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Viterbo - Giunta azzerata - Il sindaco: "Ho presentato la mia proposta alle forze di maggioranza" - Tra le ipotesi: vicesindaco, lavori pubblici e polizia locale a FdI, l'urbanistica resta alla Lega

Arena: “Non mi dimetto neanche se la risposta dei partiti è negativa…”

di Daniele Camilli
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Viterbo – “Se la risposta dei partiti è negativa, non mi posso trascinare oltre, ma non penso di presentarmi dimissionario al consiglio del giorno dopo”. Cioè domani, 31 agosto, consiglio comunale a palazzo dei Priori. Per discutere della situazione politica in cui versa il comune di Viterbo. Giovanni Arena è il sindaco: “Se la risposta dei partiti è negativa – ha detto – non mi posso trascinare oltre, ma non penso di presentarmi dimissionario. Ho fatto la mia proposta alle forze di maggioranza. Gliel’ho presentata nel fine settimana. Aspetto di sapere entro domani (oggi ndr). Non aggiungo altro”. Come invece aveva detto nei giorni scorsi in un’altra intervista. Concetto ribadito anche da alcuni suoi alleati. Fino all’ultimo, Sergio Insogna (Fondazione), che ha parlato perfino di “elezioni” qualora non si dovesse risolvere la crisi.

“Ho sempre visto il bicchiere mezzo pieno – ha proseguito il sindaco -, nonostante le posizioni infuocate di qualcuno. Sono comunque fiducioso”. E non ha aggiunto più niente.

Sembra tuttavia che la proposta possa prevedere vice sindaco e tutti i lavori pubblici a FdI, in più la polizia locale, con Scardozzi già alla protezione civile. A Forza Italia, con Micci, andrebbero invece il personale e una nuova delega al decentramento a Forza Italia con Micci. Alla Lega resterebbe invece l’urbanistica, mentre Marini e Romoli potrebbero tranquillamente restare in maggioranza in provincia. Almeno fino alla fine dell’anno quando sono previste elezioni, dove votano solo i consiglieri comunali, anche per quest’ente.


Viterbo - Il sindaco Giovanni Arena

Viterbo – Il sindaco Giovanni Arena


Crisi politica in comune, crisi di tutta la maggioranza. Fratelli d’Italia, Lega, Fondazione e Forza Italia. Con i primi che hanno affondato il piede sull’acceleratore. Da che non si sapeva cosa volessero, come evidenziato in diverse interviste, a quelli che chiedono tutto, senza rovesciare il tavolo. Con l’opposizione che piazza il timer della detonazione sotto le sedie, la richiesta del consiglio comunale, e Allegrini che presenta la dichiarazione di guerra alle ambasciate dei senatori Fusco (Lega) e Battistoni (Forza Italia). Cosa vuole FdI? Ecco, la risposta, noi vogliamo tutto e lo vogliamo adesso. Come cambiano i tempi!

Laura Allegrini, quindi. Assessora ai lavori pubblici, ma solo di un pezzo, l’altro è di Forza Italia, alle periferie, ed è incarnato da Elpidio Micci. Le richieste di Fdi, di cui Allegrini è parte: terzo assessorato, vice sindaco, tutti i lavori pubblici e Forza Italia fuori dalla maggioranza in provincia dove sostiene il presidente di centrosinistra Pietro Nocchi. Richieste devastanti che avrebbero provocato un vero e proprio terremoto politico facendo saltare qualsiasi cosa fosse in corso. Fino ad anchilosare prima e irrigidire definitivamente poi le posizioni in quasi tutti i comuni, più della metà della Tuscia, che ad ottobre andranno al voto. A settembre, invece, Nocchi dovrà convocare le prossime provinciali. Da quel momento in poi, tempo 90 giorni, si terranno anche quelle. 


