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Montefiascone - Il segretario di stato Vaticano in occasione della prima edizione del festival dell’Ecologia Integrale - FOTO E LECTIO MAGISTRALIS

Pietro Parolin: “Ddl Zan, accetteremo quello che il parlamento decide di approvare”

di Daniele Camilli
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Montefiascone – “Accetteremo quello che il parlamento decide di approvare”. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato della Santa Sede, a margine dell’inaugurazione della prima edizione del festival dell’Ecologia integrale a Montefiascone, l’argomento è il ddl Zan, la posizione presa dal Vaticano, appellandosi al concordato così come rivisto nel 1984 e le dichiarazioni fatte in senato l’altro giorno dal primo ministro Draghi sulla laicità dello stato italiano. Prima, la lectio magistralis nella piazza della cripta di Santa Lucia Filippini. Di fronte, uomini politici e delle istituzioni, comandanti delle forze dell’ordine, il mondo cattolico della Tuscia e i rappresentanti della regione Lazio, a partire dal vice presidente Daniele Leodori, in sostituzione di Nicola Zingaretti, assente ieri pomeriggio.


Montefiascone - Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin (al centro)

Montefiascone – Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin (al centro)


Cardinale Parolin, cosa ne pensa della risposta del presidente del consiglio Mario Draghi nei confronti della presa di posizione del Vaticano in merito al ddl Zan ?
“Ho tentato di  far rientrare questa vicenda nelle sue giuste dimensioni. Siamo pienamente d’accordo che lo stato italiano è uno stato laico. Io credo che il passo che è stato compiuto dalla Santa Sede va nel senso di esprimere una preoccupazione e credo che è lecito esprimere preoccupazione su un tema che ci sta a cuore che è quello della libertà religiosa, della libertà di espressione e della libertà di insegnamento. A nostro parere, l’attuale testo del ddl Zan presentava delle difficoltà che erano relative agli accordi con la Santa Sede, ma il discorso va al di là del concordato. È un discorso che vale per tutti e tutte. Quindi ci siamo permessi di dire nell’iter di approvazione di questa legge, cercate di tenere presente anche queste altre esigenze che per noi sono imprescindibili”.

Tuttavia è la prima volta che il Vaticano fa riferimento al concordato in modo ufficiale…
“Forse in questa forma è la prima volta, sì. Almeno per mia conoscenza non ci sono stati altri interventi in questo senso. Ci pare importante perché è proprio un patto in cui le due parti si impegnano a mettere in esecuzione quello che è concordato, quello che è stato preso come impegno comune. Quindi ci sembrava anche una cosa abbastanza normale quello di poter dire va bene, su questo tema c’è un accordo, quindi su questo tema possiamo anche esprimere un nostro parere, esprimere una nostra preoccupazione”.


Montefiascone - Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin

Montefiascone – Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin


Papa Francesco sapeva di questa decisione?
“Il principio è che di tutto quello che si fa, si informano sempre i superiori”.

Ha avuto modo di sentire il presidente Draghi?
“No no, non ci siamo sentiti”.

Quali sono adesso le aspettative del Vaticano?
“Non ci aspettiamo nulla. Ci aspettiamo che vengano prese in considerazione quelle esigenze che sono state espresse da noi ma che sono state espresse anche da moltissimi altre istanze. Non è che noi siamo intervenuti in un deserto. E non ci sono solo istanze cattoliche. C’era stato l’Avvenire che aveva ospitato moltissimi interventi anche di persone che non si riconoscono nel mondo cattolico, ma che da altri punti di vista avevano espresso delle preoccupazioni. Quindi, ci aspettiamo che adesso nel proseguo dei lavori, tengono conto anche di queste preoccupazioni”.


