Viterbo – Di cose bislacche in decenni di attività giornalistica ne ho lette molte. Ma la memoria, anzi le “osservazioni e considerazioni” dell’amministratore unico della Francigena, Guido Scapigliati, depositate in commissione Gestione partecipate, le superano tutte anche in confusione concettuale e approssimazione semantica.
Guido Scapigliati
Ad iniziare dall’incipit diciamo così “madrakista”: “Per il rispetto che osservo nei confronti delle Istituzioni e perché credo in Dio, ho evitato, nei precedenti giorni di festività, di parlare ai vari giornalisti che mi chiedevano dichiarazioni, attendendo di chiarire la mia posizione avanti alla V Commissione il 29 dicembre, ritenendo che questa fosse la sede appropriata. Purtroppo, non mi è stato consentito neanche di partecipare a tale riunione, nonostante fosse stata convocata unicamente per questioni riguardanti Francigena e nonostante io sia tuttora Amministratore della Società, fino alla mia sostituzione”. Insomma ci sembra di capire che se uno crede in Dio non risponde ai giornalisti… Soprattutto se si è in giorni festivi. Un incipit a dir poco bislacco, appunto. Disturbare Dio per motivare il fatto di essersi rifiutati di rispondere è veramente strano. Ma lo slittamento semantico della prosa di Scapigliati non finisce qui.
Enrico Maria Contardo e Guido Scapigliati
Subito dopo Scapigliati, ci spiega qual è l’essenza della democrazia: “Un tale atteggiamento contraddice l’essenza stessa della democrazia, il cui primo e fondamentale valore riconosce a chiunque – anche a chi si è macchiato dei peggiori crimini (e certamente io non sono tra questi, anche perché non mi sono macchiato di nessun crimine) – il diritto di difendersi”. E aggiunge: “Sono invece stato oggetto di un processo sommario tenuto in poche ore da un giornale on line e da una minoranza politica che ha cercato di sfruttare la situazione per finalità di convenienza propria; questo processo si è celebrato nel corso di una mattina di un giorno prefestivo e di lockdown (24 dicembre); sono stato condannato senza appello e senza difesa. Tutto il resto è solo una conseguenza”.
Insomma una confusione tra democrazia e stato di diritto. Una confusione tra processo e critica doverosa che nelle democrazie occidentali basate sullo stato di diritto è compito precipuo della libera stampa. Tanto che la libertà di stampa viene sancita dall’articolo 21 della nostra costituzione e dal primo emendamento di quella statunitense.
Al signor Scapigliati abbiamo telefonato più volte proprio per il diritto di replica e per avere una spiegazione su certi apprezzamenti. Ma insomma Dio sembra non abbia voluto. Ma in una democrazia occidentale le istituzioni possono e debbono essere criticate. Se del caso.
Ma la confusione dei piani, gli sviamenti semantici e il vittimismo nella memoria di Scapigliati sono continui. E invece di chiedere semplicemente scusa, cosa che non ha mai fatto, mistifica la sostanza della questione. Facendosi domande.
Riportiamo la prima che ha dell’incredibile.
“Mi chiedo allora: sono gravi i miei post su Facebook – di cui dirò appresso – o sono gravi questi atteggiamenti estremisti di condanna senza difesa, di massacro mediatico solo per interessi politici della minoranza, di finta intransigenza e moralismo?”. Insomma Scapigliati si domanda, sembrerebbe sul serio, se i suoi post sono gravi. Intanto, se non fossero stati gravi perché il profilo che li conteneva è stato cancellato? Perché si è dimesso?
Ma poi vale la pena ricordare alcuni post:
Il 13 marzo: “Con veri servizi segreti la Lagarde non sarebbe più un problema: e per giunta un bel segnale. Vladimir dicci del caffè al polonio”.
Il 7 aprile: “Da sopravvissuti, riscriveremo la storia: o nelle urne con la matita, o nelle piazze col sangue”.
Il 30 aprile: “Bei tempi quelli degli anni di piombo: se non altro era più facile schierarsi”.
