Un’auto della polizia penitenziaria
Viterbo – (sil.co.) – “Io prendere testa, saltare dal collo”. Così un detenuto in isolamento, per metà polacco e per metà romeno, verso mezzogiorno del 23 ottobre 2015, ha terrorizzato l’infermiera del carcere dalla quale pretendeva una seconda dose di metadone.
Non contento, avrebbe minacciato anche l’agente della penitenziaria che sorvegliava le somministrazioni delle terapie e i due poliziotti sopraggiunti in soccorso: “Bastardi stronzi, vi stacco la testa, vi ammazzo”. Un po’ in italiano e un po’ nella sua lingua.
Ordinaria amministrazione per chi vive e lavora dietro le sbarre. “Noi non ci facciamo più caso, gli insulti e le minacce di morte da parte dei detenuti sono all’ordine del giorno”, hanno spiegato due degli agenti intervenuti per riportare l’imputato alla calma. Un soggetto difficile, ancora detenuto a distanza di sei anni dall’aggressione, che ha shoccato l’infermiera, al punto da farle rinunciare agli straordinari a Mammagialla.
Il carcere di Mammagialla
“E’ stato orribile, sentirsi apostrofare con quelle parole ‘io prendere testa, saltare dal collo’, non le ho più dimenticate. Non ricordo le altre cose che mi ha urlato, tipo ‘stronza’ e ‘puttana’, ma quella minaccia mi è rimasta impressa nella mente per sempre”, ha detto la donna al giudice Roberto Colonnello, spiegando che da quel giorno ha smesso di fare i turni a Mammagialla, decidendo, “per il mio bene e la mia salute”, di lavorare solo all’ospedale di Belcolle.
Gli agenti, una volta somministrate le gocce al detenuto da fuori il cancello della cella, hanno immediatamente fatto allontanare l’infermiera.
“Poi abbiamo aspettato che il detenuto si calmasse. Era furibondo perché non gli era stato dato dell’altro metadone oltre alla terapia della mattina. Fanno tutti così, non gli basta mai, non si regolano. Sbatteva, lanciava oggetti, urlava, sputava… noi, quando fanno così, aspettiamo che si calmino, a meno che non si mettano a sbattere la testa sul muro con l’intento di farsi male, allora interveniamo all’interno della cella”, hanno spiegato, facendo presente come l’imputato, nella fattispecie, fosse recidivo, non nuovo a scenate analoghe col personale sanitario e penitenziario.
Al termine dell’udienza, il giudice ha rinviato il processo al 18 gennaio per la discussione.
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