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Ripartiamo da San Pellegrino - Il commissario Paolo Pelliccia punta il dito contro l'Unitus per la mancata realizzazione del polo unico nell'ex caserma dei vigili del fuoco - FOTO E VIDEO

Biblioteche Viterbo, “la maleducazione dell’università della Tuscia” e il manifesto di viale Trento…

di Daniele Camilli
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Viterbo – “Maleducazione e segnali di decadenza”. Se Machiavelli ha insegnato a fare di necessità virtù, Paolo Pelliccia di un editoriale ha fatto un manifesto, che t’arriva dritto in faccia appena giri a sinistra una volta entrato dentro la biblioteca provinciale Anselmo Anselmi a viale Trento, Viterbo. La roccaforte del commissario del consorzio biblioteche partecipato da comune e provincia, ma tenuto in piedi da comune e Regione che, dopo la legge Del Rio, che ha svuotato le casse di Palazzo Gentili, è intervenuta per salvare un bene prezioso della città. Una biblioteca che Pelliccia, e non è poco, ha ritirato fuori dalla naftalina, e dal cilindro il cigno. Un polo culturale che ha fatto del libro un’esperienza didattica militante. Con volti, citazioni, manifesti, sculture, opere d’arte, sale multimediali, ricordi e collezioni. 

La “maleducazione”, per il commissario del consorzio biblioteche Paolo Pelliccia, è quella dell’università degli studi della Tuscia. La “decadenza”, invece, è culturale. E il “gesto” dell’Unitus, per il commissario, ne è l’evidenza. Al punto da farne un manifesto. E affiggerlo all’ingresso della biblioteca.


Viterbo - Il commissario delle biblioteche Paolo Pelliccia

Viterbo – Il commissario delle biblioteche Paolo Pelliccia


Un percorso, quello della biblioteca provinciale Anselmo Anselmi di viale Trento, fatto di grandi e grandissimi nomi della letteratura, del cinema, della fotografia, della vita civile. Una sala dedicata a Falcone e Borsellino, e a tutte le vittime del terrorismo. La sala dove studenti ed altri, prima del Covid, venivano a leggere e a preparare gli esami. Un percorso anticipato da un pannello. Uno dei tanti manifesti appesi ai muri dei vialetti che s’infilano tra gli scaffali che portano agli uffici. Ripetuto almeno un altro paio di volte. L’ultima a sovrastare il plastico del progetto che voleva il nuovo polo delle biblioteche nell’ex caserma dei Vigili del fuoco, al confine con l’università degli studi della Tuscia. Altro attore in campo, che alla fine, però, ha avuto la meglio. Costringendo, al volo, Pelliccia a calzare il progetto su un altro edificio. Palazzo Santoro, ossia la biblioteca e l’archivio comunale, dove il commissario del consorzio, che lì ha ereditato una situazione a dir poco disastrosa per quanto riguarda i fondi antichi, ha messo in salvo libri e testi di secoli chiusi da anni in sottoscala pieni di umidità e con impianti che andavano rifatti da cima a fondo.

Tra qualche mese a Palazzo Santoro, piazza del teatro, inizieranno i lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ascensore, bagni, impianti elettrico e di riscaldamento. Dopodiché, l’idea è quella di realizzarci un polo unico delle biblioteche che metta in comunicazione piazza Giuseppe Verdi con piazza Campoboio, trasformando un quadrante urbano, oggi sostanzialmente dimenticato, in un vero e proprio percorso turistico che punta dritto al Corso portandosi appresso biblioteca, piazza, teatro e santuario di Santa Rosa a monte. Serve però che comune, provincia, regione e privati investano sul progetto. A partire dal comune e dal necessario restyling di piazza Campoboio, attualmente nella più totale delle incurie.


