Viterbo – “Devo togliere un paio di manifesti dalle sale della biblioteca di viale Trento e chiedere scusa per il contenuto. Queste sono le condizioni per poter incontrare Stefano Ubertini. Me lo ha detto Pietro Nocchi al telefono nel fine settimana. La stessa cosa mi è stata detta da tre professori universitari”. Parole di Paolo Pelliccia, commissario del consorzio che gestisce le biblioteche di palazzo Santoro e viale Trento. Entrambe a Viterbo. La prima in piazza del teatro, la seconda proprio di fronte alla stazione dei treni di porta Fiorentina. Un consorzio partecipato da provincia e comune.
Stefano Ubertini è invece il rettore dell’università degli studi della Tuscia. Mentre Pietro Nocchi è il presidente della provincia di Viterbo. Il manifesto in questione si intitola infine “Maleducazione e segnali di decadenza” e si trova subito dopo la porta d’ingresso e in uno degli uffici della biblioteca di viale Trento. Un documento firmato da Pelliccia, e risalente al 2018, in cui, dal punto di vista del commissario, si spiega il motivo per cui il polo delle biblioteche non s’è più fatto, nella caserma dei vigili del fuoco vicino porta Romana.
Viterbo – Il commissario delle biblioteche Paolo Pelliccia
L’ufficio di Paolo Pelliccia è a viale Trento, una biblioteca che ha rivoluzionato nel giro di pochi anni, e altrettanto sta facendo con quella a piazza del teatro. Attorno ci sono le foto con Carmelo Bene e ben posizionato il Leone d’oro del festival di Venezia vinto da Roberto Rossellini per il film “Il generale della Rovere”. L’originale. “Me lo ha regalato la famiglia Rossellini, Roberto era un mio amico”.
“Amo la libertà – aggiunge Pelliccia – e il manifesto non lo tolgo. E non devo chiedere scusa a nessuno. Anzi, se il rettore vuole lo posso moltiplicare e stampare in migliaia di copie”.
L’altro giorno la pubblicazione di una lunga lettera rivolta al presidente della regione Nicola Zingaretti e apparsa anche su sito e social della biblioteca. A un certo punto della lettera Pelliccia scrive: “Mi chiedo anche come sia possibile che un rettore si meravigli e anzi si ritenga offeso – e di questo ho numerose conferme – per un manifesto da me pubblicato sulla rivista del consorzio, Biblioteca&Società, circa la maleducazione istituzionale che ha pervaso i rapporti con l’università sotto il precedente rettore, e che direi, continua anche oggi. Rimango quindi basito di come l’attuale rettore, che io non conosco e non mi permetto di giudicare sul piano professionale, possa chiedere al presidente della provincia Pietro Nocchi di farsi latore di un’istanza di rimozione dello stesso manifesto dalle sale della Biblioteca, che è non casa propria, ma la casa di tutti, un luogo pubblico e di trasparenza”.
Viterbo – Biblioteca di viale Trento – Il manifesto “Maleducazione e segnali di decadenza”
Commissario Pelliccia, secondo quanto lei sostiene nella lettera inviata al presidente della regione e secondo quanto le avrebbe detto il presidente della provincia Nocchi, il rettore dell’Unitus Stefano Ubertini chiederebbe la rimozione dalle sale della biblioteca di viale Trento del manifesto intitolato “Maleducazione e segnali di decadenza” perché si sentirebbe offeso dallo stesso. Conferma quanto ha scritto nella lettera inviata a Zingaretti?
“Sì, lo confermo e il messaggero è stato il presidente della provincia Pietro Nocchi. Ci siamo sentiti al telefono nel fine settimana. Mi è stato detto che per avere un incontro con il rettore Ubertini avrei dovuto togliere i manifesti in questione che si trovano all’interno della biblioteca provinciale di viale Trento. Fra l’altro io, Ubertini nemmeno lo conosco. Appena è stato eletto l’ho chiamato per augurargli buon lavoro e dargli la mia disponibilità, come faccio con tutti. Come forma di educazione istituzionale e collaborazione”.
