La protesta dei magistrati onorari viterbesi a Roma
Viterbo -Magistrati onorari, si è conclusa ieri la quattro giorni di astensione dalle udienze contro il “precariato cronico” cui hanno aderito anche le toghe viterbesi.
La categoria torna a sottolineare le “conseguenze devastanti per 5mila servitori dello stato e le loro famiglie” causate dalla “mancanza di reddito e di adeguati indennizzi”. Le toghe onorarie smaltiscono molto del carico dei tribunali civili e penali, sostenendo la pubblica accusa alle udienze monocratiche.
Poco più di un mese fa, il 12 dicembre, c’erano anche i viceprocuratori onorari in servizio presso il palazzo di giustizia del Riello al flash-mob in piazza Cavour, a Roma, sotto la sede della Cassazione, indossando la toga, con cartelli e rose gialle in mano e un grande striscione con scritto in rosso: “La legge è uguale per tutti, ma non per il magistrato onorario”. L’iniziativa, cui ha espresso solidarietà L’Anm, è stata organizzata contro quello che le toghe onorarie definiscono “caporalato di stato”: una situazione di precariato perenne e un trattamento economico che non corrisponde al carico di lavoro.
Quella attuale è stata l’ottava astensione nell’arco degli ultimi anni. La magistratura onoraria incrocia le braccia nella speranza che le vengano riconosciuti, tra gli altri, il diritto alla tutela della malattia e della maternità, il riconoscimento previdenziale, le ferie. Il comparto è formato da professionisti che affiancano i magistrati ordinari in udienze ed indagini, ma a tempo determinato e ricevendo non una retribuzione, ma solo un “gettone” per l’attività svolta.
A ciò si aggiunga la mancanza di qualsivoglia provvidenza anche nella legge di bilancio, in relazione al triennio 2021-2023, in modo tale da “indurre i singoli di recente in sciopero della fame, nel totale silenzio ministeriale, ad annunciare la ripresa di questa forma disumana di protesta”. Ieri a Palermo, la giudice Vincenza Gagliardotto, che era in sciopero della fame da 16 giorni, ha avuto un malore ed è svenuta in aula.
La giudice Vincenza Gagliardotto, svenuta in aula per lo sciopero della fame
In un comunicato della Consulta della magistratura onoraria , indirizzato al presidente del consiglio, al ministro della giustizia, ai presidenti delle camere ma anche ai vertici dell’Unione europea, i magistrati onorari evidenziano come non sia andata a buon fine la “procedura di raffreddamento” di dicembre scorso per evitare l’astensione, denunciando il “comportamento reiteratamente lesivo ed omissivo del ministro della giustizia”, che è il principale destinatario della protesta.
Secondo la nota dei giudici onorari è stato lo stesso ministero che “non ha fornito alcuna concreta prova di resipiscenza rispetto all’impostazione del Ddl Bonafede n. 1438, in Senato, accompagnato, poi, dal Ddl Valente/Evangelista, ove si persiste nel non riconoscere alcunché ai magistrati onorari in servizio, si rinnova l’odioso cottimo a finanza invariata, si bypassano tutte le tutele giuslavoristiche per malattia e maternità, si pone la previdenza interamente a carico del lavoratore e si riconosce un’indennità fittiziamente chiamata ‘fisso’, indecorosa“.
Lo sciopero di questa settimana è legato al “silenzio”, definito “assordante”, da parte del ministro Alfonso Bonafede alle richieste della categoria, tenuto conto anche che la precedente “procedura di raffreddamento” avviata con la lettera dello scorso dicembre non ha “provocato reazioni”.
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