Montefiascone - Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin

Montefiascone – Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin


Che succede se il Ddl Zan dovesse essere approvato così come è? Quale sarà la reazione della Chiesa?
“Non sappiamo cosa succederà. Penso che abbiamo fatto il nostro dovere. Quello che dovevamo fare. Poi per il resto, accetteremo quello che alla fine il parlamento decide di approvare. Non credo ci saranno azioni particolari. Il nostro dovere era dire qualcosa, le nostre preoccupazioni. Una nota verbale che è espressione di preoccupazione. Speriamo che non sarà interpretato  nel senso di danneggiare quelle libertà che per noi sono essenziali”.

E c’è questo rischio?
“Nell’attuale formulazione credo di sì. Potrebbero esserci alcune derive. Abbiamo visto che, anche a livello internazionale, il solo fatto di ricordare l’insegnamento della Bibbia viene censurato. Una forma di chiusura e di ostilità. Invece noi vogliamo che tutti, veramente tutti, anche quelli che non la pensano come noi, possano esprimere la loro voce e il loro parere”.

Che ne pensa della legge contro l’omosessualità approvata dall’Ungheria di Orbàn?
“No, queste cose no. Non facciamo commenti su queste cose”.


Montefiascone - Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin

Montefiascone – Il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin


Covid, i legami sociali si sono sfilacciati e le persone sono state chiuse in casa per lungo tempo senza poter interagire gli uni con gli altri. Cosa accadrà, secondo lei, da questo momento in poi?
“Credo che questo sia un momento di svolta. La pandemia, con tutti gli aspetti dolorosissimi che questo ha comportato, è stata un’opportunità di cambiare la nostra impostazione di vita. Ma questo non è automatico. Dipende da noi. Abbiamo fatto un’esperienza forte che ci può aiutare di andare nel senso giusto. Ma solo se lo vogliamo. Serve la volontà di ogni singolo stato e di ogni singola persona”.

Daniele Camilli


Fotocronaca: La lectio magistralis del cardinale Pietro Parolin


La lectio magistralis del segretario di stato Vaticano, Pietro Parolin

“Nel creato tutto è in relazione: ritrovare i legami”. “Tutto è intimamente relazionato”. E’ l’argomento della prima edizione del festival dell’Ecologia integrale a Montefiascone. Il tema della lectio magistralis tenuta ieri pomeriggio nella piazza della cripta di Santa Lucia Filippini dal segretario di stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin. Accanto a lui, il vice presidente della regione Lazio Daniele Leodori, l’arcivescovo titolare di Montefiascone e segretario della congregazione delle cause dei Santi Fabio Fabene, il commissario straordinario del comune di Montefiascone Anna De Luna e il vice comandante unità forestali ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri Davide De Laurentis.

Di seguito il testo integrale della lectio magistralis del cardinale Pietro Parolin.

“Nel creato tutto è in relazione: ritrovare i legami”
1° festival dell’ecologia integrale
Montefiascone, 24 giugno 2021

SE Mons. Fabio Fabene,
Distinte Autorità religiose, civili e militari,
Signore e Signori,
Cari amici,
 
Sono lieto di essere qui all’inaugurazione di questo primo Festival dell’Ecologia Integrale, organizzato qui a Montefiascone dall’Associazione Rocca dei Papi, e porgo a tutti voi un cordiale saluto.
Il tema che avete scelto – “Nel creato tutto è in relazione: ritrovare i legami” – è molto stimolante e ci riporta chiaramente a quanto indicato dalla Lettera Enciclica Laudato si’ che Papa Francesco ha dedicato alla cura della nostra casa comune. Anzi, possiamo dire che il principio secondo cui “tutto è connesso”, “tutto è intimamente relazionato”, rappresenta un filo conduttore del documento pontificio, è “il ritornello che attraversa la Laudato sì … anzi è la vera e propria base su cui il testo è costruito” (G. Costa).
Non si tratta ovviamente di un concetto nuovo: il concetto che “tutto è collegato” può essere fatto risalire a Padri della Chiesa e a maestri spirituali, come ad esempio Sant’Ireneo, San Francesco d’Assisi, San Bonaventura, Santa Ildegarda di Bingen; è un concetto che ha fondamenti biblici, dogmatici, liturgici, antropologici e morali e che, alla luce del Nuovo Testamento, ci porta a dire che esiste un solo legame: quello operato dall’Amore.