E come è andata a finire?
“Non ho ricevuto nessun appuntamento. In più, nel febbraio di quest’anno, al rettore, gli ho anche mandato una lettera, ribadendo la mia disponibilità. A tutt’oggi, e siamo a luglio, non ho ancora ricevuto nessuna risposta”.
Cosa avrebbe di offensivo il manifesto affisso in biblioteca?
“Questo famoso manifesto da rimuovere non è nient’altro che una narrazione chiara e netta per dire ai cittadini, i nostri interlocutori, il motivo per cui il polo delle biblioteche non si fa più. Un progetto di cui tutti erano entusiasti. Al punto tale che l’ex rettore Unitus Marco Mancini la definì un’idea interessante. Il collante che mancava tra biblioteca e università. E anche per questo motivo aveva dato disponibilità a realizzare insieme il progetto. Una fusione che avrebbe visto nascere una grande biblioteca e al tempo stesso un grande polo di ricerca. Probabilmente, così come mi è stato detto da più parti, il manifesto a Ubertini gli darebbe fastidio.
E perché gli darebbe fastidio?
“Perché la verità da fastidio? Non so proprio cosa dire. Bisognerebbe chiederlo al rettore. Ma mi pare non parli. Ha rilasciato qualche intervista? Boh! Eppure ha anche un ufficio stampa che lo segue. Fatto sta che la vicenda che ho raccontato nella lettera e ho appena ribadito, meriterebbe degli approfondimenti”.
Viterbo – Biblioteca viale Trento – Il Leone d’Oro di Roberto Rossellini
Tornando a Nocchi, è stato lei per primo a chiamarlo?
“Sì, mi pare di sì”.
E la telefonata come è stata?
“Inizialmente è stato un pourparler. Come stai e come non stai. Poi a un certo punto mi ha detto che il rettore vuole che io rimuova il manifesto e chieda pure scusa. La stessa identica cosa me l’hanno detta anche tre professori universitari”.
Però Nocchi si sia sempre speso per le biblioteche…
“Certo. E ha anche tentato di trovare una mediazione con l’università. C’ha provato e non c’è riuscito”.
Chi sono i tre professori universitari che cita?
“Non faccio i nomi, ma mi è stata detta la stessa identica cosa. Dopodiché, i tre professori sono cittadini come tutti gli altri. Così come lo è Nocchi, che però è anche presidente della provincia, così come io sono il commissario di un consorzio partecipato da provincia e comune”.
E cosa le avrebbero detto i tre docenti?
“Ripeto, la stessa identica cosa che mi ha detto Nocchi. Che prima di poter parlare con il rettore Ubertini avrei dovuto rimuovere il manifesto e chiedere scusa”.
Viterbo – Biblioteca consorziale – Paolo Pelliccia
Perché nel manifesto si parla di “Maleducazione e segnali di decadenza”?
“Perché l’università è entrata a gamba tesa nel progetto di una persona, vale a dire il sottoscritto, che ha speso soldi, ha lavorato giorno e notte e il primo impegno che ha messo in agenda è stato proprio quello del polo unico. Questo è il mio impegno. E mollerò solo quando lo avrò realizzato”.
Va detto però che Ubertini all’epoca dei fatti non era nemmeno rettore. La questione della caserma dei vigili risale al suo predecessore, cioè Alessandro Ruggieri. Che motivi avrebbe Ubertini a chiederle di togliere il manifesto?
“Ribadisco, chiedetelo a lui, perché io la spiegazione non ce l’ho e l’unica cosa che mi viene in mente è l’interrogativo che ho posto prima: forse la verità da fastidio? Dopodiché, con Ruggieri, all’epoca, abbiamo avuto una riunione”.
