”, il 5 settembre. Anche se sono due anni che, causa Covid, il trasporto non c’è più. Una chiesa che apre per lo più in prossimità delle messe. Eppure san Giovanni in Zoccoli è una delle più antiche della città. Risale infatti ai primi decenni dell’XI secolo. Su una campana colpita da un fulmine e rifusa nel 1607, era incisa la data 1037. All’interno della chiesa c’era anche un polittico del Balletta, sfregiato qualche anno fa con una bomboletta spray e restaurato di recente grazie ai finanziamenti della fondazione Carivit. Accanto alla chiesa, c’è anche una sepoltura antica, medievale, completamente nel degrado. Attorno c’è una recinzione di paletti e catene che circondano un vetro sporchissimo e indecoroso. Un piccolo recinto buttato là non per segnalare la presenza di un bene culturale, ma probabilmente per evitare che qualcuno possa parcheggiare un motorino sopra la tomba.


Viterbo - Via Mazzini

Viterbo – Via Mazzini


Di lato alla chiesa, piazza Dante, con la fontana del XIII secolo. Sporca e piena di rifiuti. In questi giorni, fazzoletti di carta che galleggiano sulla melma come su una fogna a cielo aperto. Nel frattempo le figure intorno alla fontana si stanno lentamente e inesorabilmente usurando. Non va meglio neanche nell’area terrazzata dove stanno scuola e parcheggi. La scuola è un pezzo dell’istituto superiore Paolo Ruffini, il liceo scientifico. Sempre lungo via Mazzini, c’è anche il collegio San Giovanni con le scuole del primo ciclo e quelle superiori. Appena fuori la via, ci sono poi l’altro pezzo dello Scientifico, l’istituto paritario Rousseau e l’istituto comprensivo Fantappie. Più di duemila studenti. 


Viterbo - L'abbandono di via Mazzini - La fontana di piazza Dante

Viterbo – L’abbandono di via Mazzini – La fontana di piazza Dante


Il patrimonio lungo la via, poi, non è affatto segnalato. I panelli che c’erano un tempo, “Square of Dante” su tutti, sono sbiaditi e irriconoscibili. Ogni tanto, abbarbicata su, si legge la scritta “via Francigena”, che passa appunto da queste parti. Con grande gioia dei turisti che ogni tanto si perdono per i vicoli finché qualcuno non gli indica dove andare.


Viterbo - La chiesa della Crocetta

Viterbo – La chiesa della Crocetta


Tornando a piazza Dante, vicino allo scientifico, ex Ipsia, l’abbandono è totale. A spiccare per incuria e abbandono sono una casa che fa angolo, confiscata alla camorra anni fa, versa oggi in condizioni pietose, e largo Colonna dove una volta c’era un pezzo di sanità pubblica, mentre adesso cade più semplicemente a pezzi. Vetri rotti, intonaci danneggiati, persiane a penzoloni e una generale sensazione di degrado che ti coglie appena imbocchi la strada, anticipata da via del palazzaccio che a sua volta apre alla terra di nessuno dei vicoletti che si snodano nella zona sottostante confluendo di nuovo su via Mazzini. Strade buie dove manca tutto, tranne l’incuria.


Viterbo - La chiesa della Crocetta

Viterbo – La chiesa della Crocetta – La balaustra del seicento


In largo Colonna, dove ogni cosa sembra cadere a pezzi, in fondo c’è quel che resta dell’ingresso dell’antico ospedale di san Gregorio degli armeni. Con le epigrafi in latino e in armeno del XV secolo che stanno scomparendo per sempre. L’edificio stesso è chiuso da anni. Al suo interno anche un chiostro che non si sa più nemmeno che fine abbia fatto. La struttura, andando ancora più indietro nel tempo, XIII secolo, era parte integrante del castello di Federico II di Svevia che in quel tempo assediò la città di Viterbo.


Viterbo - L'abbandono di via Mazzini - La tomba in piazza Dante

Viterbo – L’abbandono di via Mazzini – La tomba in piazza Dante


Una strada, via Mazzini, tra le più vive della città. Eppure, tra le più abbandonate. Qui, durante le fasi più dure degli scorsi lockdown, i negozi presenti, tabaccheria, abbigliamento, alimentari, macelleria, animali, libreria, giocattoli, grafica, hanno rappresentato un punto di riferimento per tutta quanta la città. Sempre qui, negli ultimi tempi, è aumentato notevolmente il numero di abitanti e, soprattutto, di studenti e lavoratori, quest’ultimi soprattutto braccianti e operai. Il tutto, dando vita a un vero e proprio, e straordinario, melting pot di culture. In sinergia perfetta con gli abitanti storici del posto. Una via che rappresenta ancora un piccolo microcosmo cittadino dove prossimità e solidarietà rappresentano ancora capisaldi importanti. Una strada dove il valore aggiunto sono le persone, non le istituzioni. E dove il parcheggio selvaggio, per fare la spesa o prendere i figli a scuola, la fa da padrone per buona parte dell’anno. Anche perché i parcheggi sulle strisce blu diventano spesso luoghi di sosta, e senza biglietto, per chi non abita lungo la via. Lasciando invece i residenti delle zone R e B a bocca asciutta e spesso con la multa. Per aver parcheggiato da un’altra parte e non essere riusciti a riprendersi la macchina prima delle 8 di mattina.


Viterbo - L'abbandono di via Mazzini - Largo Colonna

Viterbo – L’abbandono di via Mazzini – Largo Colonna – L’epigrafe in latino e in armeno


Macchine che vengono lasciate in doppia e tripla fila, impedendo a volte il passaggio di altri mezzi e schiacciando i pedoni come sardine addosso ai muri o sugli ingressi dei portoni che si affacciano lungo al via. Per chi ce la fa. Perché il più delle volte è il pedone a dover dare la precedenza alle macchine. 


Viterbo - L'abbandono di via Mazzini - Traffico quotidiano

Viterbo – L’abbandono di via Mazzini – Traffico quotidiano


Peggio ancora sta messa la pavimentazione della strada. Sampietrini sconnessi, sampietrini divelti e sampietrini, come un po’ in tutta Viterbo, sostituiti con il catrame. Una pavimentazione buona solo per le barricate di una volta quando invece i sampietrini venivano divelti a forza. In via Mazzini non ci sarebbe nemmeno bisogno, perché vengono via da soli come se niente fosse.


Viterbo - L'abbandono di via Mazzini - Sampietrini

Viterbo – L’abbandono di via Mazzini – Sampietrini


A completare il quadro la piazzetta della chiesa di santa Maria del Poggio dove sono stati fatti i “restauri” della balaustra. Anche qui la fontana medievale, e del miracolo della brocca di santa Rosa, è in pessime condizioni. Così come della santa è anche la chiesa del Poggio dove è stata sepolta e il palazzetto con la facciata fatiscente di fronte dove invece è nata. Poco prima di arrivare, facendoci un po’ caso, a terra c’è un cosiddetto “pisciacane” antico e probabilmente buttato giù con una “machinata”. Sempre lì vicino, le vie che portano a Corso Italia. Sant’Egidio, Bussi, Giglio, Volta buia, suffragio, fontanella del suffragio e di mezzo. Con i tappeti d’erbacce ai bordi, venute su come niente nel giro di poco tempo.

Infine un’altra chiesa, quella di San Rocco. Pare sia “privata”, chiusa da un cancello e inaccessibile al pubblico.

Daniele Camilli


Fotogallery: L’abbandono del patrimonio storico di via Mazzini – La balaustra della chiesa della Crocetta

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