Viterbo - Il manifesto di Paolo Pelliccia

Viterbo – Il manifesto di Paolo Pelliccia


Una scelta, quella di Palazzo Santoro, affatto di seconda mano, arrivata dopo che la prima ipotesi aveva contemplato la caserma dei Vigili del fuoco di Viterbo, vicino Santa Maria in Gradi. Lì c’è pure l’università degli studi della Tuscia, che adesso s’allargherà anche alle Casermette, dove a breve inizieranno i lavori. I Vigili cambieranno casa spostandosi dalle parti della Trasversale dove c’è la nuova sede. L’idea di Pelliccia, per quella vecchia, era di farne un polo unico delle biblioteche. All’inizio sembravano tutti d’accordo. Poi l’Unitus ha chiesto per sé la vecchia caserma. Alla vicende, Pelliccia ha dedicato tre editoriali della rivista Biblioteca e società. I numeri 6, 7 e 8. Con il primo, “Maleducazione e segnali di decadenza”, c’ha fatto anche un manifesto. Incorniciato e appeso all’ingresso della biblioteca comunale Anselmo Anselmi di viale Trento a Viterbo. Chi entra non può fare a meno di non vederlo. Un biglietto da visita. 



“Qualche tempo fa – sta scritto nell’editoriale-manifesto – quando nel 2011 mi sono insediato come Commissario straordinario di questo Consorzio, ho proposto un progetto di recupero degli spazi dell’ex caserma dei Vigili del Fuoco per realizzare un polo culturale in cui far confluire tutte le biblioteche di Viterbo e ampliare alla formazione e alla produzione culturale la missione di questo Consorzio. La vicinanza tra l’ex caserma e il polo universitario era uno dei fattori chiave del progetto, un’opportunità di dare maggiore credibilità al progetto e di fare sinergia con l’Ateneo per lo sviluppo di attività formative e intercettare i flussi degli studenti”.


Viterbo - Il manifesto di Paolo Pelliccia

Viterbo – Il manifesto di Paolo Pelliccia


“Il progetto – prosegue Pelliccia – a costo zero per il Consorzio con un ritorno dell’investimento in 20 anni, è stato concertato con le istituzioni locali: la Provincia di Viterbo in quanto proprietaria dell’immobile, l’Ateneo della Tuscia, Rettore Marco Mancini, il Comune, i Vigili del Fuoco, la Regione Lazio. E successivamente pubblicato e promosso presso la cittadinanza per dare modo a tutti di partecipare, di contribuire con idee e risorse. Questo il mio e il nostro, come Consorzio, modello di azione e di relazione con il territorio e i suoi attori, un modello improntato al dialogo e alla condivisione, dove c’è poco spazio per i personalismi e gli interessi di parte che minano ogni visione e progettualità”.


Viterbo - Il polo delle biblioteche all'ex caserma dei Vigili del fuoco

Viterbo – Il progetto del polo delle biblioteche all’ex caserma dei Vigili del fuoco


La biblioteca di viale Trento è vuota. Chiusa ancora per la normativa anti Covid. Ci sono solo il commissario e i dipendenti. I libri vengono comunque prestati e quando ritornano messi in quarantena all’interno di buste di plastica lasciate poi per diversi giorni sul tavolo di una delle sale.

Di fronte alla biblioteca, 2 mila metri quadrati e oltre 120 mila libri in una palazzina di viale Trento coperta dagli alberi, c’è la stazione dei treni di Porta Fiorentina e, poco prima, bar, impianti sportivi e un cinema che un tempo ruotavano tutti attorno al mondo degli autoferrotranvieri, quell’arteria urbana invisibile che per anni, con le sue case, presenze e cortili, ha caratterizzato l’edilizia e la vita di un pezzo di città fuori le mura. Un altro polo urbano naturale dimenticato.