E che vi siete detti in quella riunione?
“Io di quella riunione parlo solo se è presente pure l’attuale direttore dell’università Gabriele D’Annunzio di Pescara, l’architetto Claudio Cucullo”.
Per quale motivo?
“Perché era presente e disse chiaramente che l’Unitus non era interessata ai vigili del fuoco perché aveva già le casermette, quelle che adesso hanno demolito. Cucullo basta chiamarlo, e chiedergli se dico o no la verità. Fra l’altro Cucullo, prima di andare a Pescara e subito dopo l’esperienza all’Unitus, è stato anche dirigente dei lavori pubblici del comune di Viterbo. Inoltre, il progetto della biblioteca riguardante la caserma dei vigili lo conosce bene pure l’attuale direttrice generale dell’Unitus Alessandra Moscatelli. E anche lei sa bene come stanno le cose”.
Viterbo – Il rettore dell’Unitus Stefano Ubertini
Tornando al rettore Ubertini…
“Io il ‘magnifico’ rettore non lo conosco e non mi permetto di dare un giudizio sulla sua persona”.
Su cosa, allora?
“Semmai sulla scelta ingegneristica. Non credo che Viterbo abbia un cordone vettoriale economico legato all’ingegneria. Non assomiglia per niente a Palo Alto. Mi auguro di sbagliare e che i corsi di ingegneria, così come quelli di design tornino veramente utili al territorio”.
Magari l’università vuole creare le condizioni per far diventare Viterbo come Palo Alto…
“Personalmente credo di più a medicina”.
E come si fa a portare una facoltà di medicina a Viterbo?
“Si fa una lotta. Il futuro è la medicina. Abbiamo bisogno di medici, infermieri, di chi combatte la solitudine. Ci sarebbe anche un’altra idea. Utilizzare gli spazi a disposizione per dar vita a un conservatorio. E’ intollerabile che Viterbo non ce l’abbia. E’ una città che lo merita e ci sono anche le competenze e le eccellenze giuste, a partire da Alfonso Antoniozzi”.
Servono anche le strutture…
“I posti ci sono. Ad esempio, i due piani del borgo della cultura nell’ex ospedale vecchio che ci sono stati messi a disposizione dalla Regione e che noi abbiamo deciso di donare all’università che ne farà quello che vuole, sapendo però che, dal nostro punto di vista, a Viterbo servono soprattutto una facoltà di medicina e un conservatorio. A noi quegli spazi non servono. Il nostro progetto lo realizzeremo a palazzo Santoro e piazza Campo Boio. A settembre lo presentiamo”.
Qualche anticipazione?
“Il progetto riguarda Palazzo Santoro e piazza Campo Boio che sta alle sue spalle. Abbiamo anche la disponibilità di un donatore che si offre per acquistare e riqualificare la piazza. C’è gente che crede in quello che facciamo. E forse questo dà fastidio. Un lavoro di progettazione che abbiamo iniziato 8 mesi fa e che abbiamo finito. Un progetto che riguarda un intero quadrante che andiamo a riqualificare e valorizzare. Attorno alla biblioteca di palazzo Santoro, la biblioteca degli Ardenti, ci sono infatti il teatro, la basilica di Santa Rosa, il Corso, i negozi, via Marconi, l’Inps e piazza della Rocca. Ad essere riqualificato sarà un intero quadrante urbanistico. E tutto questo grazie anche al sostegno della regione. Nel frattempo stiamo recuperando tutto il patrimonio di palazzo Santoro, grazie alla fondazione Carivit e ai privati. A partire dai manoscritti. Un lavoro immane. La biblioteca non è stata mai ferma”.
Quindi la biblioteca al borgo della cultura non ci va più?
