Viterbo – Nomen omen, il destino è nel nome, dicevano i romani antichi e a Grillo pare vada così. Stando per esempio ai dialoghi di questi giorni con Giuseppe Conte, Beppe pare il grillo parlante di Pinocchio che dice al burattino “io abito in questa stanza da più di cent’anni”. Insomma, la casa è sua, l’ha costruita cri cri dopo cri cri e garantirne gli accessi spetta solo a lui. Fine.
Beppe Grillo
Il resto è telenovela dei tg fatti col bilancino insulso per non scontentare, ereditato dalla prima repubblica. Altra cosa rispetto al modo d’informare di Grillo, fatto di sarcasmo, irriverenza, invettiva da linguaggio comune. Perciò esiliato dalla tv ma sparso nei teatri, nelle piazze rumorose, assetate e inc…
La prima volta, a Sanremo per il festival del 1989, incurante del politicamente corretto, mise subito i piedi nel piatto cominciando a insultare il padrone del padrone di casa che l’aveva invitato. Applausi e record d’ascolti. Un eroe. Notò Enzo Biagi: “non solo recita, pensa anche”.
Da allora, di piazza in piazza finché gli credettero e lo vollero al potere. Lui. Non le comparse che lo spettacolo comunque impone e che tali non potevano che rimanere.
L’esperienza insegna che la rivoluzione mangia sempre i suoi figli, i gridi di battaglia di ieri finiscono in rimessa e naturale si conferma come, in casi del genere, più che il voler può il digiuno.
Cosicché tocca ancora lui tornare in scena, ma la casa dove entrò da invitato, ora gli elettori gliel’hanno affidata e si attendevano di vederla ristrutturata. Invece, pare che in tanti ora ne chiedano solo la restituzione perché non è più tempo di quei vaffa là e quelli di nuova generazione hanno l’effetto boomerang incorporato. Potrebbe aiutarlo (e, così pare, succede) il misto di potenza del ruolo e delle carte bollate con la moderazione dell’esperienza dei fatti, dell’età e qualche urticante aiutino dall’esterno da chi sa dove, quando e come convincere.
Avrebbe detto il Fortebraccio dell’antica Unità comunista che gli tocca quindi “di giorno bestemmiare e far sussultare le signore, ma la sera, segretamente, andare alla benedizione”. Di chi? Del santissimo custodito dagli altri come l’oracolo nel tabernacolo di palazzo Chigi e il cui santino lui pure ha ben affisso nel pantheon domestico dei suoi ispiratori, beatificandolo grillino. Colui che poco parla, tanto decide e di fronte al quale Beppe non può nascondersi.
Quindi deve fare come l’antenato grillo parlante col Pinocchio persistente nel rivoluzionario: “il mestiere che mi va a genio è bere, dormire e divertirmi dalla mattina alla sera”. Valutandone capacità e intelligenza, rispondeva che con quel mestiere si finisce male e: ”Mi fai proprio compassione perché sei un burattino e per di più con la testa di legno”. Gliene deriva una martellata.
Collodi, l’autore di Pinocchio, saggiamente lo fa risuscitare per costringere il burattino al buon senso e all’intelligenza. Ma il grillo parlante è ormai solo un fantasma.
Renzo Trappolini
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