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Cultura - Il tenore José Carreras a Viterbo: "Subiamo la stessa repressione del periodo di Franco" - "Lasciare le scene è una legge di vita" - FOTO E VIDEO INTERVISTA

“Spagna divisa come ai tempi del fascismo e i catalani hanno il diritto di essere un popolo libero”

di Daniele Camilli
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Viterbo – “I catalani hanno tutto il diritto di essere un popolo libero e la Catalogna un paese indipendente. In Spagna ci sono ancora le stesse divisioni della guerra civile del 1936 e in un certo modo il mio popolo subisce la stessa repressione che c’era durante il periodo della dittatura di Francisco Franco”. Carreras che non ti aspetti. Repubblicano, indipendentista. Un uomo libero che sa il fatto suo. Cittadino. Quasi 80 anni, 52 di carriera e tra i tenori più importanti di sempre nella storia della lirica. Molti sono “cresciuti” con la sua musica, anche senza essere mai andati ad ascoltarlo in teatro o in arena. Come la professoressa che l’altro giorno, assieme ai colleghi e alla dirigente scolastica Simonetta Pachella, l’ha accolto all’Istituto superiore Francesco Orioli dove gli studenti stanno preparando gli abiti di scena del Don Pasquale di Donizetti in lista per la prossima primavera al Teatro dell’Unione in piazza Verdi. La professoressa era emozionantissima, non si teneva più e alla fine ha fatto firmare un cd anche per la madre. “Mi tremano pure le mani”, ha detto la prof passandoglielo.


Josè Carreras a Viterbo

Josè Carreras a Viterbo


Josè Carreras è Viterbo da qualche giorno. Per il premio Fausto Ricci organizzato dall’associazione XXI Secolo. Una manifestazione ideata da Giuliano Nisi. Fino a giovedì le fasi eliminatorie, nel fine settimana le semifinali e domenica alle cinque del pomeriggio la finale. A presiedere la giuria, Carreras. Con lui anche Cecilia Gasdia. Oltre 200 gli iscritti provenienti da 19 paesi in tutto il mondo. All’Orioli, lunedì mattina, con il tenore spagnolo c’erano anche il provveditore agli studi Daniele Peroni, Giuliano Nisi e il console del Touring club Vincenzo Ceniti. Venerdì la conferenza stampa nella sala regia di palazzo dei Priori a piazza del comune.


José Carreras

José Carreras


Carreras è nato a Barcellona nel 1946, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale alla quale la Spagna, nonostante le pressioni di Hitler, non partecipò mai. Pochi anni prima, nel 1939, si era conclusa una sanguinosa guerra civile iniziata nel 1936 con il colpo di stato fascista di Francisco Franco e proseguita fino alla presa di Barcellona. Da un lato i fascisti, dall’altro i repubblicani che avevano vinto le elezioni del ’36.

Il tutto in uno scenario internazionale che vide in Spagna le prime grandi manovre dell’imminente conflitto mondiale. Con le brigate internazionali corse a sostegno del Fronte popolare e della Repubblica da tutto il mondo. Con Barcellona, roccaforte repubblicana e anarchica, che tenne fino in fondo. Vinsero i franchisti e per la penisola iberica, c’era già stato il colpo di stato in Portogallo con Salazar, precipitò in una lunga dittatura fascista che durò fino al 1975. Quando Franco morì e la Spagna, nonostante il colpo di coda da parte di Tejero nel 1981, intraprese la strada della democrazia, che non aveva mai conosciuto prima.

Restavano però da risolvere due problemi. Paesi Baschi e Catalogna, due realtà che non si sono mai sentite spagnole. La prima questione è stata risolta schiacciando il movimento indipendentista e soprattutto il terrorismo dell’Eta. La seconda, schiacciando invece il referendum per l’indipendenza di qualche anno fa e mettendo al bando chi lo aveva promosso.



José Carreras è importante soprattutto per le sue interpretazioni del repertorio del melodramma donizettiano, verdiano e pucciniano. Conosciuto a livello internazionale in particolar modo per i concerti con Placido Domingo e Luciano Pavarotti. “Con lui c’erano grande affetto e una grande amicizia – ha detto Carreras di Pavarotti -. E’ stato senz’altro uno dei cantanti più importanti della storia della lirica”.


Viterbo - José Carreras con gli studenti dell'Istituto Francesco Orioli

Viterbo – José Carreras con gli studenti dell’Istituto Francesco Orioli


“Peggio di Franco era impossibile – dice Carreras -. E ancora oggi ci sono due Spagne. La stessa divisione che c’era durante la guerra civile del 1936”. Carreras poi racconta della sua famiglia e della fase della dittatura, quando lui cominciò anche a calcare le scene internazionali e i palcoscenici più importanti al mondo.

“I miei genitori, i miei nonni, tutti, avevano fatto la guerra contro Franco. Era repubblicani, come siamo sempre stati. Una famiglia molto unita. Il periodo di Franco è stato un periodo di repressione e dittatura, soprattutto per noi catalani. E in un certo modo continua ad essere così. Se facevi la tua vita e non osavi parlare di politica o essere contro il regime le cose andavano lisce. Ma a questa condizione: subire la repressione”.


