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Delitto di Perugia - Intervista al giornalista Giuseppe Castellini che ha seguito la terribile vicenda: "Proclamarsi innocente è come dire che Meredith Kercher è stata uccisa dallo spirito santo"

“Finché Rudy Guede non dirà la verità, resterà sempre inaffidabile”

di Daniele Camilli
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Viterbo – “Finché Rudy Guede non dice la verità, da questo punto di vista resterà sempre inaffidabile”. Giuseppe Castellini è alla guida dell’agenzia di stampa Mediacom 043. Nel 2007, quando era invece direttore del Giornale dell’Umbria e poi del Nuovo Corriere Nazionale, seguì molto da vicino il delitto di Perugia che il primo novembre di quell’anno vide la morte di Meredith Kercher e successivamente la condanna di Guede a 16 anni di prigione, definitivamente scontata, e l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Il suo giornale trovò all’epoca diversi testimoni e fu uno dei punti di riferimento a livello nazionale dell’intera vicenda. Castellini ha scritto diversi libri sul delitto di Perugia.


Viterbo - Rudy Guede

Viterbo – Rudy Guede


Direttore Castellini, che ne pensi del fine pena anticipato di Rudy Guede?
“Si tratta di un atto dovuto. E non è nemmeno un grosso anticipo. Mi sembra poi che Guede abbia avuto un comportamento assolutamente corretto. Si è anche laureato e sta prendendo la specialistica. Mi sembra una persona in grado di reinserirsi perfettamente nella società. L’obiettivo della Costituzione è rieducativo e anticipare il fine pena di 45 giorni o di un anno e assolutamente ininfluente. Visto il comportamento che ha avuto durante la carcerazione, reinserirlo nella società mi sembra giusto”. 

Guede si è sempre proclamato innocente, quale è il tuo punto di vista?
“Io sono invece d’accordo con la sentenza che lo ha condannato. Diventata definitiva in Cassazione. Che lui fosse presente sul luogo del delitto è una certezza. Anche le versioni che ha dato sono state raffazzonate e contrastanti con i segni che ha lasciato. Le sue impronte nella borsetta di Meredith e quelle quando esce da casa, le feci nel bagno… Insomma, che Guede fosse lì, mi sembra che ci siano pochi dubbi. Piuttosto c’è da capire perché Guede non abbia mai detto cosa sia successo davvero. Lui è l’unico condannato, quando la sentenza con cui la Cassazione assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito dice che Meridith Kercher non può essere stata uccisa da sola per il tipo di dinamica e di lesioni. Qualcuno l’ha certamente bloccata e qualcuno che l’ha uccisa. Alla fine, Guede è il solo responsabile. Ma visto che la Cassazione assolve Amanda e Raffaele, dicendo però che Amanda sarebbe stata lì con certezza assieme a Sollecito, e l’unico ad essere stato condannato è Guede, soltanto Guede a questo punto è il solo a poter far emergere la verità. Quello che è successo davvero quella notte. Ha fatto allusioni e confuso le acque, ma Rudy Guede non ha mai detto la verità”.

Secondo te perché?
“Questo non lo so. Ma c’è sicuramente un motivo che lo spinge a non dirla. Certamente non sente l’esigenza morale di fare giustizia sulla morte di una povera innocente. E questo, dal mio punto di vista non va a onore di Guede. Perché non dice la verità, non lo so. Forse potrebbe calcolare che non gli conviene. Ma credo che le sentenze ormai passate in giudicato non possano essere peggiorate. La sensazione è come se Guede volesse lasciare di sé un’aurea di innocenza, senza proclamarsi colpevole. Magari teme che dicendo la verità questo possa ostacolare il suo percorso di reinserimento sociale. Sta di fatto, però che Guede potrebbe dire la verità, ma non la dice”.

Secondo te, la pena inflitta a Guede è stata ingiusta oppure no?
“Secondo me è stata una sentenza lieve rispetto all’omicidio e al contesto in cui è avvenuto. Lì sono stati bravi gli avvocati che scelsero la via del rito abbreviato. I racconti di Guede erano così raffazzonati che non trovavano riscontro reale da nessuna parte. E’ stata una sentenza lieve e mi sono stupito anche io. Perché sicuramente ha partecipato a quanto successo quella sera. E su questo non c’è alcun dubbio. Dal mio punto di vista è stata una sentenza lieve. Diciamo che gli è andata bene”.


