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“I giovani vengono ancora cacciati di casa perché sono gay, bisessuali e transgender…”

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Viterbo – “A Viterbo molte ragazze e molti ragazzi vengono ancora cacciati di casa perché lesbiche, bisessuali, gay e transgender”. Succede nella città dei papi, capoluogo della Tuscia. E a raccontarlo è Giancarlo Mazza, presidente del centro culturale di iniziativa omosessuale l’Altro circolo.

“Chi appartiene alla comunità Lgbt+ – prosegue Giancarlo Mazza – subisce in molti casi violenze domestiche e discriminazioni. Per questo, il Lazio Pride a Viterbo sarebbe un segnale forte e importante”. 

Il Lazio Pride e la manifestazione che 19 sigle viterbesi, tra cui diversi sindacati e associazioni, tra queste anche Cgil, Cisl e Arci, hanno chiesto di portare a Viterbo il prossimo anno a giugno, presentando la candidatura e il progetto che prevede un corteo per le vie del centro storico. La Tuscia è la sola provincia del Lazio dove non è è ancora tenuto il Lazio Pride. E questo, anche perché, finora, nessuno aveva proposto la candidatura. Le prime due edizioni si sono tenute a Latina, la terza a Ostia, la quarta a Frosinone e l’ultima, quest’anno a settembre, a Rieti.

Diverse le attività dell’Altro circolo con tutta una serie di sportelli che lavorano a diretto contatto con il territorio. Tra questi, gli sportelli di ascolto, Aids, migrazione e transessuale. L’Altro circolo dà infine supporto ad altre 11 realtà associative viterbesi. Dalla Rete antitratta alla Caritas, fino a Viterbo con Amore. 


Viterbo - Giancarlo Mazza dell'Altro circolo

Viterbo – Giancarlo Mazza dell’Altro circolo


Presidente Giancarlo Mazza, che significato avrebbe il Lazio Pride a Viterbo?
“Sarebbe un forte messaggio verso la comunità Lgbt+. E avrebbe sicuramente un grande impatto sulla città. Una conquista. Poi servirà molto probabilmente anche a dar vita all’Arci Gay a Viterbo, animato soprattutto dagli studenti”. 

Cosa fa l’Altro circolo, quali sono le sue principali attività?
“Siamo nati 10 anni fa, a partire dal ricordo di due amici gay. Peter Boom e Johnny Orlandi. Da allora abbiamo fatto il nostro percorso. Siamo un circolo culturale che affronta tante tematiche riguardanti la comunità Lgbt+. Il tutto attraverso una serie di sportelli”.

Quali?
“Lo sportello di ascolto e lo sportello Hiv-Aids. Questo sportello, ad esempio, prende le prenotazioni e ogni lunedì accompagniamo all’ospedale Belcolle le persone per fargli fare i test dell’Hiv e della sifilide. Poi abbiamo lo sportello transessuale. Siano accreditati all’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e a difesa delle differenze. E’ un ufficio del governo che ha sede a palazzo Chigi. Assieme ad altre associazioni abbiamo dato vita a un portale che si chiama Infotrans.it. Il servizio accompagna la persona lungo tutto il percorso di transizione, fino all’intervento finale. L’anno scorso abbiamo avuto 500, tra chiamate e informazioni. Ci occupiamo anche dei senza tetto, grazie all’unità di strada con cui soccorriamo in media 5 persone a settimana. Abbiamo anche uno sportello dedicato ai migranti. Lo sportello si chiama Migrazione Lgbt+”.

