![]() Civita di Bagnoregio |
Bagnoregio – Riceviamo e pubblichiamo – Ne ha parlato perfino il “New York Times”. Con le sue erosioni dal basso, con le sue magiche e rarefatte prospettive aeree, con la sua capacità di dominare dall’alto il territorio al pari di una fortezza, con i suoi “ponti” quasi sospesi nel tempo e nello spazio, il borgo di Civita di Bagnoregio è un simbolo naturale della cultura che resiste, attraverso la conservazione caparbia di una memoria che si tramanda da secoli. Un luogo ideale per avviare riflessioni e letture fra narrativa e poesia, filosofia e scienza, lavoro critico ed esperienza personale (per una parola che è ancora fortunatamente viva, e intende anzi continuare a vivere), come primo passo per la realizzazione di un progetto di ampio respiro che trae ben più d’uno spunto dalle celebrazioni dantesche (nell’anno in corso ricorre il settecentesimo
dalla morte del poeta).
“La parola che non muore”, che si svolge sotto la direzione artistica di Massimo Arcangeli e Raffaello Palumbo Mosca, parte dalla necessità della conservazione della memoria libraria e della memoria poetica che prende a modello proprio la Commedia di Dante, simbolo di una poesia universale che continua a parlare, in tante lingue disseminate per il mondo, a milioni e milioni di lettori.
La sesta edizione del festival è in programma dal primo al 3 ottobre.
Festival “La parola che non muore”
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564PRIVACY POLICY