L’avvocato Luca Nisi
Viterbo – (sil.co.) – Ha patteggiato il 14 gennaio una condanna a un anno di reclusione per calunnia la madre di una minorenne che nel 2017 aveva ingiustamente denunciato un uomo oggi 46enne poi assolto con formula piena, di perseguitare la figlia all’epoca 17enne e avere tentato di investirla con la macchina.
L’uomo, che ha subito un mese di arresti domiciliari, dopo la sentenza ha a sua volta denunciato la donna per calunnia. Il processo si è chiuso pochi giorni fa davanti al gup Francesco Rigato con la condanna a un anno dell’imputata, che ha potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito alternativo.
A darne notizia il difensore del 46enne, avvocato Luca Nisi, che si è sempre battuto perché venisse riconosciuta l’estraneità ai fatti contestati del suo assistito.
“Si tratta di un uomo perbene – sottolinea il legale – che ha avuto la vita stravolta dalla vicenda, da accuse infondate e infamanti la cui memoria non potrà essere cancellata nemmeno dall’assoluzione piena, ottenuta dal giudice Silvia Mattei con la formula più ampia, ovvero perché il fatto non sussiste. Anche se ora può dire che giustizia è stata fatta, per lui è stato un calvario, col rischio, pur sapendosi innocente, di venire condannato per stalking aggravato, in quanto a carico di una presunta vittima minorenne, che prevede condanne fio a sei anni di carcere”.
Secondo l’accusa, a Graffignano. aveva minacciato e preso a calci e sputi alla fermata del pullman la presunta vittima, una studentessa all’epoca ancora minorenne. Era metà novembre 2017 e la giovane aspettava il bus per andare a scuola quando l’uomo è stato fermato la prima volta, finendo due volte agli arresti domiciliari, con le gravi accuse di stalking e poi anche di tentato omicidio. Un’accusa, quest’ultima, venuta subito meno in seguito ad alcune testimonianze raccolte dalla difesa, che lo hanno scagionato, fornendo una diversa versione dei fatti agli inquirenti.
Tra i due ci sarebbe stata una solida amicizia, nonostante la differenza di età. Tanto che, nel corso del processo, l’avvocato Nisi ha chiesto ragione alla giovane, diventata nel frattempo maggiorenne, dei tabulati secondo i quali, anche dopo l’arresto, la “coppia” avrebbe continuato a scambiarsi lunghe telefonate, anche di due ore, due ore e mezza.
Il giudice Francesco Rigato
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