Cronaca - Gli inquirenti: “Lo hanno ammesso. C’erano malfunzionamenti e non volevano fermare il servizio"

Funivia precipitata a Stresa – Vigili del fuoco al lavoro sul luogo della tragedia
Stresa – A tre giorni dalla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bimbi, ci sono tre fermati. Si tratta del proprietario della società che gestisce l’impianto, il direttore e il capo operativo del servizio. A disporre il fermo è stato il procuratore della repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all’analisi della cabina precipitata e agli interrogatori.
Gli interrogatori ai dipendenti dell’impianto si sono conclusi verso le 4 di questa mattina. Stando a quanto riferisce il Corriere della Sera, sarebbero emersi “gravi indizi di colpevolezza” nei confronti dei fermati, i quali avrebbero commesso “un gesto materialmente consapevole dettato da ragioni economiche. L’impianto avrebbe dovuto restare fermo”. A riferirlo è il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, spiegando che sulla cabina precipitata è stata inserito il cosiddetto “forchettone”, ovvero il dispositivo che consente di disattivare il freno, e non è stato più rimosso.

Funivia precipitata a Stresa – Vigili del fuoco al lavoro sul luogo della tragedia
Un gesto “materialmente consapevole” per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”. “Il sistema – ha sottolineato la procuratrice – avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente”.
Quegli interventi tecnici, ha spiegato la procuratrice, come riporta il Corriere della Sera, erano stati “richiesti ed effettuati”, uno il 3 maggio, ma “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare”, “nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”.
I fermati durante gli interrogatori avrebbero “ammesso” le proprie responsabilità. Ad affermarlo il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani. “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la forchetta, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.
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