Qui troviamo un primo importante aspetto dal quale partire per queste giornate di studio: il legame operato dall’Amore, che diventa quindi il filo conduttore della Laudato si’, un’Enciclica che potremmo dire profetica, che ha saputo leggere i “segni dei tempi”.

Nella mia prolusione vorrei provare a sviluppare meglio questo legame operato dall’Amore insito all’interno della stessa Laudato si’.

Sono già passati sei anni dalla sua promulgazione, ma possiamo ben considerare quanto essa sia “attuale”. Ciò emerge chiaramente dal testo pubblicato lo scorso anno dal Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’“ecologia integrale”, istituito nel 2015 al fine di analizzare e offrire modalità di promozione e di attuazione dell’”ecologia integrale” alla luce della Laudato si’. Esso coinvolge le Istituzioni collegate alla Santa Sede, le Conferenze episcopali e le Organizzazioni cattoliche maggiormente impegnate in tale ambito e nel 2020 ha dato alla stampa il volume In cammino per la cura della casa comune: a cinque anni dalla Laudato si’,[1] al fine di proporre alcune piste operative che scaturiscono da un’attenta lettura dell’Enciclica, con l’obiettivo di ispirare l’azione delle istituzioni della Chiesa, dei fedeli e di tutte le persone di buona volontà.

È interessante notare come nella redazione di questo testo siano state coinvolte anche le Nunziature Apostoliche, le quali hanno potuto raccogliere varie indicazioni circa le buone prassi e i modelli operativi più pertinenti che sono stati realizzati nei Paesi di loro pertinenza da realtà collegate con la Chiesa cattolica. Sono emersi numerosi progetti e attività messi in atto da svariate componenti delle comunità locali in tutte le parti del mondo, come ad esempio iniziative di educazione e di formazione all’ecologia integrale, di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti, di utilizzo di mezzi di trasporto meno inquinanti, di consumo critico e circolare, di riforestazione, di pulizia delle spiagge, di miglioramento dei sistemi di isolamento per gli edifici, di efficientamento energetico, cioè di contenimento dei consumi energetici, di investimento etico, di abolizione della plastica usa-e-getta, di cura degli spazi verdi. Si tratta di ambiti nei quali può dare un contributo significativo anche la Chiesa Cattolica, con le sue diverse istituzioni, parrocchie, scuole, università, ospedali, ecc.

D’altronde, esattamente un mese fa, il 25 maggio scorso, si è chiuso l’Anno Laudato si’. Durante il suo svolgimento è stato possibile constatare ulteriormente non solo la ricchezza dell’Enciclica che ci ha offerto il Papa, ma anche i numerosi  risultati che sono stati  conseguiti in questi sei anni e che hanno avviato un processo fruttuoso, sfociando, tra le altre cose, «in un progetto d’azione concreto, la Laudato si’ Action Platform, un cammino di sette anni che vedrà impegnate in diversi modi le nostre comunità, perché diventino totalmente sostenibili, nello spirito dell’ecologia integrale».[2]

Possiamo quindi ribadire che l’”ecologia integrale”, alla quale si rifà anche questo Festival, è il concetto guida della Laudato si’ e che lo “spirito dell’ecologia integrale” diventa il modo per consolidare il legame operato dall’Amore, che abbiamo visto essere il filo conduttore della stessa Enciclica.

Come tutti sappiamo, l’”ecologia integrale” è un concetto complesso e multidimensionale, che va al di là della mera dimensione ambientale e attraverso il quale il Papa propone una nuova visione del mondo che si basa sul far interagire le varie dimensioni dell’ecologia: ambientale, economica, socio-culturale, umana, adottando una «visione più integrale e integrante».[3] Essa si dispiega sul lungo periodo e richiama l’immagine del «poliedro che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché “il tutto è superiore alla parte”»[4].

