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L'opinione del sociologo - Spero che "cacasotto" sia solo un giudizio fuori le righe espresso in un momento di frustrazione

La macchina ferma a piazza del Plebiscito non è una sconfitta, ma scelta di combattimento

di Francesco Mattioli
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Viterbo – Non sono un facchino di S. Rosa. Ma come cittadino viterbese che – nei principi che sottintendono il trasporto della macchina – si sente rappresentato dai facchini in quel magico momento di amore per la patrona della città, comprendo la tristezza e il senso di impotenza espresso da tanti di loro per il mancato trasporto anche quest’anno.


Viterbo - Francesco Mattioli

Viterbo – Francesco Mattioli


Lo comprendo e lo condivido. Come condivido l’idea che la “divisa” vada indossata soprattutto per il trasporto; anche se una “divisa” è per sempre, e potrebbe essere indossata anche come segno tangibile di una diuturna presenza fisica, oltre che spirituale, del “Facchino”.

Del resto, chi è facchino lo è per sempre, ed è certamente vero.

Ma mi permetto di intervenire sulla questione anche perché in passato, ai tempi di Nello Celestini, di Politini, di  Scipio, di Prosperoni, tanto per citare alcuni degli amici d’allora, sono stato molto vicino al Sodalizio, per tanti motivi, ideali, creativi, e persino professionali.

La macchina ferma a piazza del Plebiscito non è una sconfitta. Non lo è per i facchini, non lo è per Viterbo.  E’ una scelta di combattimento.

Combattimento in una guerra che non è ancora vinta. E deve indurre a strategie oculate e opportune, a volte a ritirate strategiche, per vincere alla fine, limitando possibilmente le perdite.

Il trasporto in questi due anni è stato sospeso perché conduceva inevitabilmente a pericolosi assembramenti. Pericolosi nel 2020, ma anche nel 2021. E purtroppo, a fianco di cittadini consapevoli e responsabili, che si sono vaccinati, che indossano correttamente la mascherina, che rispettano le distanze, ci sono troppe persone che a vario titolo non rispettano certe regole.

Così, un trasporto “controllato” sarebbe stato praticamente impossibile, perfino ad ore antelucane. Per tanti motivi che qui non è necessario approfondire.

Non voglio fare il difensore d’ufficio dell’amministrazione comunale, non è mestiere nelle mie corde. Ma la decisione della sospensione del trasporto è stata una decisione precauzionale inevitabile, ispirata dalle stesse motivazioni che hanno condotto alla sospensione del Palio di Siena, dei Gigli di Nola, dei Ceri di Gubbio e di altre analoghe manifestazioni.

C’è da credere che i comuni d’Italia siano tutti amministrati da “cacasotto”? Spero sia solo un giudizio fuori le righe espresso in un momento di frustrazione. Altrimenti occorrerebbe pensare che sia ispirato da un pensiero anarcoide e irresponsabile, forse da un no-vax, piuttosto che dal buon senso, dagli stessi principi che informano lo Statuto del Sodalizio, quando recita (Art.2, punto c) che lo scopo è quello di “fare in modo che il trasporto della Macchina di Santa Rosa avvenga con spirito di responsabilità garantito dall’impegno spirituale, morale e fisico al quale tutti i partecipanti al Sodalizio debbono uniformarsi ed aspirare”.

Spirito di responsabilità, appunto. Si può essere forti anche nelle necessarie rinunce.

Francesco Mattioli


 – Celestini: “Conoscendo il consiglio comunale, non mi aspettavo tanto di più… sono dei cacasotto”


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5 settembre, 2021

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