Roma – “Portati in Italia quasi 2mila 700 afghani, evacuati tutti gli italiani che ci hanno chiesto di lasciare il paese”. A spiegarlo è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervenuto alle Commissione riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato.
“Abbiamo evacuato tutti gli italiani che ci hanno chiesto di lasciare il paese, rispondendo alla comunicazione inviata dall’ambasciata – ha spiegato il ministro -. Abbiamo portato in Italia quasi 2.700 afghani, principalmente collaboratori delle istituzioni italiane, a partire dal nostro contingente militare, e loro familiari. Un numero destinato a crescere, considerati circa mille afghani già in sicurezza in aeroporto e previsti imbarcarsi sui prossimi voli italiani”.
“È chiaro che crescerà la domanda di accoglienza di rifugiati e migranti dall’Afghanistan, in primo luogo nei paesi limitrofi, ma anche per l’Europa. È altrettanto evidente che non possono esistere soltanto soluzioni nazionali a un’emergenza di tale ampiezza – ha aggiunto Di Maio -. È perciò necessario che l’Unione Europea, al di là della gestione dell’emergenza, metta a punto una risposta comune, in stretto raccordo con i partner della regione. Realizzare corridoi umanitari dallo stesso paese d’origine dei rifugiati necessita della non scontata collaborazione delle autorità locali e può esporre al pericolo proprio coloro che vorremmo proteggere, perché i Talebani avrebbero le liste con i loro nomi. L’Italia deve essere orgogliosa dell’operato dei suoi diplomatici, militari e cooperanti. Servitori dello stato e del bene comune che hanno aiutato il popolo afghano in questi venti anni e che in queste ore stanno continuando a dare il massimo a Kabul, nonostante condizioni drammatiche”.
Luigi Di Maio
“Voglio ringraziare ogni singolo operatore italiano per il lavoro fatto e per il lavoro che sta ancora facendo in quell’area. La messa in sicurezza di quanti hanno collaborato a vario titolo con la comunità internazionale e di personalità che si sono esposte a favore dei diritti umani e civili è un dovere morale e deve rimanere al centro dei nostri sforzi – ha aggiunto -. La crisi in Afghanistan è tanto drammatica quanto complessa. Non vi sono risposte immediate né facili. Ma una cosa è certa: abbiamo il dovere morale di non voltare le spalle al popolo afghano”.
“A tempo debito, non potremo e non dovremo esimerci, come Occidente, come Europa, come Nato, da una riflessione approfondita sulle lezioni da apprendere – ha concluso il ministro degli Esteri -. Una riflessione che deve partire dal riconoscimento obiettivo delle nostre responsabilità, ma anche dalla consapevolezza di non essere stati in Afghanistan invano. La fragilità delle istituzioni afghane, la liquefazione istantanea delle forze armate locali, l’inaffidabilità delle previsioni sulla loro tenuta sono sotto gli occhi di tutti. Ma è anche vero che in questi 20 anni abbiamo contribuito a mantenere la stabilità regionale, contrastare il terrorismo, favorire più istruzione, diritti e libertà per il popolo afghano. È proprio questa consapevolezza a spronarci a fare il possibile perché quei diritti non vengano ora brutalmente cancellati”.
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