Questo approccio poliedrico dell’”ecologia integrale” si sviluppa in maniera specifica intorno a un punto cardine: la centralità della persona umana con la conseguente necessità di “promuovere la cultura della cura”.[5] La tematica della “cultura della cura” è ripresa ripetutamente nell’Enciclica Fratelli tutti. Cito solo un passo dei molti che si potrebbero qui riprendere dove il Santo Padre Francesco, conclude il commento alla parabola del Buon Samaritano, in questo modo: «Il samaritano della strada se ne andò senza aspettare riconoscimenti o ringraziamenti.  La dedizione al servizio era la grande soddisfazione davanti al suo Dio e alla sua vita, e per questo un dovere. Tutti abbiamo una responsabilità riguardo a quel ferito che è il popolo stesso e tutti i popoli della terra.  Prendiamoci cura della fragilità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, con quell’atteggiamento solidale e attento, l’atteggiamento di prossimità del buon samaritano»[6].  Si tratta, in conclusione, di recuperare «i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio».[7]

Una visione, quindi che offre un quadro complessivo, utile e direi necessario per comprendere e rispondere in maniera adeguata alle grandi “crisi” che stiamo vivendo in questi giorni, che si tratti della crisi sanitaria, della crisi ambientale, della crisi alimentare, della crisi economica o della crisi sociale. Crisi tra di loro fortemente interconnesse e foriere di una “tempesta perfetta”, capace di spezzare i “legami” che avviluppano la nostra società all’interno del dono prezioso del Creato.

D’altronde, la pandemia, che ha portato anche a posticipare l’evento odierno di circa un anno, ci ha fatto riflettere e insegnato molto. Oltre ad aver «messo in luce le nostre false sicurezze»[8] e a porci di fronte alla nostra fragilità di creature finite, ci ha chiaramente riportati alla fondamentale importanza del concetto di “legame” e di “relazione”.

La nostra felicità dipende dalle relazioni umane, dalla nostra relazione, dai nostri “legami” con il creato, con il prossimo, sia esso lontano o vicino nello spazio, con noi stessi e con il Creatore. Questi legami, come dicevo prima, possono essere fortificati solo attraverso l’Amore e quindi attraverso un atteggiamento responsabile di “cura”, che si manifesta anche nei confronti della nostra casa comune.

Parlare di “casa” ci riporta, poi, a un altro concetto-guida richiamato più volte da Papa Francesco: quello di “fraternità”, al quale egli ha dedicato la sua ultima Enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e sull’amicizia sociale.

«La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali e nemmeno di una certa regolata equità».[9] Va oltre i fondamentali valori della libertà e dell’equità. Essa «è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura».[10]

Alla luce del valore della fraternità, l’“ecologia integrale” assume un connotato ancora più concreto di fronte alle interconnessioni che avvolgono il nostro pianeta e rendono più forte la coscienza dell’unità e della condivisione di un comune destino che richiede il prendersi cura gli uni degli altri, consolidando, appunto il legame operato dall’Amore.

Si tratta di un atteggiamento che, purtroppo, viene spesso smentito dai fatti, che vedono un mondo caratterizzato da quella “globalizzazione dell’indifferenza”, al quale in molti si sono in un certo senso “assuefatti”. Pensiamo ad esempio alle gravi e diffuse lesioni dei diritti umani fondamentali, al tragico fenomeno del traffico degli esseri umani, alle guerre fatte di scontri armati ma anche esercitate in campo economico e sociale, spesso a discapito dei più deboli, al crescente degrado ambientale. È inutile in questa sede elencare i numerosi dati disponibili che evidenziano le deficienze del nostro attuale modello di sviluppo.

Sono molteplici le situazioni di sperequazione, di povertà e di ingiustizia, che segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche il prevalere di forme di individualismo e di consumismo che indubbiamente indeboliscono i “legami” sociali e alimentano una mentalità egoistica dello scarto «che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati “inutili”»[11] e porta a non considerare le conseguenze delle proprie azioni che possono avere importanti ripercussioni non solo verso la presente generazione ma anche nei confronti delle generazioni future. Si può dire che la cultura dello scarto è fortemente legata alla “pandemia dell’indifferenza”.

