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Centenario della prima ricognizione scientifica - Nel 1921 l'organo fu estratto nel timore di un disfacimento del corpo - A distanza di 770 anni dalla morte della patrona è tuttora incorrotto

Un secolo fa il cuore di santa Rosa non fu ‘strappato’, ma messo in salvo…

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Viterbo – (sil.co) – Spoglie di santa Rosa, nel 1921 il cuore non fu “strappato”, come temuto da qualcuno, ma messo in salvo nel timore di un disfacimento del corpo. Che invece, a distanza di un altro secolo e di 770 anni dalla morte, è tuttora incorrotto.


Il corpo di santa Rosa

Il corpo di santa Rosa


Ieri, 4 settembre, come vuole tradizione, i viterbesi hanno fatto la fila al monastero per un momento di raccoglimento davanti al corpo di santa Rosa e prendere una delle rose di stoffa delle suore da portare a casa.

L’ultima ricognizione scientifica operata sulle spoglie della patrona, nata il 9 luglio 1233 e morta a 18 anni il 6 marzo 1251, risale al 1998, quando si è fatto il punto sullo stato dell’arte relativa all’indagine paleopatologica. I primissimi lavori documentati risalgono invece a cento anni fa esatti.

Il tutto avrebbe preso il via, come negli anni Novanta, da una segnalazione delle monache che custodiscono il corpo della patrona su alcuni segni di deperimento della salma, che avrebbe messo in allarme il vescovo di allora, monsignor Emidio Trenta.

Come ricorda il centro studi “Santa Rosa da Viterbo”, si pensò di agire subito informando anche la Santa Sede di quanto stava accadendo, preoccupati che la situazione potesse precipitare.

Anche perchè da secoli il corpo si trovava in una condizione di perenne esposizione alla “contaminazione” con l’ambiente esterno, causata dalla continua apertura dell’anta frontale dell’urna per permettere il bacio della mano ai fedeli (che aveva causato oltretutto una frattura del braccio con conseguente perdita di tessuti).

Le superfici cutanee, inoltre, venivano lavate costantemente per ricavarne la cosiddetta “acqua di lotura” da destinare a coloro che impetravano grazie di natura fisica.

Tali consuetudini plurisecolari si interruppero, per l’appunto, nel 1921, quando papa Benedetto XV dispose per la prima volta un’accurata perizia scientifica sulla reliquia.

Benedetto XV è lo stesso papa che aveva eletto Santa Rosa patrona della gioventù femminile di azione cattolica su espressa richiesta della coordinatrice nazionale Armida Barelli.

Venne incaricato del delicato compito il dottor Pietro Neri, medico chirurgo a Roma, i cui “lavori” iniziarono il 3 aprile 1921 alla presenza, tra gli altri, del parroco della chiesa di San Marco, don Roberto Mordacchi, e della suora badessa Marianna Geltrude Mengoni con tutte le religiose.

Il medico dovette purtroppo constatare che la reliquia si avviava al disfacimento. In realtà l’ultima ricognizione ha chiarito che la salma si trovava (e si trova ancor oggi) in uno stato di ottima conservazione, frutto di un processo di mummificazione naturale che ne aveva mantenuto intatta la connessione ossea e degli organi interni, attraverso la repentina disidratazione dei tessuti successiva alla prima inumazione della salma stessa.

“La reazione dell’epoca tuttavia fu tale – ricordano gli esperti del centro studi Santa Rosa –  che il dottor Neri si apprestò nell’estate dello stesso anno a compiere un’opera di restauro conservativo”. Nonostante ci fosse chi suggeriva di limitarsi a effettuare una disinfezione antisettica all’interno dell’urna con conseguente chiusura ermetica della stessa.

L’intervento consistette invece in un utilizzo cospicuo di cere, lucidature e balsamo del Perù per proteggere la superficie corporea dall’aggressione di parassiti e microrganismi. 

“Preoccupato seriamente per la tenuta dell’intero corpo per il futuro e spinto dalla volontà di ‘salvare il salvabile’ – spiegano gli storici – il medico ebbe facoltà di asportare il cuore della santa, attraverso un’apertura toracica condotta con estrema diligenza per le conoscenze del tempo”.

Il piccolissimo organo venne in seguito esposto in un primo reliquiario inviato da Benedetto XV e poi in quello attuale, prezioso dono di papa Pio XI.

In una lettera pastorale del 29 ottobre 1921, a conclusione dei lavori, il vescovo Trenta comunicò ai fedeli che da quel momento il bacio della mano sarebbe stato sostituito col bacio di questa nuova preziosa reliquia e a coronamento di questi eventi una solenne processione religiosa col trasporto del corpo e del reliquiario con il cuore della santa si sarebbe tenuta a Viterbo il 13 novembre 1921 con gran concorso di popolo.


 – Cento anni fa prima ricognizione scientifica sul corpo di santa Rosa


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5 settembre, 2021

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