Viterbo - Comune - La giunta di Giovanni Arena

Viterbo – Comune – La prima giunta di Giovanni Arena


Terzo assessorato. Allegrini nell’intervista ha fatto il nome dell’urbanistica, ora alla Lega con Claudio Ubertini, passato a Fusco da Fratelli d’Italia. Uno dei primi a muoversi variando all’interno della stessa maggioranza. Una richiesta che Allegrini e FdI legittimano con gli accordi iniziali. Un assessore ogni due consiglieri. E FdI, dopo il passaggio di Ombretta Perlorca, successivamente alla caduta dell’ex assessore Enrico Contardo, dalla Lega, i numeri ce li ha tutti. Sei consiglieri, tre assessori. Prima ancora di Perlorca, il passaggio, anzi il salto, l’aveva già fatto Martina Minchella. Dall’opposizione, direttamente in maggioranza. A dimostrazione che la forza attrattiva del partito di Giorgia Meloni sa sconfinare pure dall’altra parte.

L’urbanistica non ha caso. Come alcuni fanno notare, i 70 milioni di euro in arrivo necessitano di progettazione. Ex ante ed ex post. Una partita importante e soprattutto lungimirante. La progettazione come investimento in vista del futuro e ulteriore spazio per ampliare network e alleanze. Un campo, quello della progettazione, dove FdI avrebbe le competenze per gestire il tutto al meglio e all’interno della sua area ruoterebbero tecnici e realtà molto apprezzate nel giro dei professionisti. Al netto di ciò, l’urbanistica, con l’arrivo dei finanziamenti, consistenti, del governo, riveste e rivestirà un ruolo strategico importantissimo. E questo lo sa anche la Lega che infatti punta a tenerselo. E forse ci riesce, anche perché, perderlo, significherebbe aver perso su tutti i fronti. Con Durigon, punto di riferimento, costretto alle dimissioni nel momento più sbagliato di tutti per la Lega viterbese. Con l’urbanistica, e la presidenza del consiglio, continuerebbe al contrario ad avere buona voce in capitolo sugli aspetti politici che contano.

Secondo alcune fonti, infatti, il sindaco sarebbe disposto a lasciare l’urbanistica alla Lega, altrimenti, mutatis mutandis, avrebbe lo stesso serio problema che ha finora con FdI, e dare al partito di Mauro Rotelli il vice sindaco, fino adesso della Lega, Ubertini stesso, così come tutti i lavori pubblici, di fatto, per utilizzare una metafora, l’esecutivo dell’urbanistica e, se quest’ultima resta alla Lega, la prossima contraddizione pronta ad esplodere in un nuovo conflitto quando arriveranno i soldi del governo.


Viterbo - Consiglio comunale - La maggioranza

Viterbo – Consiglio comunale – La prima maggioranza a sostegno di Arena


Vice sindaco, tutti i lavori pubblici e alleati in macerie. Un risultato politico che accontenterebbe Fratelli d’Italia, che in questo modo, potrebbe ricucire pure, magari momentaneamente, con Forza Italia. Quella di Giulio Marini e Alessandro Romoli. Non quella di Francesco Battistoni e Andrea Di Sorte che da tutta questa partita sembrerebbe esserne uscita sconfitta. Battistoni pare volesse dar seguito al diktat di FdI uscendo dalla provincia. Marini e Romoli sembra invece gli abbiano detto di no. A spuntarla Marini e Romoli che controllano tutto il gruppo di FI in consiglio comunale. Con Battistoni rimasto solo col sindaco e il sindaco completamente da solo a palazzo Priori. Secondo voci di corridoio, come si dice, l’intesa Marini/Romoli-FdI potrebbe raggiungersi proprio attorno a Elpidio Micci, attuale titolare dei lavori pubblici nelle periferie, il pezzo da accorpare a quello di Allegrini.

Elpidio Micci (FI) non è un assessore qualsiasi. E’ stato il primo dei non eletti con circa 900 voti ed è di Grotte Santo Stefano, la “frazione”, si fa per dire, che ha fatto vincere il sindaco alle ultime elezioni. A lui resterebbe l’istruzione e poi andrebbe il personale, tolto alla Lega. Ma soprattutto, per lui si penserebbe anche a una nuova delega, quella al decentramento, che gli permetterebbe comunque di mantenere il posizionamento, suo e di Forza Italia, attorno ai finanziamenti che stanno per arrivare. In termini, soprattutto, di rivendicazione dei lavori che verranno realizzati e dei conseguenti risultati politici sperati. Alla Lega si penserebbe di togliere pure la polizia locale passandola ad Antonio Scardozzi di FdI che ha già la delega alla protezione civile. Anche in tal caso una specie di accorpamento.