Questo indebolimento dei legami sociali mette in evidenza che occorre tornare alla vera radice della fraternità, poiché essa, «privata del riferimento a un Padre comune quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere».[12]

Per noi cristiani «la radice della fraternità è contenuta nella paternità di Dio. Non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’Amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (cfr Mt 6,25-30). Una paternità, dunque, efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa».[13]
Il legame operato dall’Amore viene quindi consolidato dall’attuazione dell’”ecologia integrale” e viene fondato sul valore della fraternità.

In questa prospettiva, è necessario, quindi, andare ai fondamenti antropologici che guidano la nostra società, troppo spesso caratterizzati da logiche errate.

Nella Laudato si’ si fa spesso riferimento a un antropocentrismo dispotico e deviato; un antropocentrismo autoreferenziale e sordo al senso di interconnessione e fortemente ancorato a quella cultura dello scarto e dello spreco, ritenuta ormai insostenibile non solo dal punto di vista ambientale ed etico, ma anche da quello economico, mettendo in moto numerose dinamiche perverse.

Se ci soffermiamo ad analizzare la cultura dello scarto dal lato economico, possiamo arrivare alla conclusione che essa è profondamente antieconomica: se l’economia è la scienza che, tra le altre cose, si propone di studiare le modalità migliori per utilizzare risorse contenute per la produzione di beni e servizi rispondenti ai bisogni e desideri delle persone, va da sé che la produzione dello “scarto”, del rifiuto, indica un utilizzo inefficiente delle risorse utilizzate.

Un’attenta critica alla cultura dello scarto fa parte di un altrettanto attenta lettura dei segni dei tempi, fatta con accurato discernimento. Per fare ciò, è necessario prendere consapevolezza dei nostri limiti: solo se li conosciamo in profondità possiamo evitare di diventarne schiavi. Un’accresciuta consapevolezza dei “limiti” da rispettare sarà poi uno dei pilastri necessari per attuare una “ecologia integrale”, fondata sul valore della fraternità.

Tale percorso di discernimento basato sul prendere coscienza dei nostri limiti ci riporta al mandato originario di “coltivare e custodire il creato”, come ben indicato nel Libro della Genesi (2,15). Le due azioni, coltivare e custodire, sono anche due atteggiamenti tra loro fortemente interrelati, che contribuiscono a formare quel “legame”, basato su un altro atteggiamento fondamentale, la “cura”, che riporta al titolo del nostro incontro: “tutto è in relazione”.

Queste stesse due azioni e il relativo discernimento richiedono inoltre un altro aspetto indispensabile: un attento dialogo interdisciplinare capace anche di restituire al sistema economico la sua originaria missione di valorizzazione dell’essere umano. È quanto mai essenziale ritornare al significato primordiale di economia, nata a servizio del bene comune e non per essere “predatoria”. Un’economia che non verta più sulla cultura antieconomica dello scarto, ma sulla circolarità, sulla solidarietà, sulla rinnovabilità e sulla resilienza. Sono oramai molteplici le voci che si ergono per portare a compimento questi nuovi modelli economici. Basti pensare ai processi volti a rispondere all’impatto della pandemia, attraverso i cosiddetti “recovery plan”, oppure al grave e preoccupante fenomeno del cambiamento climatico, mediante le strategie di attuazione nazionali e internazionali dell’Accordo di Parigi.

