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– Ciuffi, spallette, stanghette, leve, corde e cavalletti. Ci sono tutti.
Dal più anziano al più giovane. Dal più alto al più basso. Ognuno ha il suo ruolo. Ognuno è indispensabile (fotoracconto).
A pochi giorni dal trasporto di Fiore del cielo i facchini di santa Rosa si sono riuniti alla chiesa della Pace. Il loro tradizionale luogo di ritrovo. Qui si radunano a giugno per le prove di portata e qui, ieri, si sono visti per mettere a punto gli ultimi particolari. Un incontro fondamentale per poi portare la macchina e per stabilire la formazione definitiva.
Il capofacchino Sandro Rossi li ha passati tutti in rassegna. Con sguardo attento e concentrato li ha posizionati in fila uno per uno.
Prima i ciuffi, poi le spallette e così via, controllando al millimetro l’altezza delle spalle per definire la formazione e consegnare a ognuno di loro gli “attrezzi del mestiere”, quei supporti in pelle e stoffa che useranno per proteggersi dal peso della macchina la sera del tre settembre.
La formazione dei facchini, infatti, viene decisa in base all’altezza e deve seguire anche la forma a schiena d’asino delle strade che la macchina dovrà percorrere. Con i facchini più alti ai lati della macchina per ogni fila. Quelli più bassi al centro. Ciò che viene misurata è in particolare l’altezza del punto di portata. E per fa questo con precisione viene usato un simulatore.
Negli occhi dei facchini, fissi su quelli del capofacchino e del presidente del sodalizio Massimo Mecarini, c’è spazio per tante emozioni diverse. C’è l’orgoglio e la fierezza di far parte di una grande famiglia e di essere uniti in nome della loro amata Santa Rosa. C’è la tensione e la preoccupazione per lo sforzo che sanno di dover affrontare. C’è la frenesia e la fretta di arrivare presto a quella sera per essere ancora una volta i protagonisti di un miracolo.
E Sandro Rossi, che sa bene come prenderli e che li guarda come se fossero tutti ragazzi, è proprio come un padre di famiglia: severo e comprensivo, scherzoso e austero. Li riprende se non prestano attenzione, li incoraggia se legge nei loro volti qualche tentennamento.
Ma la prova generale, per i facchini di Santa Rosa, è anche l’inizio della festa. Un momento per stare insieme, tutti, e per accogliere i nuovi ragazzi che si sono aggiunti alla formazione. Quest’anno sono sei, più il dottor Martinengo che si aggiunge agli altri quattro medici che seguiranno il trasporto.
A loro, i nuovi arrivati, spetta il compito di presentarsi e di dimostrare davanti agli altri l’amore per Santa Rosa intonando la canzone a lei dedicata.
Il grosso è fatto, i ruoli sono stati definiti, ma prima di sciogliere i ranghi e darsi appuntamento sotto Fiore del cielo per altri piccoli dettagli tecnici, non può mancare il grido unanime che da sempre li carica e li unisce. “Evviva Santa Rosa!” dice il capofacchino Rossi. “Evviva, evviva, evviva!” rispondono loro in coro facendo vibrare le pareti.
Dalla chiesa della Pace si passa quindi a Porta Romana, sotto l’impalcatura della macchina. In realtà non per tutti è indispensabile quest’ultimo incontro perché serve più che altro per chi deve imparare a posizionare i cavalletti sotto Fiore del cielo e per chi deve agganciare le spallette alla struttura.
Ma è un’occasione che in pochi si lasciano sfuggire. Qualche ciuffo si inginocchia per provare a posizionarsi al suo posto, le spallette aggiuntive vengono inserite e tolte più di una volta per non lasciare nulla al caso e gli addetti ai cavalletti studiano il modo più corretto per essere preparati al loro compito.
Ormai è davvero tutto pronto. Non resta che attendere il tre settembre e il fatidico “Sollevate e fermi”.
Francesca Buzzi
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