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Viterbo - Il segretario organizzativo regionale Uil scuola fa il punto sull'anno trascorso e su cosa c'è da attendersi dal prossimo

“La scuola è luogo di libertà non deve essere utilizzata dalla politica per il consenso”

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Silvia Somigli, segretario organizzativo regionale Uil Scuola

Silvia Somigli, segretario organizzativo regionale Uil Scuola


Viterbo – (p.p.) – “La scuola è luogo di libertà non deve essere utilizzata dalla politica per il proprio consenso”. Il segretario organizzativo regionale Uil scuola fa il punto. Sull’anno trascorso e su cosa c’è da attendersi dal prossimo.

Il 2020 è stato un anno difficile e di battaglie.
“L’Italia del 2020  – dice Somigli – si muove spinta da pressioni politiche ed emergenze sanitarie e  la scuola si è trovata  a vivere nell’onda anomala  dell’anno trascorso. Una condizione di lavoro dura per tutti gli operatori di questo mondo, con un unico accordo rispettato, quello per gli esami di Stato e molte “opere incompiute” lasciate nei cassetti dei palazzi. Decisioni prese, scaricate sulle scuole, poi modificate in una logica visionaria. L’aver spostato la data di apertura delle scuole serve solo a prendere tempo in un compromesso tutto politico,  lontano dalla realtà di tutti i giorni. 

In un quadro drammatico di preoccupazione, non sono i sondaggi a doverci dare le risposte che cerchiamo, ma la politica del fare. La scuola è luogo di libertà e non di omologazione e standardizzazione e non può e non deve essere utilizzata dalla politica per il proprio consenso. La comunità educante si rafforza con l’autogoverno, con la democrazia, con la condivisione e con la partecipazione. L’autonomia delle scuole serve a questo.

Questo anno ha insegnato  che gli interventi devono essere molteplici e diversificati per aree geografiche. Non bastano gli investimenti finanziari, che pure ci sono stati, serve un ripensamento complessivo. Riaprire le scuole chiuse e trovare spazi per nuove ‘scuole di prossimità’ sarebbe una scelta saggia che dovrebbe andare oltre l’emergenza”.

Come giudica il lavoro del governo? Quali sono state le mancanze più gravi?
“Misure elettorali  senza elezioni, scelte governative senza governo della realtà. La politica semplificata, di natura populista, oltre a non conciliarsi con la democrazia e la partecipazione, si è rivelata inefficace nel risolvere problemi seri e complessi.

Manca la cultura di governo che restituisca a questa politica la visione del mondo reale. La pandemia non risponde alla narrazione e ai decreti, peraltro approvati in assoluta autoreferenzialità, senza fondamento sui dati scientifici su cui ottenere e misurare il consenso sociale. Il ruolo del sindacato è anche quello di tenere sotto controllo la temperatura democratica di un Paese. Serve il contatto con la società, attraverso i metodi democratici del confronto e della condivisione con le forze vive del paese.

La sfida da cogliere è quella di mettere in sintonia le città, le attività produttive, i tempi del paese con la scuola e non viceversa. Gestire tempi, spazi, opportunità, distinguendo tra aree metropolitane e altri territori. Nei piccoli centri la presenza della scuola è già elemento trainante. Penso al Viterbese, perseguire una nuova offerta sul territorio significa passare dalle aggregazioni numeriche, dai dimensionamenti fatti a tavolino, alle scuole di prossimità. Un progetto nuovo da perseguire in controtendenza rispetto alle politiche orientate al mercato degli ultimi anni”.

Come sindacati vi siete sentiti coinvolti?
“L’isolamento del ministro è stato evidente e la responsabilità dell’azione sindacale è diventata dirimente. Il bilancio delle relazioni con il ministro segna il passo: è del tutto inesistente e continuiamo ad assistere a politiche sbagliate e inefficaci rispetto ai grandi problemi aperti. La mancanza di confronto sta parcellizzando le sedi di decisione. Le scuole, sommerse da circolari, inviate di giorno e di notte, operano come possono.

Così mentre al paese serve azione di governo per aumentare la fiducia che si sta riducendo sempre di più, il Governo cerca responsabilità, invece di dare risposte.
Siamo ancora in attesa di dati certi degli effetti pandemici sulle scuole mentre è chiaro che è saltato il meccanismo di prevenzione e tracciamento. In questa situazione la scuola  è parte lesa.

La responsabilità dell’azione sindacale non è mai venuta meno nonostante le pessime relazioni istituzionali: è stato sottoscritto l’accordo per gli Esami di Stato che ha dato i risultati per i quali era stato predisposto e quello per il rientro in sicurezza, poi abbandonato nella convinzione che il peggio fosse passato.

Le misure che continuiamo a rivendicare sono: riduzione del numero  degli alunni per classe; i dispositivi sanitari per il tracciamento e per il monitoraggio  sanitario; i trasporti dedicati e diversificati per ambiti geografici e l’ innovazione tecnologica e digitale della pubblica amministrazione. Vanno usati i soldi del Mes per i presidi sanitari nelle scuole e per i dispositivi di protezione individuale (Dpi). Priorità assoluta il  piano di vaccinazione del personale scolastico che è in prima linea nel contrastare gli effetti della pandemia. In questa fase di avvio di campagna di vaccinazioni si pensi al personale della scuola. A scuole chiuse non serve”.

I ragazzi delle superiori stanno rientrando in classe. Prevede ulteriori stop o la situazione è stata ben gestita?
“Persistono assembramenti sui mezzi di trasporto, nonostante le corse dedicate, ma anche la parziale copertura dei protocolli  sanitari, non proporzionali  alla densità della popolazione scolastica alla ripresa dell’attività didattica.

