Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Mi sono lungamente soffermato, non senza stupore, su alcuni contenuti espressi dal consigliere comunale Alfonso Antoniozzi riguardo alle problematiche che ormai da tempo affliggono il centro storico di Viterbo.
In tutta franchezza ritengo che l’origine della dilagante piaga della droga e più in generale della degenerazione che da anni si percepisce – rectius si tocca con mano – nei quartieri centrali della nostra città, sia da ricondurre a ben altre criticità, più che ad un contesto sociale o ad una amministrazione che non garantiscano centri culturali o spazi dove incontrarsi. Il fenomeno è stato negli anni in forte espansione, ed è risultato financo fuori controllo, non certo perché a Viterbo si sia avvertita, come tutt’ora si avverte, l’esigenza diffusa di valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città, così come le tradizioni storiche, facendo di essi cospicua eredità per i nostri figli.
Il centro storico ed in particolare i quartieri San Faustino e Sacrario sono divenuti nel tempo emblema di degrado ed epicentro di atti di vera ed allarmante delinquenza, rispetto ai quali il tossicodipendente che si inietta eroina in pieno giorno, anche a palese manifestazione di un dramma personale che non può e non deve essere ignorato, rappresenta tuttavia soltanto la punta dell’iceberg, il risultato finale immediatamente percettibile di una parte della nostra città divenuta sempre più terra di conquista a buon mercato per spaccio e prostituzione. Si assiste a risse notturne di uomini alterati da droga e alcool, a prestazioni sessuali erogate tra un veicolo in sosta e l’altro in pieno giorno, a gente che urina in strada senza remora alcuna, scenari tutti che hanno mutato gli equilibri di parte della comunità viterbese, la cui voce pure si è levata in un grido di dolore, che forse avrebbe dovuto suggerire altrettanta immediata attenzione, quale espressione di una corale sofferenza, certamente non meno meritevole di considerazione rispetto a quella del ragazzo eroinomane.
Tutto questo è anche e prima di tutto un problema di sicurezza e decoro che ha più che comprensibilmente creato indignazione e preoccupazione diffuse, perchè i nostri figli non possono e non devono subire una violenza visiva di tale portata ed è giusto aver preteso tutela a gran voce, per una serena e decorosa esistenza nel contesto sociale, che non significa di certo aver inneggiato alla giustizia sommaria o alle punizioni esemplari, sempre sinonimo di inciviltà giuridica e di pensiero.
Sono stati assunti dalle autorità competenti provvedimenti severi, che forse hanno ridato una speranza a famiglie e negozianti, da tempo in attesa di interventi.
Ebbene, l’ascolto della comunità viterbese e la diffusa mobilitazione fra le forze dell’ordine non hanno rappresentato di certo l’indifferenza al dramma del singolo, ma la risposta doverosa ad una comunità che per troppo tempo ha chinato il capo.
Forse, ritenere che qualche cinema o spazio culturale in più – che comunque accoglieremmo a braccia aperte – possa risolvere la massiccia diffusione della droga fra i giovani nella nostra città, è più una utopistica considerazione che risponde ad una logica di propaganda politica e di sterile demagogia che un reale contributo a ricercare una efficace soluzione al problema.
Fausto Barili
Avvocato
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