Il 26 maggio: “Stanno nascendo gruppi di azione popolare in contrapposizione agli assistenti civici. Ogni quartiere avrà il suo gruppo (armato)”.
Il 6 settembre: “A distanza di 35 anni ho un’ammirazione profonda per Nar, Br, e tutti gli altri movimenti che osarono la lotta armata”.
L’11 novembre sempre di quest’anno dopo aver condiviso un articolo del Fatto quotidiano dal titolo “Lettere firmate ‘Le nuove Brigate Rosse’ recapitate alla sede nazionale del Pd e a diversi sindaci Emiliani”, il commento: “Finalmente!” di Scapigliati. Scritto in stampatello.
Il 19 novembre: “Se portate l’Ak47 in piazza, mi raccomando: non dimenticate la mascherina”.
L’Ak-47 è il fucile d’assalto ideato e progettato in Unione Sovietica. Più noto come Kalašnikov.
I post sono talmente poco gravi che, udite udite, Scapigliati si sente costretto a scrivere la seguente frase, per ben due volte: “Non sono un terrorista, non sono iscritto a nessun partito politico o movimento e, tanto meno, ho mai compiuto azioni riconducibili alla lotta armata”. Signor Scapigliati chi può avere la necessità di affermare una cosa del genere se non chi ha scritto frasi gravi, anzi gravissime?
E dopo sente l’esigenza di dire: “Condanno, a scanso di ulteriori equivoci, fraintendimenti o strumentalizzazioni, la violenza in ogni sua forma o espressione. Condanno il terrorismo e soprattutto le nefandezze e le atrocità che furono compiute nei così detti “anni di piombo”.
Se non erano gravi i suoi post, perché dover dire certe cose? Delle due l’una: o i post non sono gravi e allora non ha senso dire certe cose e pure dimettersi; oppure le cose dette sono veramente tanto gravi e per difendersi bisogna chiarire di “non essere un terrorista”.
Come spesso accade la toppa è peggiore del fatto. Sì perché Scapigliati, sempre senza mai chiedere scusa alle vittime del terrorismo e ai loro familiari, ecco come qualifica i suoi post: “Ironia, paradosso, satira, sarcasmo, provocatorio cinismo e gigionismo, bene descrivono il loro tono”.
Prima rileggetevi i post. E vedete dove sia l’ironia e la satira nell’affermare che: “A distanza di 35 anni ho un’ammirazione profonda per Nar, Br, e tutti gli altri movimenti che osarono la lotta armata”. Qui non c’è nulla di ironico. E se ci fosse ironia, che non si vede da nessuna parte, sarebbe sulle centinaia di morti prodotti dai terroristi. Sarebbe uno sberleffo, uno schiaffo in faccia alle vittime del terrorismo. Buona parte delle quali sono poliziotti e carabinieri, è bene ricordarlo. Ma c’erano anche politici, magistrati, giornalisti, dirigenti d’azienda e semplici cittadini. Basta pensare alla strage di Bologna.
Ovviamente, non senza astuzia, Scapigliati si lancia a difendere altre proposizione. Non questa che è indifendibile. Tanto che tutti i politici hanno preso le distanze. Se lo fa, lo fa di striscio e alla lontana, affermando “Ammirare valore ed ardimento non vuol dire essere terrorista o istigare alla violenza”. Magari qualcuno spieghi che l’essenza del terrorismo è la violenza. Dalla voce “terrorismo” del vocabolario Treccani: “L’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili”. E non ha nessun senso ammirare i terroristi se non per quel che sono.
E gli altri post nel loro insieme non fanno affatto capire che si tratti di “gigionismo”. Eppure fosse, lo ribadiamo, non si può gigioneggiare su centinaia di morti. Non si può ammirare chi voleva ribaltare le istituzioni repubblicane uccidendo, scannando in strada centinaia di persone. Eppure Scapigliati non si degna di chiedere scusa, non a chi lo critica ovviamente, ma ai morti e ai loro familiari.
