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Roma - Aurelia Sergi, vedova di Luigi Petroselli, viterbese e compianto sindaco della capitale, a Repubblica parla delle prossime comunali e ricorda il marito ancora molto amato, la politica e il loro primo incontro a Viterbo - A ottobre ricorrono 40 anni dalla morte

“Nel 2016 scelsi Raggi e sbagliai, oggi non dico chi voto”

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Roma – “Nel 2016 scelsi Raggi e sbagliai, oggi non dico chi voto”. Aurelia Sergi, vedova del compianto sindaco di Roma Luigi Petroselli, a sorpresa cinque anni fa diede la sua preferenza alla candidata del Movimento 5 stelle, piuttosto che l’esponente Pd Roberto Giachetti.

Intervistata da Repubblica spiega come l’attuale sindaca l’abbia delusa e non si sbilancia su chi sceglierà.

Di certo non la uscente: “Sbagliai. Una scelta di cui sono pentita, non è stata all’altezza. La città è stata malgovernata. Ovunque torreggiano cumuli di spazzatura. Mi piange il cuore vedere Roma ridotta così”.

Il 7 ottobre saranno 40 anni dalla morte del marito Petroselli, politico del Pci e viterbese. La sua tomba al cimitero di San Lazzaro ogni anno è meta di politici e non solo, che ancora lo ricordano.

Proprio nella città dei Papi i due si conobbero. “Era il 1959 – ricorda al quotidiano romano – ero appena arrivata a Viterbo per insegnare scienze naturali. La sera passeggiavo da sola sul corso.

Lui mi vide e chiese al fidanzato di una mia collega: sai come si chiama la ragazza con quelle belle gambe?”.


Viterbo - Ricordo di Luigi Petroselli - La moglie Aurelia

Aurelia Sergi


Lei aveva 28 anni e lui 27. La prima uscita in un bar a via Garibaldi. “Si presentò con la mazzetta dei giornali. Seppure facesse finta di non guardarmi, si capiva benissimo che mi stava studiando”.

Passa qualche giorno, un incontro casuale di fronte a una libreria. Petroselli aveva un libro in mano. “Era Memorie d’una ragazza perbene di Simone de Beauvoir – ricorda Aurelia Sergi a Repubblica – se vuole glielo presto, mi disse, quando l’avrò finito”.

Occasione per rivedersi. “A casa scoprii che nel libro c’era una sua dedica. Ce l’ho ancora, quell’edizione”.

Il matrimonio nel 1966. “Poco dopo lo chiamarono a Roma e ci trasferimmo a nella capitale”. Petroselli assunse il ruolo di segretario regionale del Partito comunista.

Morì giovane, colto da infarto mentre teneva un discorso alle Botteghe oscure, la sede del Pci, durante un comitato centrale. Aveva solo 49 anni.

“Ero con i miei studenti al palazzo dell’Esposizione. Quando tornai a casa ricevetti una telefonata di Elena Gualtieri, la sua assistente. Me lo disse lei, mi condussero all’ospedale San Giacomo, dove venni subito sedata. Non ricordo quasi nulla”.

Aveva già avuto un altro infarto, nove anni prima. “Durante una cena mi disse, sento che morirò giovane, ma tu farai tante cose anche senza di me”.

Sindaco di Roma dal 1979 al 1981, appena due anni, eppure rimane tra i più amati. “Arrivava al cuore dei cittadini – osserva Sergi a Repubblica – faceva leggere i discorsi e mi chiedeva se fosse chiaro e se lo capissero”.


Luigi Petroselli

 Luigi Petroselli


Legati a Petroselli restano le periferie risanate, come spiega la vedova, le baracche abbattute, nuovi quartieri e la pedonalizzazione dei Fori.

Guardando a come la politica è cambiata, per Aurelia Petroselli nel tempo si è perso il senso dell’eleganza e in giro vede poca umiltà. Lo spiega con un esempio, un episodio col marito.

“Andavamo al Quirinale, a un ricevimento con la regina Elisabetta ed eravamo in ritardo. Per farsi largo nel traffico, il vigile azionò la sirena. Ma Luigi lo rimproverò: che fa? Non si disturba la gente per niente, arriveremo in tempo, tranquillo”.


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29 settembre, 2021

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