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Cronaca - La ha deciso la corte di assise d'appello di Palermo

“Trattativa stato-mafia” assolti Dell’Utri e gli ex generali del Ros Mori e Subranni

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Marcello Dell'Utri

Marcello Dell’Utri

Trattativa stato-mafia - Dispositivo corte d'appello

Trattativa stato-mafia – Il dispositivo della corte d’appello

Trattativa stato-mafia - Dispositivo corte d'appello

Trattativa stato-mafia – Il dispositivo della corte d’appello

Palermo –  “Trattativa stato-mafia” assolti l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e gli ex generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni. Nel pomeriggio la decisione dei giudici di Palermo nel processo sulla “trattativa stato-mafia”, il rapporto segreto tra gli uomini dello stato hanno intrattenuto con i vertici di Cosa nostra durante la stagione delle stragi, fra il 1992 e il 1993.

La corte di assise d’appello di Palermo ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri per non avere commesso il fatto, gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno perché il fatto non costituisce reato.

In primo grado erano stati condannati a 12 anni.

Pena ridotta a 27 anni per boss Leoluca Bagarella mentre al medico Antonino Cinà la pena è stata confermata a 12 anni.

Per Bagarella i giudici hanno riqualificato il reato in tentata minaccia a corpo politico dello stato, dichiarando le accuse parzialmente prescritte. Ciò ha comportato una lieve riduzione della pena passata da 28 a 27 anni. Gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno sono stati assolti con la formula perché il “fatto non costituisce reato”, mentre Dell’Utri “per non aver commesso il fatto”. Confermata la prescrizione delle accuse al pentito Giovanni Brusca. L’appello, nel corso del quale è stata riaperta l’istruttoria dibattimentale, è cominciato il 29 aprile del 2019. Nel corso del processo è uscito di scena, per la prescrizione dei reati, un altro imputato, Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che rispondeva di calunnia aggravata all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e concorso in associazione mafiosa.

I sostituti procuratori generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera avevano chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Al termine del primo dibattimento, la corte d’assise aveva inflitto 28 anni a Bagarella, 12 a Dell’Utri, Mori, Subranni e Cinà e 8 a De Donno e Ciancimino. Vennero poi dichiarate prescritte le accuse rivolte al pentito Giovanni Brusca. Sotto processo, ma per il reato di falsa testimonianza, era finito anche l’ex ministro dell’interno Nicola Mancino che venne assolto. La procura non presentò appello e quindi l’assoluzione diventò definitiva. Per la cosiddetta trattativa è stato, infine, processato separatamente e assolto, in abbreviato, l’ex ministro Dc Calogero Mannino.

 

Il dispositivo: “In parziale riforma della sentenza emessa dalla Corte di assise di Palermo in data 20 aprile 2018 assolve De Donno Giuseppe, Mori Mario e Subranni Antonio dalla residua imputazione a loro ascritta per il reato di cui al capo A, perché il fatto non costituisce reato”. “Dichiara – prosegue il dispositivo – non doversi procedere nei riguardi di Bagarella Leoluca Biagio, per il reato di cui al capo A, limitatamente alle condotte commesse in pregiudizio del governo presieduto da Silvio Berlusconi, previa riqualificazione del fatto; come tentata minaccia pluriaggravata a corpo politico dello stato, per essere il reato così riqualificato estinto per intervenuta prescrizione. E per l’effetto ridetermina la pena nei riguardi di Bagarella in anni 27 di reclusione”. “Assolve Dell’Utri Marcello dalla residua imputazione per il reato di cui al capo A, come sopra riqualificato, per non avere commesso il fatto e dichiara cessata l’efficacia della misura cautelare del divieto di espatrio già applicata nei suoi riguardi”. La Corte ha revocato le statuizioni civili nei riguardi degli imputati De Donno, Mori, Subranni e Dell’Utri e rideterminato in 5 milioni di euro l’importo complessivo del risarcimento dovuto alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La Corte d’assise “conferma nel resto l’impugnata sentenza anche nei confronti di Giovanni Brusca e condanna gli imputati Bagarella e Cinà alla rifusione delle ulteriori spese processuali in favore delle parti civili (Presidenza del Consiglio dei ministri, presidenza della regione siciliana, comune di Palermo,associazione tra familiari contro le mafie, centro Pio LaTorre)”. La corte ha fissato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni.

I commenti

“Aspettiamo le motivazioni eleggeremo il dispositivo”. Il commento del procuratore generale Giuseppe Fici alle assoluzioni.

Marcello Dell’Utri ha affermato: “Sono sempre stato tranquillo, altrimenti non sarei qui..”.

Per l’associazione Libera:”In attesa di leggere le motivazioni, la sentenza del processo d’appello ci allontana dalla verità e giustizia su uno dei periodi più oscuri della nostra Repubblica. Oggi, ancora di più, il nostro pensiero va ai tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie che davanti a questa sentenza vedono acuire le loro ferite e il loro dolore”. 


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23 settembre, 2021

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