Viterbo - Il processo si è aperto in collegamento video col carcere di Nuoro dove il 46enne è detenuto al 41 bis - Indagini della finanza nell'ambito di mafia viterbese

Evasione fiscale e gioielli rubati nei compro oro, alla sbarra il boss Trovato

Giuseppe Trovato

Viterbo – Evasione fiscale e ricettazione di gioielli rubati, al via il processo al boss di mafia viterbese Giuseppe Trovato. 

L’indagine della guardia di finanza riguarda il periodo dal 2013 al 2018, quando Trovato avrebbe indicato nelle dichiarazioni dei redditi elementi passivi fittizi per un totale di oltre 100mila euro di evasione fiscale. 

Ieri mattina il 46enne calabrese, originario di Lamezia Terme – titolare di ben tre compro oro nella città dei papi ai tempi dell’arresto nel blitz dell’operazione Erostrato del 25 gennaio 2019 – è comparso in videocollegamento dal carcere di Nuoro, dove è detenuto al 41 bis per associazione a delinquere di stampo mafioso, davanti al collegio presieduto dal giudice Eugenio Turco per l’udienza di ammissione prove.

Il processo entrerà nel vivo, con l’ascolto di tutti i testimoni dell’accusa, il prossimo 8 febbraio. Il pm è Eliana Dolce. L’imputato è difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo del foro di Vibo Valentia, sostituito ieri dal collega viterbese Marco Valerio Mazzatosta. Sia l’accusa che la difesa si sono riservati una ulteriore produzione documentale nel corso del dibattimento. 

– Evade 100mila euro coi compro oro, alla sbarra il boss Trovato

Trovato, condannato a 12 anni e 9 mesi di reclusione in secondo grado, è imputato di evasione fiscale, ricettazione e falso nelle sue vesti di imprenditore.

In particolare, avrebbe evaso oltre 100mila euro in cinque anni nell’ambito della gestione dei suoi tre compro oro, nel frattempo chiusi, in via Garbini, via della Palazzina e viale Francesco Baracca. 

Le sue attività sono state passate al setaccio dalla fiamme gialle, in concomitanza con l’inchiesta Erostrato della Dda di Roma sfociata nel blitz del 25 gennaio 2019.

Secondo la finanza, il boss di mafia viterbese avrebbe compiuto “operazioni tali da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei beni”, attraverso false compilazioni o annotazioni sui registri per le ispezioni delle autorità di pubblica sicurezza.

Silvana Cortignani

Guardia di finanza – Immagine di repertorio