Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Dal 2020 i progetti dell’associazione Amici del beato Domenico sono stati sconvolti dalla pandemia, né è valso a molto il ricorso ai social media per garantire gli scopi associativi.
La congiuntura si è d’altronde innestata in un periodo particolarmente controverso: anche un banale vaccino è diventato motivo di scontro e di contrasto. Anche lo spirito sportivo olimpico sembra incrinarsi sotto i colpi di contrasti razziali, sociali e politici. Per noi si è aggiunto il risultato divisivo del referendum inglese sull’uscita dall’Unione europea e, ultima, l’acredine per il risultato di una partita di pallone.
C’è bisogno di esempi conciliazione e di fraternità come quello del beato Domenico, consumato nella salute fisica; proclamato da san Paolo VI, in occasione della beatificazione il 7 novembre 1963 (in pieno Concilio ecumenico), apostolo dell’ecumenismo. Con queste parole il beato Domenico manifestò il suo amore per gli altri, quando, schernito dall’uditorio, alla sua prima predica in Inghilterra, per il suo aspetto goffo e per il suo accento cockney-viterbese, dichiarò: “la maggioranza di voi non era ancora nata ed io già pregavo per le vostre anime. Ora io sono al centro di tutti i miei desideri terreni. Non c’è altro per me che dedicare tutte le mie facoltà al vostro benessere spirituale.”
Oggi più che mai abbiamo bisogno di esempi che ci stimolino all’ecumenismo e alla fraternità senza riserve.
Ricorderemo il nostro Meco della Palanzana nella cappellina a lui dedicata, al casale Molaioni, dove da ragazzo aiutava nei lavori campestri, venerdì 30 luglio alle 18,30, con la Santa messa celebrata da don Gianni Carparelli.
Mario Mancini
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