Sparatoria a Foggia – Pasquale Casertano quand’era ancora ricoverato in ospedale, la visita del comandante dell’arma Nistri
Foggia – (sil.co.) – Ergastolo al killer del maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Gennaro. Si è chiuso così ieri a Foggia il processo a Giuseppe Papantuono, il pregiudicato di 68 anni che la mattina del 13 aprile 2019, a Cagnano Varano, ha ucciso il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Gennaro e ferito il militare Pasquale Casertano.
L’imputato era accusato di omicidio e tentato omicidio aggravato dall’aver agito contro un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni nonché di porto e detenzione di armi.
Casertano, oggi 29enne, era parte civile al processo, assistito dall’avvocato viterbese Simone Negro. Sopravvissuto alla sparatoria, è stato il primo ad essere sentito come testimone. Gli è stata riconosciuta una provvisionale di 100mila euro e il risarcimento dei danni in separata sede.
Papantuono è stato condannato anche a risarcire i familiari di Di Gennaro.
Dopo una camera di consiglio di circa quattro ore, la corte d’assise del tribunale di Foggia (presidente Mario Talani, relatrice Flavia Accardo) ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti del pregiudicato cagnanese, condannato all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, accogliendo le richieste dell’accusa, rappresentata dai pm Laura Simeone e Ludovico Vaccaro.
In ospedale, Casertano ricevette la visita del comandante generale dell’arma dei carabinieri Giovanni Nistri e del presidente del consiglio Giuseppe Conte.
Sparatoria a Foggia – L’arresto di Giuseppe Papantuono – Nel riquadro: Vincenzo Di Gennaro
Casertano, che ha rischiato di morire, è rientrato in servizio dopo sette mesi. Dall’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo il militare, originario di Caserta, è stato dimesso dopo un mese e cinque giorni di ricovero presso l’unità di chirurgia addominale.
“Si ritiene che Papantuono avesse un solo interesse quella mattina- hanno detto il pm nel corso della discussione – uccidere entrambi i carabinieri, cosa che non avvenne solo per la prontezza del militare Pasquale Casertano, che mise in moto l’auto di servizio e fuggì”.
Oltre a Casertano, e ai familiari della vittima con il legale Michele Minischetti, si è costituita parte civile anche l’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia, con l’avvocato Giovanni Diego La Torre. L’imputato era assisstito da Angelo Di Pumpo, che ha impostato tutta la difesa sulla presunta non imputabilità del soggetto perché (come dichiarato dallo stesso imputato, più volte nel corso del processo) affetto da dipendenza cronica da alcol e droga.
L’avvocato Simone Negro
Erano passate da poco le 10 di mattina del 13 aprile 2019 quando la gazzella con a bordo Di Gennaro e Casertano, impegnata in un controllo stradale a pochi passi dalla piazza centrale di Cagnano Varano, affiancò l’auto di Papantuono invitandolo a fermarsi. I due militari, però, non riuscirono a fermare l’uomo che, di tutta risposta, aprì il fuoco a distanza piuttosto ravvicinata.
I proiettili ruppero i vetri dell’auto dei carabinieri e raggiunsero il maresciallo Di Gennaro, 47enne. Inutile il tentativo del conducente di sottrarsi alla pioggia di fuoco. Inutile fu anche la corsa in ospedale. A rimanere ferito anche il collega seduto al suo fianco, per l’appunto Pasquale Casertano, che riportò ferite al braccio e al fianco.
“Dopo una lunga e complessa operazione per asportare il proiettile conficcato vicino all’aorta e in seguito al processo di recupero, Pasquale ha indossato di nuovo quella divisa, simbolo di ciò in cui non ha mai smesso di credere – ricorda l’avvocato Negro – neppure quando ha visto cadere davanti ai suoi occhi un proprio collega e amico e neppure quando è rimasto gravemente ferito dai colpi esplosi dal pregiudicato Giuseppe Papantuono”.
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