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L'Irriverente - Del miliardo di dosi promesse per il 2021 da Covax alle nazioni più povere soltanto un decimo arriverà a destinazione

Cento milioni di vaccini in discarica, e saremmo in guerra…

di Renzo Trappolini
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Renzo Trappolini

Renzo Trappolini


Viterbo – Tra un mese cento milioni di vaccini saranno inservibili perché scaduti e del miliardo di dosi promesse per il 2021 da Covax alle nazioni più povere soltanto un decimo arriverà a destinazione. Con buona pace della solidarietà e pure della intelligenza del mondo sviluppato che blocca gli aerei come se il virus avesse bisogno del check in per propagarsi e litiga anziché promuovere un’alleanza, per la prima volta planetaria, come è la prima volta che la guerra è di uno solo, il Covid, contro tutti. Non bastano infatti le percentuali dei vaccinati di casa nostra, se gli africani, che sono il doppio degli europei, per il 93% non hanno protezione, i dirimpettai dell’Adriatico non sono da primato e l’incertezza sul trend russo non incoraggia.

L’Occidente, dunque, nonostante si proclami depositario di scienza e coscienza, conoscenza cioè e solidarietà, sembra non brillare in saggezza. In buon senso e pure in sano interesse proprio, convenienza cioè ad aiutare, spendendo, perchè anche i popoli meno ricchi dispongano degli antidoti.

I governanti nei loro meeting e nei talk show confermano che siamo in guerra, ma poi non vanno “alla guerra come si va come in guerra”, cioè con leggi, rigore, decisioni ed alleanze da tempo di guerra. Dovunque, da Reykjavik a Sidney, a Città del Capo ed oltre.

Non che voglia evocare nuovi Napoleone, ma è troppo attendersi un ONU, un G20 o almeno G8 compatti nel mettere in azione congiunta le armi dell’intelletto per la ricerca, la produzione e la distribuzione dei vaccini?

Invece, anche tra gli scienziati ognuno pare voglia rincorrere il virus in solitaria, salvo poi giustificare, ma in tv (qualunque canale va bene), gli errori di ieri con le previsioni azzardate dell’oggi per l’ignoto domani. Tutta legna da ardere negli scontri di piazza del sabato pomeriggio tra non scienziati ma così ben indottrinati che alcuni di loro paiono testimonial delle teorie del complotto internazionale.

Sia per l’utile delle grandi aziende farmaceutiche ingrassate dal business dei vaccini e lasciate operare come vogliono nei prezzi e nelle responsabilità dai governi che le finanziano e ne comprano i prodotti, dimenticando per la fretta il loro potere-dovere di regolarne l’attività nell’interesse generale. Sia per il mutamento geopolitico che seguirà a questa battaglia campale scatenata dal virus comparso a Vuhan e divenuto in men che non si dica terribile arma di distruzione di massa che non conosce barriere e confini territoriali. Dalla immensa Cina, grande, ricco, forte e disciplinato paese capitalista a guida comunista, geloso dei suoi numeri e, come succede nei periodi di decadenza, in attesa forse di tirare la rete dei suoi invasivi investimenti finanziari ed industriali all’estero, delle sue rappresentanze commerciali, cioè i migliaia di negozi ovunque e sempre aperti dove si vende solo quel che è cinese, dei crediti il cui rimborso la pandemia renderà problematico. Saranno i cinesi i nuovi Unni preconizzati sere fa in tv da Buttafuoco e Rampini? O si riveleranno come Alessandro Magno o Giulio Cesare o il Noè dell’Arca-vaccino che salvò il futuro dell’”umanità corrotta e violenta” (Genesi 6. 11), quando, all’improvviso, arrivò il diluvio?

Chissà. Come dimenticare, però, che fu un governante Europeo, il kaiser di Germania Guglielmo II, nel 1900, ad evocare i barbari quando, a capo di una coalizione mondiale organizzata per la repressione delle sommosse cinesi contro gli stranieri, diede l’ordine di “fare impallidire il ricordo di Attila”? O Napoleone Bonaparte che un secolo prima aveva ammonito: ”Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà”?

Renzo Trappolini


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30 novembre, 2021

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