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Sport - Alessandro Lupino racconta la vittoria dell’Italia al Motocross delle nazioni: “La gara più pazza della mia vita e la gioia più incredibile”

“Un anno fa pensavo al ritiro, oggi sono campione del mondo”

di Alessandro Castellani
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Mantova – Nell’estate del 2020 Alessandro Lupino attraversava il momento più difficile della sua carriera: il ricordo del grave infortunio alla schiena del 2019, la paura di rifarsi male, i risultati che non arrivavano e il timore che il suo tempo da pilota professionista fosse finito.

Poi, all’improvviso, la reazione. Piazzamenti importanti, il ritorno al successo nel campionato italiano e l’apoteosi della vittoria di domenica al Motocross delle nazioni (il mondiale a squadre) con la formazione azzurra. Il trio Lupino – Cairoli – Guadagnini è nella storia del motocross.


Sport - Motocross - La squadra italiana campione del mondo

Sport – Motocross – La squadra italiana campione del mondo


Da quasi pensionato a campione del mondo. In poco più di un anno, la tua vita sportiva si è trasformata…
“Questo successo vale doppio. L’anno scorso ho attraversato un momento di grande difficoltà, ma ho stretto i denti, mi sono fatto forza e mi sono imposto di reagire. Ce l’ho fatta e adesso lo posso dire: ho fatto bene a non smettere”.

I piloti italiani che hanno vinto almeno una volta il mondiale a squadre sono solo sette e tu sei uno di quelli. Come ci si sente?
“È stata una giornata di emozioni incredibili, forse la gara più pazza della mia carriera. Sono arrivato al traguardo che non capivo niente. Ma ieri mattina, quando mi sono svegliato e ho visto la medaglia d’oro vicino a me, mi sono detto ‘allora non è un sogno’. Con Tony Cairoli e Mattia Guadagnini abbiamo scritto la storia del motocross italiano”.

Racconta questa gara così incredibile.
“Sapevamo che la nostra era una delle squadre più forti, ma domenica ha piovuto e con la pioggia e il fango i valori in campo si stravolgono, può succedere di tutto. Infatti è stata una giornata folle, a cominciare dalla caduta di Cairoli alla prima curva della prima manche: praticamente dopo 100 metri di gara avevamo già giocato il nostro scarto e sapevamo che, da lì in poi, non si poteva più sbagliare niente”.

E poi?
“L’incidente iniziale di Antonio ha aumentato la pressione su tutti noi, visto che lui era il capitano e il punto di riferimento della squadra. Però Mattia ha corso benissimo e siamo riusciti comunque a passare in testa prima della partenza dell’ultima manche. Per l’Italia correvamo io e Cairoli: obiettivo amministrare e non fare errori. Pronti-via e alla prima curva un altro pilota mi ha toccato e mi ha spinto fuori pista. Sono finito in mezzo alla melma e ai cartelloni pubblicitari e per rientrare ho dovuto per forza tagliare un pezzo di pista. Quando sono rientrato nel gruppo ho rallentato e fatto passare diversi piloti, ma la giuria di gara mi ha penalizzato comunque di dieci posizioni sull’ordine d’arrivo finale”.

Quando hai scoperto di avere la penalità?
“A un certo punto ho sentito dalla voce dello speaker Ricciotti che ero stato penalizzato. Non capivo cosa era successo, mi sono innervosito e deconcentrato e sono caduto, picchiando forte la testa. Sono ripartito ma non ero per niente lucido, non riuscivo proprio a guidare”.

Però a quel punto dovevi per forza recuperare delle posizioni per vincere il mondiale…
“Sì, dai box mi segnalavano che dovevo superare due piloti, mentre io ero ancora stordito dalla botta. Non so dove ho trovato la forza di non mollare e fare quei sorpassi che mancavano. Ancora adesso non ricordo quasi niente dell’ultimo quarto d’ora di gara. Ero così in trance che al cartello dell’ultimo giro ho creduto, non so perché, che la gara fosse finita. Poi ho alzato lo sguardo, ho visto che gli altri piloti stavano continuando a correre e sono ripartito”.

È vero che dopo l’arrivo Cairoli era convinto che l’Italia non avesse vinto?
“Sì, anche lui non aveva capito granché di quello che stava succedendo e quando ha tagliato il traguardo pensava che fossimo arrivati secondi. Praticamente sia io che Antonio provavamo a farci un’idea della situazione con la voce dello speaker, che si sentiva forte dentro alla pista, ma chiaramente era impossibile”.

Quando avete capito che invece ce l’avevate fatta?
“Solo dopo il mio arrivo, quando ho visto Cairoli e tutto il team italiano che mi aspettavano a bordo pista con le bandiere. E anche lì, viste le condizioni in cui stavo, ci ho messo un po’ a realizzare che avevamo vinto per davvero”.

Come ti senti adesso fisicamente?
“Tutto sommato bene. Faccio fatica a muovere il collo per la gran botta, ma già domenica prossima sarò in Germania a correre il gran premio della Mxgp”.

In cosa è stata più forte la squadra italiana?
“Avevamo la miglior formazione possibile per vincere il Nazioni. Cairoli è un campione che non ha bisogno di presentazioni, Guadagnini si sta dimostrando un grandissimo talento e anch’io sono molto in forma. Ma il vero segreto era l’armonia tra noi: siamo molto amici anche fuori dalla pista e ci siamo aiutati per tutta la gara. Sia io che Cairoli abbiamo deciso di lasciare a Mattia il cancelletto di partenza migliore per favorirlo allo start, visto che correva con la moto di cilindrata più piccola. Io, poi, ho lasciato il cancello buono ad Antonio in gara-3. Sono sacrifici che si fanno volentieri quando si è squadra come eravamo noi: partendo da una posizione migliore, avrei potuto fare dei risultati più importanti a livello individuale, ma forse non avremmo vinto la gara a squadre, che era la cosa che contava”.

La stagione 2021 non è ancora finita, ma tu hai già portato a casa un titolo italiano e uno mondiale. Possiamo già dire che è l’anno più bello della tua carriera?
“Senza dubbio. A prescindere da come finirà”.

Alessandro Castellani


– Italia campione del mondo, Lupino corona il sogno – Arena: “Alessandro Lupino ha dimostrato di essere un grande campione dello sport italiano”


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28 settembre, 2021

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