Viviamo un periodo storico di “transizione”. Una transizione non solo “energetica”, oppure “ecologica”, o “economica”; ma una transizione che richiama il tema di questo incontro: una transizione volta a consolidare i legami interni alla nostra società proprio sulla base della consapevolezza che “nel Creato tutto è in relazione”. Un processo di transizione che porti anche a un nuovo concetto di “sicurezza” volto a consolidare una “pace giusta e duratura”. Assicurare pace, sicurezza e stabilità è, infatti, un obiettivo multidimensionale ed interdipendente che comprende aspetti non solo legati alla sfera politico-militare, ma anche relativi ai diritti umani, allo stato di diritto, alle condizioni economico-sociali ed alla protezione dell’ambiente. Riecheggiano le parole della Gaudium et Spes secondo le quali «a poco a poco l’umanità va unificandosi e in ogni luogo diventa ormai più consapevole della propria unità» (n. 77).

Sfide globali come la pandemia o il cambiamento climatico, che non conoscono frontiere, rendono insufficienti investimenti in armamenti per assicurare la sicurezza all’interno dei propri confini. Si può pensare anche qui a una transizione: dalla sicurezza “militare” alla sicurezza “integrale”. Queste sfide globali richiedono, infatti, un importante passaggio: dalla competizione e concorrenza alla cooperazione, fondata sulla priorità della tutela della dignità personale e della promozione della vita umana, attraverso il dialogo, il multilateralismo, la fiducia reciproca e le misure di rafforzamento di questa stessa fiducia. Un dialogo dunque non limitato a un semplice scambio di idee, ma che sia focalizzato sul desiderio di “lavorare insieme” e di “camminare insieme”. Ben oltre, quindi il solo andare oltre il “negazionismo”, attraverso una maggiore comprensione reciproca dei fatti, ma soprattutto oltre l’indifferenza.

Agire insieme significa costruire rispetto reciproco, dialogo, fiducia e confidenza. Questa è la chiave per rafforzare la pace e la sicurezza, specialmente nel nostro mondo sempre più globalizzato. Anche se, come ha sottolineato Benedetto XVI, «una società sempre più globalizzata ci fa vicini ma non ci fa fratelli»[14].
Ciò richiede un vero e proprio cambiamento di attitudine e di mentalità che porti a una sorta di “cambio di rotta”, altro concetto centrale nella Laudato si’. La stessa Enciclica chiede che questo cambio di rotta sia ispirato a una vera e propria conversione ecologica che, per noi cristiani, richiede di «lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo […] Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana».[15]

Un cambio di rotta richiede di avere ben chiaro qual è l’orientamento, la direzione, e quale la bussola. Ecco qui che ci può essere d’aiuto la nostra riflessione: la direzione è quella che porta al rafforzamento del legame operato dall’Amore, fondato sul valore della fraternità. La bussola è rappresentata dagli strumenti che portano all’attuazione dell’”ecologia integrale”, prendendo coscienza dei “limiti” da rispettare, attraverso un dialogo volto a “camminare insieme”, dal quale nessuno è escluso, né è escluso l’ascolto del “grido della Terra” che si sta facendo sempre più impellente oggi.

È chiaro come questo cambiamento di rotta comporti una sfida globale di ampia significatività, che in qualche modo richiede lo sviluppo di una nuova «etica delle relazioni internazionali»[16], basata non sulla competizione ma sulla cooperazione, non sulla prevalenza degli interessi nazionali ma sulla priorità della tutela della dignità umana, non sulla chiusura ma sul dialogo e il multilateralismo. Per affrontare questa sfida in modo efficace, non possiamo ovviamente agire isolatamente. Dobbiamo agire responsabilmente nella consapevolezza che solo se operiamo insieme possiamo raggiungere nuove soluzioni in grado di risolvere le problematiche che dobbiamo superare, che sono tutte profondamente interconnesse tra loro.
Certo è una sfida non facile da realizzare, ma non mancano segnali di speranza. Le basi tecnologiche e operative per operare questo cambio di rotta sono già esistenti, oppure alla nostra portata: l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune; abbiamo la libertà, l’intelligenza e le potenzialità per orientare e indirizzare la tecnologia, nonché per coltivare e limitare il nostro potere, e metterli al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale[17].
La velocità con la quale si è riusciti a produrre e a diffondere il vaccino anti-Covid rappresenta un esempio di come sforzi collaborativi tra mondo scientifico, politico e della società civile possano giungere a importanti e talvolta insperati traguardi se vi sono reale volontà di azione e consapevolezza dell’urgenza di agire. Certo, nel caso del vaccino anti-Covid è necessario favorire con maggiore alacrità un accesso ad esso anche da parte delle comunità in aree geografiche e situazioni concrete che hanno minori risorse.
Viviamo attualmente un momento ricco di contraddizioni e di opportunità. Queste ultime si scontrano però con il “fattore tempo”, che, da più parti, il mondo scientifico e non solo ci sollecita sempre più, richiamandoci all’urgenza dell’azione. È il momento di agire, passando dalle parole ai fatti, pensando a nuovi modelli, a un nuovo approccio ecologico – nel senso ampio che stiamo considerando –  che trasformi il nostro modo di abitare il mondo, i nostri stili di vita, le nostre relazioni, i nostri legami.