Senza alcun senso delle proporzioni e sempre usando le parole in modo bislacco Scapigliati giunge ad affermare: “La violenza, nei fatti, è quella che ho dovuto subire Io”.
Ovviamente non finisce qui la cosa: per Scapigliati le critiche ovvie che gli sono piovute addosso non sono che una “canea”. E ovviamente gli articoli sono ovviamente “articoli strumentali”.
Alla fine Scapigliati ritiene opportuno ribadire: “Non sono un terrorista, non sono iscritto a nessun partito politico o movimento e, tanto meno, ho mai compiuto azioni riconducibili alla lotta armata”. Il tutto sempre senza mai chiedere scusa alle vittime e ai familiari delle vittime.
Ovviamente, come dimostrato a ripetizione facendo diverse telefonate, siamo a disposizione per una intervista a Scapigliati. Perché Scapigliati con la sua memoria non ha spiegato nulla. E soprattutto non ha chiesto mai scusa ai familiari delle vittime.
Carlo Galeotti
Articoli: Fusco (Lega): Sconvolgente “difesa” di Scapigliati: “Non sono un terrorista. Non ho mai compiuto azioni riconducibili alla lotta armata” di Daniele Camilli – “Quanto esternato da Scapigliati è grave, indecente e osceno anche se solo pensato…” – Francesco Coco, Carlo Casalegno, Aldo Moro, Guido Rossa, Antonio Varisco, Mariano Romiti… di Carlo Galeotti – L’assessore Contardo: “Non condivido i post, ma Scapigliati ha ottenuto risultati positivi…” – “Guido Scapigliati gode della piena fiducia dell’amministrazione comunale” di Daniele Camilli – Caso Scapigliati, rimossa la pagina Facebook mentre l’opposizione punta il dito su Contardo– “Guido Scapigliati si è dimesso” – “Da sopravvissuti, riscriveremo la storia: nelle urne con la matita o nelle piazze col sangue…” di Daniele Camilli – “A distanza di 35 anni ho un’ammirazione profonda per Nar e Br, che osarono la lotta armata” – Arena: “Scapigliati si deve dimettere subito” – Turchetti: “Guido Scapigliati deve inevitabilmente dimettersi” – Benedetti: “Gravissime le frasi su Facebook di Scapigliati, intervenga il sindaco Arena” – Smeriglio: “Chi amministra aziende pubbliche deve rispettare la Costituzione” – I capigruppo di opposizione: “Post gravi e da condannare, se veri nomina di Scapigliati va revocata”
Osservazioni e considerazioni dell’Amministratore unico della società Francigena s.r.l. – V commissione consiliare del comune di Viterbo in data 29 dicembre 2020
Per il rispetto che osservo nei confronti delle Istituzioni e perché credo in Dio, ho evitato, nei precedenti giorni di festività, di parlare ai vari giornalisti che mi chiedevano dichiarazioni, attendendo di chiarire la mia posizione avanti alla V Commissione il 29 dicembre, ritenendo che questa fosse la sede appropriata. Purtroppo, non mi è stato consentito neanche di partecipare a tale riunione, nonostante fosse stata convocata unicamente per questioni riguardanti Francigena e nonostante io sia tuttora Amministratore della Società, fino alla mia sostituzione.
Un tale atteggiamento contraddice l’essenza stessa della democrazia, il cui primo e fondamentale valore riconoscea chiunque – anche a chi si è macchiato dei peggiori crimini (e certamente io non sono tra questi, anche perché non mi sono macchiato di nessun crimine) – il diritto di difendersi.
Sono invece stato oggetto di un processo sommario tenuto in poche ore da un giornale on line e da una minoranza politica che ha cercato di sfruttare la situazione per finalità di convenienza propria; questo processo si è celebrato nel corso di una mattina di un giorno prefestivo e di lockdown (24 dicembre); sono stato condannato senza appello e senza difesa. Tutto il resto è solo una conseguenza.
