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Castel Sant'Elia - Il ritratto, fatto dai concittadini, dell'uomo che sabato sera ha sparato a sangue freddo alla moglie togliendosi poi la vita davanti alla figlia - FOTO E VIDEO

“Ciriaco Pigliaru era un padre padrone, Anna voleva solo essere libera…”

di Daniele Camilli
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Castel Sant’Elia – Padre padrone. “Ciriaco Pigliaru era un padre padrone, come quelli di una volta. La moglie ha lavorato per lui, per anni. A guardare e prendere il latte alle pecore. Poi se ne è andata perché voleva un futuro tutto suo. Uccidendola l’ha voluta privare della libertà, togliendole la vita”.

“Un padre padrone” diventato assassino. E su questo, le voci raccolte ieri a Castel Sant’Elia, sono concordi. Una cultura patriarcale e maschilista che nel fine settimana ha ucciso di nuovo. Una cultura assassina. Questa volta nella Tuscia. In un comune di 2500 abitati a sud della provincia e a 33 chilometri da Viterbo.


Castel Sant’Elia – Il casale dove è avvenuto il femminicidio-suicidio

Castel Sant’Elia – Il casale dove è avvenuto il femminicidio-suicidio


Un femminicidio-suicidio. Come tantissimi negli ultimi anni. Sabato sera, all’ora di cena, attorno alle 20,30, Ciriaco Pigliaru ha aspettato la moglie in una villetta di campagna a pochi chilometri dal centro abitato, comune di Castel Sant’Elia, a pochi passi da Nepi e dalla Cassia bis che porta a Roma.

La casa è quella dove la figlia Valentina sarebbe andata a vivere assieme al fidanzato. Appena Anna Cupelloni è arrivata sulla porta di casa, il marito le avrebbe puntato contro un fucile, uccidendola con un colpo sparato alla testa probabilmente da brevissima distanza. Poi ha puntato il fucile contro se stesso, sotto la gola, e si è ucciso. Con la moglie, anche la figlia. Completamente sotto shock per quanto ha visto. Tuttavia, ci sono ancora dei punti che, in merito alla dinamica della vicenda, vanno ancora chiariti. Ad esempio, il fucile con cui Pigliaru ha ucciso Anna Cupelloni sembrerebbe non appartenere all’assassino che pare non avesse neanche il porto d’armi, così come fucili e munizioni in casa. Si desume quindi che qualcuno glielo potrebbe aver prestato. Consapevole o meno dell’utilizzo che Pigliaru ne avrebbe fatto.



“A volte però – fa notare una persona a Castel Sant’Elia – chi ha un fucile magari lo presta a un amico perché deve ammazzare un cane che gli fa danno oppure qualche altro animale che si presenta di notte attorno alle pecore o alle case sparse per le campagne. Qui ce ne sono tante”. E la casa dove è stata freddata Anna Cupelloni sabato sera è una di quelle. Simili quasi tutte nell’ostentare, per mostrare agli altri l’aver fatto i soldi, ma senza pretese, perché non si sa mai. Fatalismo contadino diventato villette di mattoni e cemento in campagna, dove una volta svettavano i casali. 


Castel Sant’Elia

Castel Sant’Elia


A Castel Sant’Elia ieri mattina c’erano poche persone in giro. Nonostante il mercato all’ingresso della mura. Complice anche la pioggia. Qualcuno s’affaccia dai bar, diversi, lungo il vialone principale. Diversi sono disponibili a parlare. Nessuno vuole però nome, cognome e foto. “Qui, bello mio – fa notare un signore seduto al tavolo di un bar – ce conoscemo tutti. Uno ad uno”. E la ferita profonda del femminicidio dell’altra sera restare a lungo.


Castel Sant’Elia

Castel Sant’Elia


Ciriaco Pigliaru, di origini sarde, insieme al fratello aveva un allevamento di pecore ed erano proprietari di alcuni terreni. Proprio nella Tuscia aveva conosciuto sua moglie, Anna Cupelloni, di Nepi, da cui ha avuto le due figlie, Valentina,  31 anni e Valeria, 27. In seguito Pigliaru e il fratello avevano deciso di vendere l’azienda agricola. Il 65enne aveva poi comprato una tabaccheria e un negozio per bambini a Nepi. Chiusi adesso “per lutto”.

“Ciriaco – racconta un’abitante di Castel Sant’Elia – è arrivato qui quando era piccolo. Con le prime migrazioni dalla Sardegna. Ha fatto tutte le scuole qui e sempre qui ha conosciuto Anna. Quando ha aperto la tabaccheria a Nepi noi lo prendevamo in giro dicendogli che s’era fatto nepesino. Lui ci rispondeva sempre che si sentiva solo di Castello”.


Castel Sant’Elia – Femminicidio-suicidio - La casa dove abitavano Ciriaco Pigliaru e Anna Cupelloni

Castel Sant’Elia – Femminicidio-suicidio – La casa dove abitavano Ciriaco Pigliaru e Anna Cupelloni


Secondo le testimonianze raccolte in paese, era stata la moglie a volersi separare da Pigliaru che all’inizio pare l’avesse presa senza troppi drammi. Una scelta autonoma dettata, forse, da una vita difficile. “Anna – racconta una signora – ha lavorato con il marito per trent’anni. Andava a guardare le pecore e a prendere il latte. Ore e ore di lavoro, sacrificio e fatica in mezzo al nulla. Un lavoro che ha permesso alla famiglia di crescere economicamente e aumentare le proprietà. Ma la vita di Anna era annullata. Aveva deciso lei di andarsene e da un po’ vive a Nepi. Il marito era rimasto invece a Castel Sant’Elia.


Castel Sant’Elia – Il casale dove è avvenuto il femminicidio-suicidio

Castel Sant’Elia – Il casale dove è avvenuto il femminicidio-suicidio


La casa dove abitavano Ciriaco Pigliaru e Anna Cupelloni e quella dove Pigliaru ha ucciso la moglie distano poche centinaia di metri in linea d’aria l’una dall’altra. A metterle in collegamento una sterrata percorribile senza troppe difficoltà e con attorno case e qualche attività economica. Lungo la strada ci sono anche delle telecamere.


Nepi - La tabaccheria di Valentina Pagliaru

Nepi – La tabaccheria Pigliaru


“Ciriaco – commenta poi un’altra signora sempre di Castel Sant’Elia – non aveva sopportato la separazione e la scelta fatta dalla moglie”. Una scelta di libertà pagata con la vita.

Nel periodo 1 gennaio-25 settembre 2021, secondo i dati del dipartimento di pubblica sicurezza, sono stati registrati 207 omicidi, con 87 vittime donne, di cui 74 uccise in ambito familiare-affettivo. Di queste donne, 52 hanno trovato la morte per mano del partner o ex.

Daniele Camilli


Multimedia: Fotocronaca: Il paese, la casa, la villetta – Video: Il casale dove è stata uccisa Anna Cupelloni 


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28 settembre, 2021

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