È in atto una protesta diffusa degli studenti, che oltretutto lamentano  la complessità  del doppio turno orario delle scuole e la mancanza di strutture adeguate, ad esempio la mensa,  che limita il loro benessere e la possibilità di mantenere integre alcune prassi consolidate. Inoltre, anche la debolezza della rete di connessione telematica delle scuole che devono garantire equi sistemi di rete per tutti.

La situazione è tuttavia gestita dall’impegno e dalla perseveranza dei dirigenti scolastici, accanto a tutto il personale, che con professionalità e buona volontà si dedicano al ripristino di un ambiente  di lavoro adeguato”.  
  
Si legge che stanno aumentando i suicidi tra i ragazzi che sentono la mancanza della scuola.
“Non ci dimentichiamo che la scuola è la seconda agenzia educativa dopo la famiglia; laddove la famiglia è latitante, se non assente, la scuola è la luce vera, quella luce che può e deve illuminare il cammino dei ragazzi, ispirando le loro scelte migliori.

In questo ultimo anno, la solitudine dei ragazzi è cresciuta. Il disorientamento e la paura hanno preso il sopravvento specialmente sui più fragili ed ecco che, in assenza di supporto, qualcuno ha scelto la fuga…”.

Oltre alla gestione durante la pandemia, quali altre criticità sconta il mondo della scuola e quale è la considerazione che gli viene data in questo paese?
“Ogni anno la scuola vive il doppio processo della definizione dell’organico di fatto e di diritto. Un sistema che ha costi burocratici, umani, finanziari che non possiamo più permetterci.
Bisogna risolvere il problema del precariato e del reclutamento utilizzando le risorse derivanti dai capitoli finanziari del Next Generation EU.

La proposta è di un organico triennale che dia stabilità e continuità. Dopo i tre anni il personale deve essere stabilizzato. Non si possono scaricare sulle persone le inadempienze governative e istituzionali.

Il modello concorsuale ha mostrato in questi mesi tutta la sua fragilità, un fallimento annunciato. Una procedura che non rispetta i tempi della scuola e non riesce a garantire selezioni trasparenti, sempre più in mano alla giurisprudenza. La presenza nel nostro sistema di istruzione di oltre 200 mila precari impone misure nuove. Serve un nuovo sistema di reclutamento.

Nel corso del triennio i lavoratori precari dovrebbero essere stabilizzati con un percorso di formazione e valutazione finale. Ci sarebbe una stabilità del sistema in termini di continuità didattica e amministrativa, con vantaggi economici anche rilevanti, ovviamente bisogna superare la logica finanziaria del Mef, tutta spostata sul bilancio annuale. E’ stato un errore avere accorpato il ministero del bilancio economico, che aveva la funzione programmatoria e di spesa, con quella propria del Tesoro che invece deve finanziare le spese”.

In questo periodo di emergenza pensa che l’unita sindacale sia utile?
“Certamente, pur nelle differenti connotazioni e tratti distintivi che ci caratterizzano, è utile per i lavoratori condurre delle battaglie insieme, nella consapevolezza che l’unitarietà di proposte di interesse e ricaduta generale è un modo per mettere a sistema piattaforme condivise a tutela dei lavoratori che sono stufi di bandierine, ma hanno bisogno di proposte coese per risolvere i problemi. 

Un’armonizzazione di un’azione sindacale unitaria non può e non deve rivendicare supremazie di idee, perché sulla scuola, che è bene comune, si hanno sempre e comunque le stesse idee e le medesime aspettative. Le idee, i progetti e le linee guida non è detto che non siano pensate da più persone e condivise e le proposte, se diventano patrimonio e discussione collettiva, servono per realizzare i risultati attesi dalla categoria, che ormai poco apprezza riti e procedure di vecchia burocrazia sindacale.

Credo che la tutela dei diritti non vada discussa, ma solo garantita ai lavoratori a prescindere da chi inizia il dibattito. Unità sindacale non è rivendicazione di primati, ma volontà di essere uniti per obiettivi comuni che vedono nella tutela dei diritti dei lavoratori il principio cardine su cui fondare l’attività sindacale, nel solo, unico ed univoco interesse generale della comunità scolastica, fin troppo usurata dai tragici esiti della pandemia, che ha reso ancora più forte il senso di unità sindacale. A prescindere dalle diversità culturali fin troppo chiare.
Non importa chi per primo apre il dibattito, importa dialogare e fare sintesi per il bene comune”.

Il suo augurio e il suo impegno per i mesi a venire?
“Poterci vaccinare tutti – conclude – . Il mio impegno è di continuare ad essere al servizio del territorio… nelle scuole e tra la gente. Il 2020 è stato un anno difficilissimo, pieno di momenti bui e dolorosi, tuttavia gli strumenti che siamo stati capaci di mettere in atto, le scelte operate, le decisioni prese hanno portato la Uil Scuola ad una crescita politica e organizzativa. Questo anno di emergenza ha permesso di tirare fuori le migliori idee per dar voce alle persone. Abbiamo scelto di non essere omologati, di essere originali, questo ha permesso di trovare le soluzioni più efficaci per restare uniti. Abbiamo sperimentato modalità di comunicazione, di interazione, supporto, consulenza assolutamente inedite e di grande qualità.

Sono i numeri a darci ragione e a dare forza ad un modello organizzativo che parte dalla grande squadra che in questi anni mi è stata accanto indefessamente e desidero ringraziare  tutti perché gli effetti positivi di un’organizzazione basata sulla qualità dei suoi Collaboratori, dirigenti sindacali, Rsu e quadri fonda le sue ragioni su un’azione di decentramento e delega, non verticistica. Da noi, nella Uil scuola ‘Tuti per uno e uno per tutti”. 

 

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27 gennaio, 2021

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