Mi chiedo allora: sono gravi i miei post su Facebook – di cui dirò appresso – o sono gravi questi atteggiamenti estremisti di condanna senza difesa, di massacro mediatico solo per interessi politici della minoranza, di finta intransigenza e moralismo?
Mi viene contestato dinon aver rispetto delle istituzioni democratiche. Ma ha rispetto delle istituzioni democratiche chi svolge processi sommari e condanna senza neanche sentire “ l’imputato”?
Nessuno – a parte giornalisti con morbose voglie di scoop – mi ha chiesto conto dei miei post su Facebook. Nessuno mi ha chiesto se esiste una spiegazione ed eventualmente di darla. Tutte le persone con cui fino a qualche giorno fa mi relazionavo e che da anni mi conoscono, professandosi come amici, referenti, hanno dichiarato – nella migliore delle ipotesi – di non conoscermi; altrimenti hanno qualificato i miei post come indecenti, deleteri. Un particolare ringraziamento voglio fare, invece, ai tanti conoscenti e a quei dipendenti della società Francigena che mi hanno manifestato la loro solidarietà, sincera e non di rito.
Rispondo quindi solo ora, dopo alcuni giorni, agli attacchi del giornale on line, e non con lo stesso metodo mediatico, di cui non approvo questo modo di processare, condannare e archiviare, senza audizione e senza appello. Purtroppo le sedi istituzionali dove credevo di trovare una tutela non mi hanno consentito neanche di essere presente. Per questo motivo chiedo che il mio documento sia depositato agli atti della V commissione.
Non sono un terrorista, non sono iscritto a nessun partito politico o movimento e, tanto meno, ho mai compiuto azioni riconducibili alla lotta armata. La cosa più “osata” che abbia mai fatto è avere partecipato ad una fiaccolata insieme a tantissimi viterbesi in segno di solidarietà ad un nostro concittadino e stimato politico. Neppure ai tempidell’università ho mai preso parte o condiviso quella che allora si chiamava: lotta politica.
A proposito di vera violenza politica vale la pena di ricordare i suggerimenti al Ministro degli Interni del Presidente della Repubblica – Francesco Cossiga – mentre era Senatore a Vita: «Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettanoa ferro e fuoco le città, dopodiché, una volta che nell’opinione pubblica è cresciuta la paura per i manifestanti, farintervenire la polizia per «mandarli tutti in ospedale». [Intervista di Andrea Cangini, Quotidiano Nazionale (Il Giorno /Resto del Carlino/La Nazione), 23 ottobre 2008]
Questa è violenza politica.
Condanno, a scanso di ulteriori equivoci, fraintendimenti o strumentalizzazioni, la violenza in ogni sua forma o espressione. Condanno il terrorismo e soprattutto le nefandezze e le atrocità che furono compiute nei così detti“anni di piombo”.
A proposito della difesa dei valori costituzionali e, più in generale della Costituzione stessa, sono innumerevoli i miei post che testimoniano il mio sentimento a riguardo della sua inviolabilità. Ed ogni qualvolta si sia tentato, con patti di bottega o con improvvidi referendum, di modificarla ho scritto e ribadito, in modo perentorio, il mio totale dissenso: inutile dire quale sia stato il mio voto all’ultimo referendum. Considero la Costituzione della Repubblica Italiana il primo e più importante baluardo a difesa dei diritti e delle libertà del Popolo Italiano e, proprio per questo, imprescindibile fondamento del nostro Stato di diritto.
Proprio perché garantito dalla Costituzione, a proposito di libertà di pensiero, veniamo ai miei post: ironia, paradosso, satira, sarcasmo, provocatorio cinismo e gigionismo, bene descrivono il loro tono. Non già dunque, come strumentalmente riportato, “l’istigazione al terrorismo”. Parrebbe, infatti, non spiegabile ai più, se chi difende la Costituzione con ardimentosa foga possa sostenere coloro che, in certo qual modo, la oltraggiavano.