José Carreras a Viterbo

José Carreras a Viterbo


C’è poi l’indipendenza della Catalogna, il paese dove è nato. “Capitale”, Barcellona. Il referendum sull’indipendenza della Catalogna è stato promosso nel 2017 dalla Generalitat de Catalunya ed è stato indetto da una legge del parlamento catalano. Una scelta contrastata dal governo spagnolo secondo cui la costituzione della Spagna non consente di votare sull’indipendenza di alcuna regione. Il Tribunale costituzionale spagnolo ha poi sospeso e infine dichiarato nullo il referendum ordinandone il blocco.


Viterbo - Josè Carreras all'Istituto Francesco Orioli

Viterbo – Josè Carreras all’Istituto Francesco Orioli


“Sono favorevole all’indipendenza della Catalogna – ha sottolineato Carreras -. E questo perché penso che noi catalani non siamo né meglio né peggio rispetto al resto degli spagnoli. Abbiamo una cultura diversa, abbiamo la nostra lingua e le nostre tradizioni. E abbiamo soprattutto il diritto di essere un popolo libero e un paese indipendente. Nel rispetto della Spagna”.


José Carreras a Viterbo

José Carreras a Viterbo


Infine l’uomo, felice per la vita che ha avuto, la difficile malattia che ha superato alla fine degli anni ’80, una leucemia, e contento di stare l’altro giorno in mezzo agli studenti dell’Istituto Orioli. Ha visitato la scuola, le aule, i laboratori. Si è fermato a lungo. Una persona distinta, elegante, cordiale, attento ai dettagli. Senza alcuna volontà d’essere compiaciuto dagli altri. E da parte degli altri più che adulazione c’è rispetto. Domina la scena e incoraggia ragazze e ragazzi che si trova di fronte. Una scuola di periferia dopo due anni di Covid e uno e mezzo di didattica a distanza. Si siede per rilasciare un’intervista, con i professori che portano un paio di sgabelli. A terra borse e attrezzi. Attorno chi l’ha portato all’Orioli.

“Non rimpiango grandi cose – confida Carreras -. Magari c’è un minimo di rammarico per qualcosa che non ho fatto o per un teatro dove non sono stato. Però sarei ingiusto se non dicessi che sono stato e sono un uomo fortunato. Per tutta la mia vita mi sono potuto alzare ogni mattina per andare a fare il lavoro che avevo sempre voluto fare. Tanti non hanno questa fortuna. E io sono stato un uomo fortunato. Il vero lusso della vita è poter fare il lavoro che piace. Poi, sì, di ricordi ne ho tanti. Ma il più bello è quando sono potuto tornare a cantare dopo la malattia. All’aperto, a Barcellona, la città dove sono nato”.



Carreras doveva essere a Viterbo già lo scorso anno. Il Covid lo ha reso impossibile. “Dopo due anni di pandemia il mondo è cambiato – ha commentato Carreras -, e non tornerà più come prima. Come l’11 settembre a New York. Quando gli aerei si sono schiantati contro le Torri gemelle. Il mondo non è più stato lo stesso. E’ tuttavia indispensabile continuare a credere nello spirito dell’uomo”.


Viterbo - José Carreras assieme a una professoressa dell'Istituto Francesco Orioli

Viterbo – José Carreras assieme a una professoressa dell’Istituto Francesco Orioli


Carreras è stato innanzitutto un uomo amatissimo, al di là delle competenze tecniche e del ruolo storico che ha avuto nel mondo della lirica. Popolare ai tempi della belle époque degli anni ’80 e novanta del secolo scorso. E assieme ad altri in quel periodo, anche il simbolo del riscatto di spagnoli e catalani dal lungo periodo della dittatura franchista, che ha ucciso fino alla fine. Poi Julio Iglesias, capace persino di battersela con il Delon francese, Bosè, il mondiale di Rossi e una “Spagna che con il governo socialista del 1982 – come ha detto Carreras – è cambiata tantissimo e in meglio”.


José Carreras a Viterbo

José Carreras a Viterbo


Una famiglia repubblicana contro Franco, nella guerra civile e dopo. L’indipendenza della Catalogna e Carreras che è stato tra i più importanti cantanti lirici di sempre. Con la scelta, infine, di lasciare le scene. In un mondo in cui nessuno vorrebbe mai mollare la presa. “Lasciare le scene è un passo che arriva naturalmente – ha chiuso l’intervista José Carreras -. Non è quello che uno desidera fino in fondo, ma è un passo che va fatto assolutamente. Una legge di vita. Io ho avuto tante soddisfazioni e non posso chiedere di più. Le scene si lasciano sempre con rammarico, ma anche con gratitudine verso le persone e il pubblico che mi hanno dato questa possibilità. Sostenendomi sempre”.

Daniele Camilli 


Multimedia: Fotogallery: José Carreras all’Istituto Francesco Orioli – Video: La visita di Carreras all’Orioli – L’intervista a José Carreras

– Carreras: “Dove c’è possibilità di dare una mano ai giovani bisogna farlo”


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14 ottobre, 2021

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