Una possibile intesa che però starebbe già dando i suoi effetti, dirompenti, sul piano delle alleanze da costruire per le prossime elezioni amministrative di ottobre. Lega e Forza Italia si starebbero spaccando ovunque. Con FdI che sosterrebbe candidati sindaco in contrasto a Fusco e Battistoni-Di Sorte e pezzi di Lega e FI che appoggerebbero invece sindaci vicini a Fratelli d’Italia. Come starebbe accendendo a Vasanello. Con Romoli e FdI a sostegno di Vestri e Di Sorte con Fusco in appoggio a Stefanini. Situazione che si starebbe ripetendo anche a Montefiascone e Vetralla. Per citarne alcuni.

Ferma lì così com’è, invece, a palazzo Priori, Fondazione di Gianmaria Santucci e Sergio Insogna. Hanno già due assessorati e soltanto due consiglieri. Paolo Barbieri ai tributi e Alessia Mancini allo sviluppo economico. Gira voce però che abbiano chiesto verde pubblico e rifiuti, ancora in mano al sindaco e dove la questione sono gli appalti. Con un risvolto d’immagine non da poco, perché sul verde la partita politica, e d’immagine, appunto conseguente, è ancora aperta. I soldi per far funzionare il settore ci sono. Basta saperlo far funzionare e in due anni, basterebbe un taglio dell’erba alla svizzera, cioè con continuità e decoro, si potrebbe fare pure bella figura. Legittimando pure una candidatura a sindaco.

Non solo, ma alcune fonti davano Santucci pronto a passare anche lui in FdI, tant’è che verrebbe già considerato il suo settimo consigliere. Ad ostacolare la scelta, Insogna. Ma fino al 2023 o fino alla fine della giunta. Quando, come lui stesso ha detto nell’intervista rilasciata a Tuscia web, tirerà i remi in barca. Per quanto riguarda il passaggio a FdI, avrebbe detto no perché sarebbe troppa la distanza politica tra lui e FdI. Soprattutto dopo il passaggio “civico” dal centrosinistra di Michelini al centrodestra di Arena.

Una partita politica che avrebbe avuto i suoi riflessi anche sul piano dei rapporti di forza tra i tre parlamentari del territorio. Umberto Fusco, Lega, e Francesco Battistoni devono gestire partiti che si starebbero spaccando in tutta la Tuscia. Con Battistoni che in comune conterebbe soltanto su Arena e in “provincia” solo su Di Sorte. Contrariamente a Marini-Romoli che dalla loro avrebbero la provincia e tutti i consiglieri comunali. Rotelli è invece oggi il terzo che se la gode. Il suo partito è unito e tiene banco. Nella Tuscia e in comune, portando verso di se pezzi degli altri e soprattutto mostrando una capacità attrattiva da parte di FdI finora inedita. Oltre che un partito, con una disciplina interna che funziona, anche un contenitore. Anzi, una specie di magnete capace di attirare verso i propri banchi anche pezzi d’opposizione. Aspetto spesso sottovalutato, quando invece in futuro potrebbe essere letta anche come lungimirante e anticipatoria d’altro. Inoltre, Mauro Rotelli è tra i pupilli di Giorgia Meloni, leader di un partito con il vento in poppa nei sondaggi e tra i possibili candidati a dire la sua alle prossime elezioni. Da Roma in poi.

Anche se a distanza, la crisi politica della maggioranza avrebbe riguardato in qualche modo pure l’opposizione. Giacomo Barelli di Forza civica, all’inizio della crisi, non a caso ha teso al sindaco, in qualche modo, la mano con la proposta di un “governo Draghi” locale. Cioè, se FdI fosse uscita dalla maggioranza, i numeri mancanti Arena li avrebbe potuti trovare all’opposizione formando una sorta di giunta di unità comunale per gestire i finanziamenti in arrivo e, magari, gettare i semi di una nuova coalizione pronta pure, chissà, a ricandidarlo.

