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Chiesa di Santa Maria in Poggio, un restauro a “cazzo di cane”

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Viterbo – c.g. – Un restauro a “cazzo di cane”, come si dice a Viterbo, in modo colorito. Un restauro che grida vendetta quello fatto sulla scala esterna della chiesa di Santa Maria in Poggio, conosciuta anche come chiesa della Crocetta. La chiesa dove è stata sepolta per un periodo santa Rosa, patrona della città. 

Viterbo - La chiesa della Crocetta

Viterbo – La chiesa della Crocetta

Viterbo - La chiesa della Crocetta - Come erano le colonnine

Viterbo – La chiesa della Crocetta –  Come erano le colonnine


Le due eleganti rampe a semicerchio, con parapetto a balaustri, costruite nel 1738 per sostituire quelle più ripide e più antiche, che consentono l’accesso al luogo di culto, infatti, erano mancanti di alcune colonnine. Qualcuno ha pensato giustamente di sostituirle con altre nuove di zecca ma sbagliate nell’inclinazione. In pratica le colonnine antiche, con scelta originale, sono perpendicolari alla base obliqua del parapetto, mentre quelle attuali e nuove, appena inserite, sono perpendicolari al terreno. Creando così una inguardabile asimmetria. Perfino la forma è differente. Le basi delle colonnine antiche sono dei parallelepipedi. mentre le nuove sono tagliati a metà. Anche il fusto delle colonnine è diverso.  

Viterbo - La chiesa della Crocetta

Le colonnine, costruite per essere inserite nelle balaustre ascendenti, infatti, sono state inserite nelle scale non in parallelo con le antiche. Una stonatura più grave non si poteva creare. Anche un bambino lo può vedere. Purtroppo, come ormai accade in tantissimi casi, si usa mettere le mani su beni culturali senza accortezza e senza che gli uffici comunali competenti e la Soprintendenza badino a cosa accade. La Soprintendenza, che in ogni caso pensiamo dovrebbe vigilare, invece dorme sonni profondi occupata come è in battaglie ideologiche a danno dell’intero territorio.
A peggiorare il risultato del “restauro”, l’uso di un tipo di peperino nuovissimo di cava e differente da quello usato nel Settecento da tutti i punti vista. Risultato: una pecionata. Un lavoro, a nostro parere, abborracciato e malfatto.

In questi casi era meglio rivolgersi a un qualsiasi antiquario, commerciante di pietre, che ne avrebbe trovate, o realizzate tramite processi di falso invecchiamento, di più giuste nel tipo e nel colore. Senza sbagliare pendenza.

Qualche domanda sorge spontanea: Viterbo è una città piccola, possibile che il sindaco Arena non sappia nulla di questo obbrobrio? Ci aspettiamo a questo punto che il sindaco dica qualcosa. E intervenga. Prima che qualcuno, per ampliare il “parcheggio”, a cui è ridotto il luogo, abbatta la deliziosa fontanella che orna la piazzetta. 

E la Soprintendenza continuerà a dormire? Insomma: la Soprintendenza che fa? Non soprintende? Solo in Italia succedono certe cose.

c.g.


 – Crocetta, a rischio crollo la balaustra della chiesa di Daniele Camilli


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