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Viterbo - Fino al 3 ottobre è possibile ammirarla in presenza nella sede di Unindustra

Arriva la mostra “Tributo a Leonardo di Maurizio Galimberti”

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Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – La mostra, che si sarebbe dovuta inaugurare nel settembre 2020, per via del Covid è stata inizialmente “trasformata” in mostra virtuale e diffusa sui social nel marzo 2021. Da oggi finalmente (giornata dedicata al vernissage in presenza dell’artista, esclusivamente su invito) e fino al 3 ottobre è possibile ammirarla in presenza nella sede di Unindustra-Viterbo.

Viterbo - La nuova sede di Unindustria

Viterbo – La sede di Unindustria


“Tributo a Leonardo di Maurizio Galimberti” è una mostra fotografica che ha la valenza di un doppio omaggio: all’arte universale e senza tempo del genio di Leonardo Da Vinci (Anchiano-Vinci 1452-Amboise 1519) e all’arte contemporanea dell’Instant Artist Maurizio Galimberti (Como 1956).

Da oltre trent’anni lanciato sulla scena internazionale grazie all’utilizzo artistico della Polaroid e del “mosaico” fotografico con cui ha ritratto volti noti del cinema, dell’arte e della cultura, Galimberti scompone paesaggi, persone, oggetti d’uso ed istantanee di vita in una miriade di scatti che rendono le immagini frazionate come in un collage, dove i più piccoli particolari concorrono ad individuarne le peculiarità.

Il risultato sono opere d’arte “altre” rispetto ai soggetti inquadrati dall’obiettivo, sono ri-tratti dove al lucido rigore matematico del frazionamento delle linee e delle trame si accompagnano armonie d’insieme profondamente musicali che rimandano al dinamismo di Boccioni e Duchamp. Sono istanti che la pellicola fotografica cattura nel loro fluire repentino e perciò quasi sfocato nel fermo immagine.

Dopo i noti ritratti alle celebrities internazionali e gli scatti alla Grande Mela, Galimberti si è cimentato in un incontro-confronto solenne con “l’Ultima Cena” dipinta da Leonardo tra il 1494 e il 1498 nel refettorio dell’antico convento domenicano annesso alla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano. Commissionato da Ludovico Sforza “il Moro”, il Cenacolo vinciano è tra le opere più famose e conosciute al mondo ma anche tra quelle più vulnerabili per la tecnica “a secco” scelta da Leonardo e per le condizioni ambientali di conservazione non proprio ottimali. Motivo per cui dopo l’ultimo importante restauro del 1999, tantissimi sono stati i provvedimenti messi in atto per la sua conservazione, dal monitoraggio continuo dei parametri ambientali alla visione consentita soltanto su prenotazione, in modo contingentato e con tempi di permanenza prestabiliti.

Agendo con il suo originalissimo stile su una riproduzione dell’opera a grandezza naturale ottenuta dall’Archivio Scala di Firenze e stampata con il plotter, Galimberti ha reso fruibile al grande pubblico il sommo e fragile capolavoro di Leonardo ri-creando il suo personale racconto del Cenacolo vinciano, riuscendo a renderne la maestosità, decostruendolo e ricostruendolo, e sottolineandone lo splendore attraverso una serie di istantanee scattate a più riprese nell’ambito di un progetto che ha comportato diversi mesi di lavoro. Il risultato è una rigorosa mappatura del dipinto murale che la sua poetica fotografica e la sua sensibilità artistica hanno ricomposto in un mosaico moderno dinamico e vibrante, destinato a rimanere per sempre nella memoria collettiva.

Le Gallerie d’Italia di piazza Scala a Milano hanno già ospitato la mostra di Galimberti sul Cenacolo vinciano (novembre 2019-gennaio 2020), ed oggi una selezione della mostra viene riproposta a Viterbo per essere ammirata nell’Auditorium della sede di Unindustria, in pieno centro storico, ai piedi del colle San Lorenzo su cui svetta il Palazzo Papale simbolo principe della Viterbo medievale, e a due passi dalla Porta Faul disegnata dal Vignola nell’epoca in cui i Farnese furono tra i più grandi protettori di artisti e letterati di cui beneficiarono Roma, Parma, Piacenza e la Tuscia.

E la mostra sul Cenacolo di Leonardo Da Vinci non poteva che essere concepita in uno spazio nato da una delle più importanti opere di riqualificazione realizzate a Viterbo in questi ultimi anni: nell’edificio a pianta centrale che si erge al civico 17 di Via Faul, nell’area del vecchio Gasometro chiuso nel lontano 1974, mai del tutto smantellato e da tempo versante in uno stato di estremo degrado e fatiscenza. Area che dopo anni di abbandono nel 2020 è stata restituita alla città ed ha ripreso vita grazie all’attenta progettazione di Unindustria, che in costante dialogo con la Soprintendenza è riuscita a concretizzare un intervento di recupero in perfetta armonia col paesaggio circostante.

Un mirabile esempio di archeologia industriale che va a completare il progetto di riqualificazione dell’area di Valle Faul dove un tempo sorgeva, oltre all’ex Gasometro, l’ex Mattatoio comunale che dal 2013 è sede dello Spazio Attivo Viterbo di Lazio Innova e dal 2015 anche del Centro Culturale di Valle Faul – un Polo funzionale, quest’ultimo, di proprietà della Fondazione Carivit, articolato in spazi espositivi, auditorium, locali per laboratori ed area esterna con anfiteatro per eventi en plein air.

Maria Elena Piferi


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24 settembre, 2021

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