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Massacrata di botte dalla badante: chiesti 4 anni e mezzo, ma il processo è da rifare

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Carabinieri e 118 - Immagine di repertorio

Sul posto carabinieri e 118 – Immagine di repertorio


Monterosi – Anziana picchiata selvaggiamente dalla badante a Monterosi, chiesti 4 anni e mezzo ma il processo è da rifare. Intanto sono passati due anni da quando, il 12 settembre 2019, il comandante dei carabinieri della locale stazione Mario Della Corte rivelò al giudice particolari agghiaccianti su quella sera del primo luglio 2015.

Uno su tutti resterà per sempre nella memoria dei familiari: nella camera, oltre al sangue in quantità industriale, gli investigatori repertarono anche un dente, fatto schizzare lontano dal letto a suon di botte.

All’ingresso dei primi soccorritori, tra cui la figlia, la badante avrebbe tenuto le mani sul collo, nell’atto di strangolarla, della persona di cui avrebbe dovuto prendersi amorevolmente cura, una 88enne affetta da demenza senile. Fu arrestata in flagrante per tentato omicidio. Poi l’accusa fu riqualificata in maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni. Infine, il 23 aprile 2018, le lesioni diventarono aggravate al momento del rinvio a giudizio.

Peccato che nessuno abbia fatto sapere all’imputata, come suo diritto, della contestazione dell’aggravante, per cui avrebbe rischiato una pena fino a sette anni di reclusione. Ieri l’accusa ha chiesto 4 anni e 6 mesi di carcere. Ma per via di quella “dimenticanza”, di quel “corto circuito” di tre anni fa, a distanza di oltre sei anni dal violento pestaggio della nonnina ottuagenaria, il processo dovrà ripartire dall’ammissione prove. 

“Il letto della vittima era inzuppato di sangue. Al nostro arrivo il personale del 118 stava già caricando l’anziana sull’ambulanza. La poveretta grondava sangue dappertutto, era piena di lividi ed era completamente tumefatta sul petto”, ha detto in aula nel 2019 il maresciallo Mario Della Corte.

Ieri gli ultimi tre testimoni: il professor Massimo Lancia perito della procura, il dottor Antonio Maria Lanzetti per gli eredi e il medico della casa di riposo di Bassano Romano dove fu ricoverata dopo un mese all’Andosilla. Il dottore della struttura, dove l’ottuagenaria fu ricoverata il 19 agosto 2015, ha detto che l’anziana portava ancora i segni della feroce aggressione. “Dopo un mese dalle percosse, aveva ancora lividi al volto, al collo, al torace, alle mani, agli avambracci… un caso unico nella mia vita professionale”.


L'avvocato Fausto Barili

L’avvocato di parte civile Fausto Barili


Nel frattempo, complice la pandemia, sono passati altri due anni e ieri avrebbe dovuto essere il giorno del verdetto.

Imputata di maltrattamenti una 63enne d’origine romena, M.T., completamente ubriaca al momento dei fatti, per la quale l’accusa ha per l’appunto chiesto una condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione. Peccato che il giudice Elisabetta Masini, la quale solo adesso ha ereditato il procedimento, dopo oltre un’ora di camera di consiglio, sia uscita non con l’attesa sentenza, ma con la cattiva notizia che era tutto da rifare.

Di fronte ai tre figli della vittima, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Fausto Barili, il magistrato ha dovuto azzerare suo malgrado l’istruttoria, rinviando il processo alla fase dell’ammissione prove e prevedendo la rinnovazione di tutte le testimonianze per il prossimo 16 dicembre, a causa di quel difetto di notifica all’imputata dell’aggravante al capo d’imputazione relativo alle lesioni, essendo emersa una prognosi superiore ai 40 giorni e la masticazione compromessa avendole anche fatto saltare il dente. 

“In certi contesti si ragiona più con l’animo della bestia che dell’essere umano”, aveva detto Barili durante la discussione, sottolineando che i figli sono entrati nel processo “non certo per i soldi, ma per assicurarsi la condanna della responsabile di tanta ferocia nei confronti della loro mamma”.

“Non meritavano quello che è successo, i figli vivono tuttora col cruccio di non avere fatto abbastanza per la madre, che non era nelle condizioni di difendersi riferendo cosa accadeva quando era sola in casa con la badante”.

Ora, per un difetto di notifica, il processo è da rifare. 

Silvana Cortignani


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