Perugia - La casa in via della Pergola

Perugia – La casa in via della Pergola dove è stata uccisa Meredith Kercher


Una storia, quella del delitto di Perugia, che lascia poi più di un dubbio anche sul movente. Tu, in tutti questi anni, che idea ti sei fatto?
“Secondo me è stato un delitto d’impeto. Una discussione finita male. I motivi d’impeto hanno sempre delle ragioni a monte. Cattivi rapporti tra le persone, tante cose. Certamente non si è trattato di un omicidio premeditato. E’ nato all’interno di una discussione che è degenerata? Magari potrebbero aver litigato per cose adolescenziali o per qualche altra cosa. Al momento, secondo la verità giudiziaria sul luogo del delitto c’è Guede e altre persone che non sappiamo chi siano. Per Amanda e Sollecito non ci sono state prove sufficienti per poter dire che hanno partecipato al delitto. Secondo me, s’è trattato di un delitto d’impeto. Poi cosa ci sia stato dietro non lo so. Non so nemmeno quale potrebbe essere stata la scintilla. Magari una parola fuori posto. Un ‘io ti denuncio’ detto al momento sbagliato. Guede non era poi uno stinco di santo e in quel momento era clandestino. Tuttavia non c’era nulla di premeditato”.

Quali sono gli aspetti che più di tutti ti colpirono all’epoca dei fatti? Le cose che secondo te sono rimaste senza risposta.
“Sono tante le cose rimaste ancora senza risposta. Nell’immediato capimmo tutti poco la vicenda e di fatto la sottovalutammo. Quanto meno l’impatto che avrebbe avuto. Poi arrivarono gli americani e ci si tuffarono in maniera molto forte e il fatto decollò a livello internazionale. Sono tante le cose che non tornano. Intanto i testimoni. Molti li abbiamo raccolti noi come giornalisti. La sera dell’omicidio accadde di tutto. Escono due coppie di Roma, una delle quali aveva un bambino, e scendono dalle scalette davanti casa di Meredith in via della Pergola dove c’è un parcheggio e dove avevano lasciato la macchina. Queste due coppie erano da poco state a cena nel centro di Perugia. Mentre scendono le scalette, una persona di colore le urta e corre via. Questa persona probabilmente era Rudy Guede. E torna anche l’orario in cui potrebbe essere avvenuto l’omicidio. Inoltre, una delle macchine non parte e allora chiamano il carroattrezzi. Il carroattrezzi arriva da Bastia e dice che, quando arriva e fa manovra, vede che nella casa di Meredith non ci sono luci. C’è tuttavia una macchina davanti al cancello che è semi aperto. Se uno è un esterno alla casa, non gli piazza la macchina davanti al cancello e se ne va. Potrebbe capitare, ma è decisamente insolito. Non solo, ma la macchina che stava davanti al cancello della casa di Meredith potrebbe benissimo non avere a che fare con le persone coinvolte nella vicenda, ma con un’altra persona. A un certo punto sbucò fuori la figura di un ragazzo accusato di spacciare in vari procedimenti. Poi uscito di scena, perché diede delle versioni completamente inventate che ne hanno minato la credibilità. Secondo me, tuttavia, alcune parti del racconto di questo ragazzo sono attendibili e quella sera potrebbe esse stato lì. Resta comunque il dubbio che i soggetti che hanno girato dentro quella casa quel giorno e quella sera sono stati tanti. Non tantissimi, ma parecchi”. 

Quali potrebbero essere state le ragioni di questo via vai dalla casa di Meredith nelle ore precedenti l’omicidio?
“Secondo me la cosa potrebbe riguardare la droga. Non tanto nell’uso. Certamente avevano fumato degli spinelli nel pomeriggio tutti insieme. Non Rudy. A un certo punto poi se ne vanno e resta a casa Meredith che esce più tardi. Questo però, dal mio punto di vista, non ha nulla a che fare con quello che potrebbe essere stato un delitto d’impeto. Io non ho mai fumato uno spinello, ma gli esperti mi dicono che di solito non si diventa furie omicide. All’epoca si pensò pure ad altre droghe, ma dalle analisi fatte non sono venute fuori altre droghe. Tieni pure presente che la casa di Meridith sta su una vallata boscosa dove molti spacciatori lasciavano la droga e il consumatore la andava a prendere”.

Quali sono gli errori che potrebbero aver commesso i magistrati?
“La magistratura potrebbe aver commesso due errori. Il secondo è stato mosso da un desiderio di verità che alla fine si è rivelato un errore. Partiamo però dal primo. Amanda a un certo punto sembrava aver confessato. A quel punto viene chiamato il Pm Minnini che dal mio punto di vista fa un errore fondamentale. Invece di chiamare l’avvocato d’ufficio, era notte, decide di non farlo. Prende le dichiarazioni di Amanda come dichiarazioni spontanee. Però, Amanda dopo smentisce tutto. E nel processo quella dichiarazione lì non è entrata. Se invece di una dichiarazione spontanea si fosse trattato di una confessione certificata anche dall’avvocato difensore, forse sarebbe entrata a far parte del processo. Il processo è un fatto tecnico, parliamo sempre di verità giudiziale. Tu puoi avere anche certezza che un determinato atto sia avvenuto, ma poi ci vogliono le carte e le procedure che devono essere tutte quante rispettate”. 