Recentemente, molti Paesi hanno annunciato impegni importanti per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico e intensificare la collaborazione internazionale affinché anche questi nuovi modelli di economia possano essere attuati globalmente. Stiamo assistendo a un nuovo impegno da parte di diversi Stati e attori non governativi: enti locali, settore privato, società civile, giovani… sforzi volti a promuovere l’attuazione di una vera e propria ecologia integrale.

Anche Papa Francesco e la Santa Sede sono fortemente impegnati in questa direzione. Durante l’High Level Virtual Climate Ambition Summit, svoltosi il 12 dicembre 2020, il Santo Padre ha comunicato l’adozione da parte della Santa Sede di una strategia di riduzione a zero delle emissioni nette (net-zero emission), indicando che tale strategia si muoverà su due piani:

1.     Impegno dello Stato della Città del Vaticano a ridurre a zero le emissioni nette entro il 2050.
2.     Impegno della Santa Sede a promuovere un’educazione all’ecologia integrale.

Per perseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, lo Stato della Città del Vaticano attuerà, infatti, progetti sia di riduzione delle emissioni di gas serra sia di valorizzazione delle fonti del loro assorbimento tramite, ad esempio, processi di riforestazione. Da numerosi anni esso è impegnato nella promozione di uno sviluppo sostenibile per la salvaguardia della casa comune. Tuttavia, cercherà di intensificare i propri sforzi di gestione ambientale a favore dell’uso razionale delle risorse naturali come l’acqua e l’energia, dell’efficienza energetica, della riqualificazione del proprio patrimonio tecnologico, della mobilità sostenibile, del rimboschimento, dell’economia circolare come nella gestione dei rifiuti.
Tuttavia, le misure politiche, tecniche ed operative sono necessarie ma non sufficienti per conseguire l’obiettivo di un “net-zero” e soprattutto per propagare la “cultura della cura”: esse devono unirsi a un processo educativo che, anche e soprattutto tra i giovani, promuova nuovi stili di vita e favorisca un modello culturale di sviluppo e di sostenibilità incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra essere umano e ambiente, consolidando quel “legame” operato dall’Amore che è al centro della riflessione odierna.
È qui che si inserisce il secondo impegno annunciato dal Santo Padre, relativo alla promozione di un’educazione all’ecologia integrale, per la quale la Santa Sede intensificherà l’impegno già messo in atto da lungo tempo, che si è ulteriormente rafforzato attraverso il lancio nel 2019 del Patto educativo globale e il sostegno nel 2020 dell’iniziativa nota come Economia di Francesco.

Nell’annunciare i due suddetti impegni, Papa Francesco ha chiaramente indicato che «è giunto il momento di un cambiamento di rotta. Non rubiamo alle nuove generazioni la speranza in un futuro migliore».[18]

La comunità internazionale è chiamata a dare responsabilmente risposta a questa richiesta di speranza da parte dei giovani. Un’occasione importante sarà la COP26, la prossima riunione degli Stati Parte alla Convenzione-Quadro dell’ONU sul Cambiamento Climatico, dove gli Stati dovranno dare un chiaro segnale di determinazione nel conseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, sia attraverso un’azione rafforzata per il clima sia attraverso la consapevolezza e la sensibilizzazione.