La proposta di Barelli pare sia stata valutata attentamente da Lega e Forza Italia che fa riferimento a Romoli. Tant’è che nelle interviste ai loro rappresentanti politici le risposte su questo argomento sono state timidamente negative e disponibili in qualche modo all’ascolto. Una porta che nessuno ha sbattuto in faccia a nessuno. Tranne una, Chiara Frontini, intervenuta all’ultimo con un comunicato che non solo chiede le dimissioni di Arena ma, dall’altra, anche se non si dice, si mette di traverso alla prospettiva dell’unità con l’opposizione. In tal modo, se solo Arena fosse stato tentato, avrebbe dovuto gestire, e semmai dovrebbe, una guerra su due fronti. FdI e Fondazione da un lato, Frontini, Ciambella e altri dall’altro. Impensabile, in questo momento. E difficilmente poi Arena stesso si fiderebbe dei suoi nuovi alleati.


Viterbo - Consiglio comunale - I banchi della giunta

Viterbo – Consiglio comunale – I banchi della giunta


Infine Arena. Se alcuni ne escono malconci, Arena politicamente ne potrebbe venire fuori peggio. Avrebbe completamente perso il gruppo di Forza Italia in consiglio e in provincia non avrebbe più alcun peso. Con la vicenda Talete ancora aperta. Gli resterebbe solo Battistoni, e a Battistoni soltanto lui. E’ stato poi preso in contropiede da FdI che con lui ha fatto le stesse mosse che si sono viste a Civita Castellana. Numero legale e bilancio. Finché non hanno ottenuto il sindaco, passando per nuove elezioni. Adesso tocca a Viterbo, poi il resto della provincia. Fino, secondo alcuni, a prendersi tutto. Il peggior incubo della Lega, che avrebbe potuto fare la stessa cosa. Soltanto due anni fa. Quando c’era il Conte prima dell’emergenza. Ma era troppo presto. Adesso invece è tardi. Da allora sono successe troppe cose e il vento è cambiato. A FdI manca solo un candidato sindaco credibile e con un appeal possibilmente civico. Ci sono però ancora due anni e la partita è aperta. 

Arena poi, almeno nelle interviste, in vista del futuro non è stato sostenuto da nessuno. Nemmeno da Marini. Alla domanda, infatti, rivolta a tutti, se Arena fosse ancora il candidato sindaco per chi lo aveva sostenuto nel 2018, la risposta è stata a dir poco titubante. La pezza d’appoggio a giustificazione è il fatto che manca un biennio alla fine di tutto. Fatto sta che nessuno ha detto: “sì, Arena è ancora il nostro candidato”. Sommando il tutto, ossia le interviste a tutte le forze di maggioranza, si potrebbe anche dire che ad oggi Arena non sarebbe più il candidato ideale del centrodestra a Viterbo.

Tuttavia una mossa azzeccata Arena l’avrebbe fatta. Scatenare la crisi, la stessa che, in fin dei conti, potrebbe salvarlo. L’anomalia che, se tra oggi e domani il sindaco forma la giunta e per questo non si dimette, potrebbe mantenere in piedi la maggioranza ancora a lungo. Con le stesse contraddizioni pronte ad esplodere, e nuovi equilibri interni alla maggioranza, caratterizzati tuttavia da un profondo clima di diffidenza e una tensione più palpabile rispetto al passato.

La mossa è stata proprio l’azzeramento della giunta, cosa che avrebbe preso in contropiede questa volta Fratelli d’Italia. Aver azzerato la giunta avrebbe costretto FdI a confrontarsi con una crisi che, primo, non hanno aperto loro, quindi, li avrebbe anticipati, secondo, l’avrebbero voluta tranquillamente aprire a fine anno. Con il bilancio in comune, come a Civita quando Caprioli è caduto, e le elezioni provincia. Ora, invece, se la crisi in comune rientra, riaprirne una nuova a novembre-dicembre diventa più difficile. Anche agli occhi dell’opinione pubblica. Troppo azzardato, anche se in politica, come nel calcio, non è detta mai l’ultima. 

Daniele Camilli


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30 agosto, 2021

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