Viterbo - La biblioteca provinciale di viale Trento

Viterbo – La biblioteca provinciale di viale Trento


“Ero consapevole – aggiunge Paolo Pelliccia nel manifesto, riferendosi sempre alla vicenda della caserma – che quando si intraprende un dialogo con le istituzioni e la comunità locale sono tante le difficoltà, e fino a qualche settimana fa tutto sembrava nella giusta direzione. Poi sono venuto a sapere per vie indirette di una richiesta dell’Università della Tuscia in cui si chiedeva alla Provincia di concedere parte dell’immobile per ampliare le aule di Giurisprudenza”.

“Dall’esterno potrebbe sembrare una cosa da poco, un piccolo incidente di percorso ma non è così. Si tratta invece di un segnale importante che non si può lasciar passare sotto silenzio per diverse ragioni. In primis perché mina alla base il dialogo e la concertazione, la filosofia stessa del progetto e la trama che con pazienza stavamo tessendo tra tutti i vari attori per portare a casa il risultato. In secondo luogo perché la maleducazione istituzionale quando arriva da un ente come l’Università – al quale è affidato il compito di dare un’educazione e una cultura alle nuove generazioni – è doppiamente grave e testimonia quale sia il livello attuale del dialogo pubblico. Possiamo concertare un progetto per la città con un ente che senza nemmeno darne notizia cerca di acquisire la struttura nella quale avevamo tutti insieme concordato di trasferire la nuova sede delle biblioteche cittadine?”.


Viterbo - La biblioteca provinciale di viale Trento

Viterbo – La biblioteca provinciale di viale Trento


Fino al 2011 la biblioteca provinciale era il luogo dove si “faceva sega”, vale a dire il posto dove ci si rifugiava quando non si andava a scuola. Si facevano due piani a piedi, l’ascensore era meglio non prenderlo, si entrava superando una porta che rischiava sempre di schiacciarti, si firmava un registro e ci si infilava infine nella sala studio. Dove, di solito, si finiva alle mani con il tizio che invece era capitato lì per sbaglio, cioè per leggere, studiare o consultare libri. I tavoli erano talmente incisi, e talmente tanto in profondità, che prendere un appunto su un foglio era un’impresa. Per il resto, l’espressione nient’altro è forse la più appropriata. Niente attività culturali e nessuna attenzione alla formazione delle persone. Nessuna capacità di sollevare, o intervenire, qualsiasi dibattito cittadino. 


Viterbo - La stazione ferroviaria di Porta Fiorentina

Viterbo – La stazione ferroviaria di Porta Fiorentina


Adesso i tavoli scalfiti con decine e decine di temperini e con decine e decine di nomi e “Mara Ti amo” stanno appesi anch’essi alle pareti di una biblioteca che, se si ripensa a 15 anni fa, non si riconosce più. Una sala lettura tirata a lucido, un cinema, un teatro, un intero piano dedicato ai bambini e gallerie di libri che si intrecciano creando percorsi che hanno unito la zona della lettura con quella degli uffici, sviluppando di fatto un solo e unico ambiente. Totalmente trasparente, con cittadini e pubblica amministrazione a diretto contatto. Tanto che impiegati e commissario, prima del Covid, si mischiavano alle persone. 

Lo storico della letteratura Giulio Ferroni nel libro “L’Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia”, scrive della biblioteca Anselmo Anselmi: “Parcheggio presso la stazione ferroviaria di Porta Fiorentina, a nord della città, accanto alla Biblioteca provinciale Anselmo Anselmi, che per l’abilità e l’intelligenza del commissario straordinario Paolo Pelliccia svolge un’attività culturale con iniziative che mettono davvero in circolo i libri, che promuovono non genericamente la lettura, al di fuori di ogni effetto spettacolare, in uno spazio sempre animato, dove quei libri sembrano vivere davvero nel loro diretto rapporto con la vita e con il senso del mondo”.


Viterbo - Uno dei tavoli della vecchia biblioteca

Viterbo – Uno dei tavoli della vecchia biblioteca


Un percorso didattico militante fatto di volti, citazioni e sentieri che, alla biblioteca provinciale, richiamano alla memoria, attraversandoli, la storia d’Italia degli ultimi ottant’anni. Guerra, dopoguerra e oltre. Cultura, lavoro, lavoratori e società. Senza nemmeno quelle barriere architettoniche che fino a qualche anno fa impedivano a tutti di avere accesso alla biblioteca provinciale.

