Vienna – Continuano a salire vertiginosamente i contagi in Austria e la situazione pandemica nel paese rischia di andare fuori controllo. Per questo Vienna ha deciso di adottare una linea dura contro il Covid. Da lunedì scatta infatti un lockdown generalizzato, poi a febbraio l’obbligo vaccinale.
Vienna – Parlamento austriaco
Lo ha annunciato il cancelliere Alexander Schallenberg parlando da Innsbruck alla nazione. L’Austria è arrivata a questa decisione al termine di settimane in cui, per rispondere alla forza d’urto della quarta ondata, erano già state introdotte importanti misure per frenare il Covid. Prima la regola del 2G, che permetteva l’accesso ai luoghi pubblici e attività ricreative solo ai vaccinati (geimpft) e a chi è guarito dal vuris (genesen). Poi ieri è stato annunciato un lockdown generalizzato, quindi anche per gli immunizzati, nei due Laender più colpiti, Alta Austria e Salisburgo.
Ma l’esecutivo non aveva escluso che quest’ultima misura potesse poi essere estesa a livello nazionale. E così è stato. Da lunedì 22 novembre il lockdown riguarderà infatti tutti gli austriaci, indipendentemente che abbiano fatto o meno il vaccino. La chiusura durerà 20 giorni. Poi, dal 13 dicembre, proseguirà solo per chi non ha ancora ricevuto la prima dose. “È l’unica opzione”, ha commentato il cancelliere Schallenberg.
Questo il primo passo. Poi a febbraio 2022 scatta l’obbligo vaccinale. L’Austria diventa così il primo paese in Europa ad adottare una misura del genere. “Nonostante mesi di impegno non siamo riusciti a convincere abbastanza gente a farsi vaccinare – ha affermato il cancelliere -. Ci sono troppe forze politiche che fanno campagna contro il vaccino, le conseguenze di questo sono terapie intensive intasate ed enorme sofferenza umana”. Schallenberg ha aggiunto che “non è stato facile prendere questa decisione perché a nessuno piace adottare misure che limitano la libertà”, ma ha spiegato che si tratta di una mossa necessaria perché “troppi tra di noi si sono comportati senza solidarietà”.
In Austria l’incidenza settimanale continua a salire e oggi si attesta a 988,7 casi ogni 100mila abitanti. La conseguenza è una forte pressione ospedaliera che fa sì che in diverse strutture sanitarie siano occupati tutti i posti letto di terapia intensiva. E la campagna vaccinale non decolla. Nel paese, che conta poco meno di 9 milioni di abitanti, ha ricevuto almeno una dose il 68,2 per cento della popolazione. Per fare un confronto, in Portogallo l’89 per cento degli abitanti si sono sottoposti almeno alla prima somministrazione, in Spagna l’81,7 e in Italia il 79,2.
Edoardo Venditti
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