Roma – Le regioni scrivono al governo e chiedono un incontro urgente per ridiscutere alcune misure del nuovo decreto anti-Covid.
Roma – Palazzo Chigi
Continua dunque il braccio di ferro con il governo centrale. La conferenza delle regioni e delle province autonome ha infatti deciso oggi di inviare una lettera al presidente del consiglio Mario Draghi per sottoporgli le proprie riserve su alcune misure del nuovo decreto e chiedere un incontro prima che le norme entrino in vigore lunedì. Al centro la questione del coprifuoco alle 22, che le regioni vorrebbero estendere alle 23, e la percentuale di studenti che possono tornare a scuola per la didattica in presenza.
In vista della stagione estiva e della ripresa di molte attività culturali e sociali, le regioni chiedono di estendere il coprifuoco alle 23 e di permettere il servizio di ristorazione anche all’interno dei locali senza differenze sull’orario rispetto al servizio all’aperto. Alcune di queste richieste ricalcano le posizione del centrodestra, in particolare la Lega, che proprio per questi motivi al Consiglio dei ministri ha deciso di astenersi dal votare il nuovo decreto legge, suscitando l’irritazione dei colleghi di governo. Nella giornata di oggi il leader del Carroccio Matteo Salvini ha confermato la posizione leghista, confermando allo stesso tempo la lealtà verso l’esecutivo.
Con il governo è scontro anche sulle scuole. “Le Regioni e le Province autonome – si legge nella lettera inviata al premier Draghi – prendono atto con amarezza delle decisioni emerse in Consiglio dei ministri in relazione al tema della percentuale minima per la didattica in presenza, in contrasto con le posizioni concordate in sede di incontro politico, alla presenza di cinque ministri, dei presidenti di regioni e province autonome, Anci e Upi, nonché con le istruttorie condotte nell’ambito dei tavoli prefettizi. Un metodo che non ha privilegiato il raccordo tra le diverse competenze che la costituzione riconosce ai diversi livelli di governo”. Il nuovo decreto prevede nelle zone gialle la presenza in classe per le scuole superiori di almeno il 70 per cento degli studenti, una soglia più alta rispetto a quella del 60 per cento precedentemente stabilita. Le regioni accusano l’esecutivo proprio per questo cambiamento. Secondo Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle regioni, per rispettare una presenza a scuola di “un range da 60 al 100 per cento servirebbero dai 15mila ai 20 mila autobus in più”. Non si tratterebbe dunque, ha aggiunto “di una “scelta politica ma di limiti fisici, che prescinde dalla sensibilità politica”.
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