Non vedo, infatti, cosa ci sia di deprecabile nel riferire che negli anni di piombo fosse più facile schierarsi. E’ evidenteche lo schieramento fosse contro il terrorismo, proprio perché le atrocità da questo commesse non potevano di certo lasciare spazio a dubbi o tentennamenti. Oggi, francamente, vista la rapidità di cambiamento di pensiero della politica, secondo lo spirare dei venti, a volte, non è così semplice schierarsi. L’ammirazione per chi si ribella nonimplica affatto che se ne debbano condividere i motivi di ribellione e tanto meno le modalità, se violente. Nonsopporto l’uniformità e l’unicità di pensiero e se qualcuno si ribella o dissente in modo civile e non violento, continuerà ad avere tutta la mia ammirazione. Non vedo come si possa gridare al fascismo se si invoca l’onore peri caduti della X MAS o El Alamain dove persino dai nemici, poi futuri vincitori, fu riconosciuto l’onore delle armi. Il post per altro non è mio, ma dell’Ammiraglio Nicola De Felice della Marina Italiana. Ammirare valore ed ardimento non vuol dire essere terrorista o istigare alla violenza. Il riferimento a possibili scenari cruenti, è ribadire che nel manifestare il proprio dissenso, in Italia, o come di recente in Francia, può capitare di farsi male. A tale riguardo,con riferimento all’Italia, giova ricordare cosa accadde nelle piazze di Genova, nel luglio del 2001, durante il G8 e peggio ancora nella Caserma Diaz. A manifestare erano movimenti no global ed associazioni pacifiste: eppure conosciamo quali furono gli esiti. Di alcuni post credo sia stato completamente travisato il senso e l’ironia.
La violenza, nei fatti, è quella che ho dovuto subire Io. A quale scopo? Denigrare la mia persona, con l’intento diinficiare le scelte e gli atti da me compiuti nella gestione della società Francigena sempre ispirati dai criteri della buona amministrazione e dal rispetto della legge.
Dare attuazione ad una sentenza esecutiva non solo è prerogativa, ma obbligo per un amministratore di una società di capitale pubblico. A tale proposito giova, infatti, ricordare che la Corte dei Conti ha competenza nei giudizi in materia di contabilità pubblica ed in particolare di responsabilità amministrativa dei pubblici funzionari i quali vengono chiamati a rispondere del loro operato in caso di danni patrimoniali all’amministrazione per comportamento doloso o colposo. Non dare attuazione ad una sentenza esecutiva o farlo in modo “blando”prolungando esageratamente i tempi di recupero di somme indebitamente percepite dai dipendenti può certamente configurarsi come comportamento doloso o colposo; nel caso di specie il primo parziale recupero è avvenuto dopo oltre 7 mesi dall’emissione della sentenza, e dopo innumerevoli tentativi di mediazione, come dacarteggi depositati al protocollo della società.
Le mie dimissioni non sono state un atto dovuto e la mia scelta in tal senso è stata riferita al Sindaco immediatamente, già nella notte dal 24 dicembre u.s.. Tale scelta è stata motivata dal fatto che, visto il tono del primo articolo del giornale web, ho immaginato che la canea che si sarebbe scatenata di lì a poco con ulteriori e strumentali articoli in danno della mia persona, avrebbe potuto creare più di qualche imbarazzo, come è poi puntualmente avvenuto.
Ribadisco con forza che il mio operato in Francigena è cristallino ed esemplare. Ritengo che i risultati raggiunti,nonostante le criticità dell’ambito operativo sia all’interno che all’esterno della società, e la particolare congiuntura, di certo non favorevole, lo dimostrino inequivocabilmente. Non voglio qui dilungarmi con numeri, indicatori od analisi tecniche, se il Socio lo vorrà ci sarà tempo e modo. Ovviamente il merito non è soltanto mio, ma di una bellissima squadra di collaboratori seri, preparatissimi e, soprattutto, leali: proprio per questo li ringrazio.
Non sono un terrorista, non sono iscritto a nessun partito politico o movimento e, tanto meno, ho mai compiuto azioni riconducibili alla lotta armata.
Guido Scapigliati