Un tempo visualizzato e raccontato, che, così come l’ha voluto Pelliccia, si sviluppa attraverso volti, dipinti e foto che, prima ancora di aprire alle sale, sono un richiamo alla responsabilità. E alle lettere come a un riscatto, e con esso l’idea di trasformare il mondo o quanto meno di rimuoverne gli ostacoli di “ordine economico e sociale” che per secoli hanno tagliato fuori dalla storia milioni di esseri umani. Per il solo fatto di non sapere né leggere e né scrivere. 


Viterbo - La biblioteca provinciale di viale Trento

Viterbo – La biblioteca provinciale di viale Trento


“Questo gesto è il segnale di una decadenza culturale – sottolinea Pelliccia nel manifesto appeso all’ingresso della biblioteca provinciale – che caratterizza la nostra epoca, dove le regole sono svuotate di senso dall’emergenza continua che chiede solo eccezioni, dove la visione prospettica viene soppiantata dalle esigenze del momento (vedi la motivazione ufficiale dell’Università di dover ampliare le aule di Giurisprudenza per dare posto ai nuovi iscritti), dove la cultura cede il passo all’interesse economico miope che non sa vedere il valore che la cultura sa produrre solo perché non ne capisce le modalità, il come e il perché”.

Paolo Pelliccia s’aggira per i corridoi della biblioteca come un personaggio di un film di Damiani. Sulla scrivania del suo ufficio una mazza da baseball e la numero 178 dell’opera “Merda d’artista” di Piero Manzoni. “Quién sabe?”.


Viterbo - L'opera di Piero Manzoni

Viterbo – L’opera di Piero Manzoni


Infine, un ultimo appunto. Firmato ancora da Paolo Pelliccia. L’ultimo editoriale, datato 2020. Parla di una città, Viterbo, che ha la necessità di avere un polo unico delle biblioteche. Per salvare il patrimonio che contengono.

“Dispiace – scrive Pelliccia sul numero 8 di Biblioteca e società – dover sottolineare come allo stato attuale manchi il contributo e la partecipazione a questa visione di rinnovamento di una istituzione storicamente importante sul territorio, l’università della Tuscia, essendo andati ripetutamente a vuoto tutti i miei tentativi di incontrare anche solo telefonicamente il magnifico rettore (Pelliccia fa riferimento all’ex rettore Ruggieri ndr). Ma anche in questo caso, la nostra porta resta sempre aperta, come d’altra parte è attestato dal nostro dialogo con singoli membri dell’università e con compagini interne, quali professori, associazioni studentesche, che intrattengono da lungo tempo proficui rapporti con la biblioteca, segno questo di un legame necessario che non può essere trascurato. D’altra parte la biblioteca e l’università potrebbero trarre molto da un dialogo di interscambio, e a tal proposito ricordo ancora con piacere i numero incontri avuti con l’ex magnifico rettore Marco Mancini che sposò, appoggiò e favorì il progetto che avrebbe portato l’ex caserma dei Vigili del fuoco a divenire un grande polo bibliotecario unico, ma ciò fa dolorosamente parte del passato, e ciò perché l’università della Tuscia, nell’ottica di ampliare i propri spazi, ha messo avanti i propri interessi singolari e non l’interesse della comunità”.

Daniele Camilli


Multimedia: Fotogallery: La biblioteca di viale Trento – Video: Foto, libri e citazioni

Multimedia: Fotogallery: Il degrado della biblioteca prima del salvataggio dei libri – La biblioteca di piazza del TeatroIl tetto e i locali della biblioteca Il progetto del consorzioIl degrado di piazza Campoboio – Video: La biblioteca chiusa – Il progetto

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