Quale è stato invece il primo errore?
“La Cassazione dice che non ci sono elementi sufficienti per condannare Amanda e Raffaele. E non ci sono perché le indagini, soprattutto quelle scientifiche, sono state fatte male. Vale a dire che non hanno rispettato dei protocolli accettati dal punto di vista delle procedure. E per questa ragione, dal punto di vista del processo, la Cassazione ha ritenuto che non potevano essere accettate e quindi le ha eliminate, facendo venir giù tutta la parte accusatoria”.


Giuseppe Castellini

Il giornalista Giuseppe Castellini


Che peso hanno avuto gli Stati Uniti in tutta questa vicenda?
“Gli Stati Uniti hanno premuto molto, dal punto di vista mediatico in maniera fortissima. Si scatenò tutta una campagna contro la giustizia italiana. Si parlò addirittura di una giustizia medievale, come se la nostra magistratura fosse non garantista. E alla campagna mediatica parteciparono personaggi e gruppi importanti. Gli americani hanno questo concetto: un cittadino americano può essere giudicato solo dalla giustizia americana. Quando ci fu l’assoluzione di Sollecito e Knox nel primo appello, arrivò immediatamente la dichiarazione del Dipartimento di stato americano che esprimeva subito soddisfazione. Precedentemente c’erano state una dichiarazione e una sollecitazione pubbliche da parte di Maria Cantwell, senatrice democratica di Washington dove dovrebbe vivere anche la nonna di Knox, anche lei una militante democratica molto importante. La sollecitazione di Cantwell era rivolta a Hillay Clinton chiedendole di verificare la legalità del processo che stava subendo Amanda Knox in Italia, che in qualche modo era come dire che il nostro paese dal punto di vista della giustizia non fosse in linea con le grandi democrazie. Gli Stati Uniti hanno seguito molto attentamente tutta quanta la vicende”.

Quale era la situazione politica negli Stati Uniti all’epoca della vicenda? Nel 2008 Obama viene candidato dai democratici alla presidenza americana battendo proprio Clinton…
“E Obama prende Clinton come segretaria di stato. Quindi, nel momento in cui si svolgono i processi, Clinton è segretaria di stato e Cantwell un’influente parlamentare democratica. In via ufficiosa, negli ambienti statunitensi, si iniziò anche a dire che in Italia c’era ancora una parte antiamericana che avrebbe potuto influire sui processi”. 

Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati assolti in via definitiva. Rudy Guede ha scontato tutta quanta la pena. Se oggi avessi la possibilità di parlarci, cosa chiederesti a ciascuno di loro?
“A Rudy Guede chiederei perché non parla. Perché lui può dirci la verità. Ed è certo che può farlo. Gli chiederei perché lascia sospesa la verità su un delitto che ha riguardato una ragazza giovane e che ha sconvolto una famiglia. Gli domanderei il perché di questo suo non parlare e di parlare per allusioni. Certamente questa rimane una macchia indelebile sulla figura di Rudy Guede che a mio giudizio resta inaffidabile proprio per questo”.

Guede sostiene però di essere innocente…
“Certo… allora Meredith Kercher è stata uccisa dallo spirito santo”.

Rudy Guede rischia l’espulsione, che ne pensi?
“Penso che sia un fatto di legge, e che la legge è uguale per tutti”. 

A Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox invece cosa chiederebbe?
“A Sollecito è più difficile. Gli direi che sono convinto della sua colpevolezza, domandandogli soltanto se era lì prima o dopo. Ad Amanda Knox gli farei notare che la Cassazione è convinta che quella sera lei con probabilità era presente. Si è sbagliata la Cassazione che tuttavia ti ha assolto?”

Secondo te questo è uno dei delitti destinati a restare senza soluzione?
“Questo è un caso destinato a restare senza soluzione finché non parla Rudy Guede. Perché lui non parli è, come detto, la domanda che gli vorrei fare. E qui spunta anche un aspetto morale. Guede si è laureato e ha avuto un ottimo comportamento in carcere, ma su di lui resta quest’ombra, che non dice la verità. E da questo punto di vista, ai miei occhi, è totalmente inaffidabile”.

Daniele Camilli


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1 dicembre, 2021

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