Anche in questo caso la Santa Sede è fortemente coinvolta in varie modalità. Rispondendo, infatti, all’invito delle Ambasciate di Gran Bretagna e di Italia presso la Santa Sede, è stata accolta la proposta di convocare a Roma il prossimo 4 ottobre un incontro con leaders religiosi e scienziati che ha varie finalità: incoraggiare i Governi ad avvicinarsi alla COP26 con “ambizione”, anche per quanto riguarda i loro contributi nazionali per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi; mostrare come sia crescente la sensibilità delle varie confessioni religiose ad attuare progetti e attività sempre più compatibili con la cura dell’ambiente; ispirare le persone a intraprendere azioni specifiche per rallentare l’aumento della temperatura globale. È significativo come, nella preparazione di questo incontro, emerga in modo lampante l’importanza dei ruoli svolti dalle comunità religiose e da quelle scientifiche, con un convinto e crescente apprezzamento reciproco ed un comune impegno per aver cura della nostra casa comune. Un segno, anche questo, che “tutto è collegato”.

La prospettiva da adottare è infatti necessariamente globale ma deve essere attuata a partire dalla dimensione locale: occorre cominciare dal piccolo, dalle abitudini di tuti i giorni, da piccoli gesti della vita quotidiana.

Ciò richiede un’attenta attività di educazione alla responsabilità e all’ecologia integrale, coltivando quella che potremmo chiamare una spiritualità ecologica che si può alimentare attraverso uno sguardo contemplativo sulla creazione che racchiude l’ambiente naturale così come il complesso della nostra umanità.

Eccoci quindi giunti al termine di questa riflessione. Ripensare il mondo in cui viviamo può essere fatto sulla base della valorizzazione del legame operato dall’Amore, fondato sul valore della fraternità e realizzato attraverso un’attuazione dell’”ecologia integrale” che operi all’interno di un’accresciuta consapevolezza dei “limiti” da rispettare. Ciò può avvenire mediante un dialogo volto a “camminare insieme” favorendo un cambiamento di rotta che porti la nostra generazione ad essere la “generazione del ripristino”,[19]ricostruendo i legami e le relazioni che abbiamo danneggiato per troppo tempo. Grazie.

Note
[1] Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale: In cammino per la cura della casa comune: a cinque anni dalla Laudato si’, LEV, 2020.
[2] Francesco, Videomessaggio in occasione del lancio della Piattaforma di azione “Laudato si’”, 24 maggio 2021.
[3] Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, n. 141.
[4] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, n. 215.
[5] Francesco, Laudato si’, n. 231; Fratelli tutti, nn. 17, 79, 96, 117, 143, 188.
[6] Francesco, Fratelli tutti, n. 79.
[7] Francesco, Laudato si’, n. 210.
[8] Francesco, Fratelli tutti, n. 7.
[9] Francesco, Fratelli tutti, n. 103.
[10] Francesco, Messaggio per la celebrazione della XLVII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2014 “Fraternità, fondamento e via per la pace”, n. 1.
[11] Ibidem.
[12] Francesco, Lettera Enciclica Lumen Fidei, n. 54.
[13] Francesco, Messaggio per la celebrazione della XLVII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2014 “Fraternità, fondamento e via per la pace”, n. 3.
[14] Benedetto XVI, Lettera Enciclica Caritas in veritate, n. 19.
[15] Francesco, Laudato si’, n. 217.
[16] Francesco, Laudato si’, n. 51.
[17] Francesco, Laudato si’, nn. 13, 78 e 112.
[18] Francesco, Videomessaggio in occasione dell’High Level Virtual Climate Ambition Summit, 12 dicembre 2020.
[19] Francesco, Videomessaggio in occasione dell’inizio della Decade dell’ONU sul Ripristino dell’Ecosistema, 27 maggio 2021.


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25 giugno, 2021

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