Cosa fa lo sportello Migrazione Lgbt+?
“Lo sportello dà accoglienza a molti ragazzi che vengono da paesi stranieri dove l’omosessualità è ancora un reato per cui si va in carcere oppure si viene uccisi. Il ragazzo con noi fa un percorso, anche attraverso il sostegno di un psicologo, che poi entra a far parte della documentazione per chiedere il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Quest’anno siamo riusciti ad ottenere 3 permessi di questo tipo. Tra questi anche un ragazzo che era detenuto a Mammagialla, dove si era dichiarato omosessuale, e che aveva tentato il suicidio perché, una volta fuori dal carcere, sarebbe dovuto ritornare nel suo paese di origine. Con il rischio di essere ucciso o comunque sia perseguitato. Siamo riusciti a fargli ottenere un permesso di soggiorno per due anni. E questo è stato possibile grazie anche alla nostra presenza in carcere”.

A Mammagialla?
“Sì”.

Lì cosa fate?
“Andiamo un paio di volte all’anno per dare assistenza. Offriamo anche la colazione a tutti i detenuti musulmani a fine Ramadan”. 


Il comitato promotore del Lazio Pride a Viterbo

Il comitato promotore del Lazio Pride a Viterbo


Quale è la situazione della comunità Lgbt+ a Viterbo?
“La comunità è presente, ma è anche nascosta. I locali non ci sono più. Prima c’era il Mascara e un’altro locale in via Cairoli. Adesso non c’è più niente. Non ci sono punti di aggregazione”. 

Ed è una comunità che subisce discriminazioni?
“Sì, certo. Ma nessuno si espone. Ad esempio il gay a Viterbo è velato, è difficile che si espone. Quando c’era il Mascara, il viterbese che doveva uscire dal locale faceva prima capolino. Se fuori c’era qualcuno, lui restava dentro. Molti venivano dalla provincia. Montefiascone, Orte. Anche da Roma. I viterbesi adesso invece vanno a Roma. La speranza è che siano i giovani a smuovere adesso il movimento Lgbt+. Ed è la speranza che abbiamo portando il Lazio Pride a Viterbo il prossimo anno”.

Quali sono le problematiche di cui vi parlano le persone che si rivolgono agli sportelli dell’Altro circolo?
“Innanzitutto la discriminazione in famiglia. Parecchi ragazzi e parecchie ragazze vengono cacciati dai genitori perché lesbiche, bisessuali, gay e transgender. In questo caso dovremmo mandarli in case di accoglienza. Ma qui non abbiamo case di accoglienza. Poi ci sono parecchie violenze domestiche, così come ragazzi e ragazze confusi, che non sanno che direzione prendere. Noi li aiutiamo con una psicologa. Abbiamo infine due linee telefoniche fisse e due chat rivolte a chi non si vuole esporre, ma dove è lo stesso possibile confrontarsi e avere informazioni”.

L’Altro circolo si occupa anche di Hiv…
“Sì, ma non siamo più negli anni micidiali. Il numero di persone che lo contraggono è diminuito. Poi adesso ci sono anche farmaci che permettono di fare sesso non protetto senza correre il rischio di trasmettere la malattia. Si tratta di pillole che può passare soltanto la Asl. La malattia comunque è ancora diffusa e si prende soprattutto attraverso rapporti sessuali non protetti. Almeno questi sono i casi che conosciamo”. 


Viterbo - lgbtqia+ - Il sit in per l'approvazione della legge Zan

Viterbo – Una manifestazione della comunità Lgbt+ in piazza della Repubblica


Se una persona vi volesse contattare, a chi deve rivolgersi?
“Lo sportello dell’Altro circolo si trova in via Garbini 51/2 a Viterbo. Gli sportelli sono aperti il lunedì dalle 10,30 alle 15, idem il martedì. Dal mercoledì al venerdì si va invece dalle 10,30 alle 13. La mail è laltrocircolo@libero.it. I numeri di telefono sono infine questi: 388.8637007, 388.8196020. laltrocircolo@libero.it”.

Daniele Camilli


Articoli:  I servizi dell’Altro circolo a Viterbo “Viterbo verrà candidata al Lazio Pride del 2022… la città ne ha voglia e ne ha bisogno”

 


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