“La biblioteca stava nel progetto originario, grazie alla direttrice della Asl Daniela Donetti. Poi abbiamo deciso di donare i due piani all’università, che è la più grande azienda culturale del viterbese. Un’azienda che dà lavoro a tanta gente, tante famiglie e tanti cittadini normali. E questi spazi glieli doniamo per realizzare una facoltà di medicina. Spazi a cui si potrebbero sommare anche quelli dell’ex ospedale psichiatrico sopra Belcolle che sono invece di proprietà della provincia. Ad esempio a Roma, e lo leggo sulla stampa nazionale, le tre università della città, con le loro rispettive facoltà di medicina, stanno dando vita ad una cittadella della scienza all’ex Forlanini, struttura dismessa. Quindi, non credo che la mia proposta sia fuori dal mondo. Così come la scelta di dare i due piani del borgo della cultura all’università non è in alcun modo in contrasto con la regione di Zingaretti”.
Perché sente la necessità di specificare questo passaggio?
“Perché c’è sempre gente pronta a speculare e ciurlare nel manico. Zingaretti ha aiutato a salvare la biblioteca di viale Trento e ci ha permesso di salvare palazzo Santoro. E questo solo merita la riconoscenza di tutta quanta la città. Non solo, e questo lo penso io personalmente, ma è anche una persona che con le sue dimissioni da segretario del Pd ha dato a tutti una lezione di democrazia, facendo seguito a quanto aveva già detto prima a parole. Per quanto riguarda il borgo della cultura, ripeto, la nostra intenzione è quella di aiutare l’università della Tuscia affinché inizi una battaglia per portare la facoltà di medicina in città. Non credo che per questo motivo Viterbo esploda. Semmai, ad esplodere doveva essere Beni culturali. Invece è morta. Purtroppo. E dico ‘purtroppo’ perché invece Beni culturali è vera la natura di questo territorio, così come lo era agraria, che da quando non c’è più Scarascia Mugnozza non è più la stessa cosa. E vorrei aggiungere un passaggio”.
Cosa?
“Finita l’era di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, è iniziata quella di Mancini che aveva un’altra idea politica. Però, se c’è una cosa che ho appreso, guardandoli, ascoltandoli e frequentandoli, entrambi avevano lo stesso obiettivo. Costruire una grande università. A un certo punto Mancini venne pure ad abitare nel mio stesso palazzo, in una casa che gli aveva affittato, se non sbaglio, il senatore Ugo Sposetti”.
Che ne pensa della demolizione delle casermette?
“E’ una demolizione indegna. Non si distrugge mai un pezzo di archeologia industriale. Non si fa mai, non ci sono motivi. Aspetto la relazione di qualcuno che spieghi il motivo per cui un pezzo di archeologia industriale è stato demolito.
L’università però potrebbe risponderle che la struttura era inutilizzata e abbandonata da anni…
“Certo, come se a Milano, per restaurare la torre Velasca, avessero deciso, prima, di buttarla giù. L’hanno invece chiusa per lavori di mantenimento e di consolidamento. Mica l’hanno buttata giù. Per distruggere una struttura, non basta dire che è abbandonata. Le casermette potevano benissimo essere ristrutturate e riutilizzate”.
Durante una delle ultime conferenze stampa il rettore Ubertini, a proposito della caserma dei vigili del fuoco ha detto: “Non abbiamo novità. Confermiamo comunque la nostra disponibilità a prendere l’edificio. Ma finché non verrà liberato non si potrà fare niente”…
“Noi non abbiamo più alcun interesse e lo abbiamo già scritto in una lunga lettera di cui il presidente della provincia Pietro Nocchi è in possesso. Se vuole, può anche tirarla fuori. Rivogliamo solo i soldi che abbiamo speso per fare il progetto”.
Viterbo – Biblioteca di viale Trento – Il manifesto “Maleducazione e segnali di decadenza”
Ha letto della studentessa candidata al senato accademico per la lista Percorso che qualche tempo fa, vedendosi arrivare i vigilantes, ha chiamato la polizia?
“Sì, l’ho letto”.
Cosa ne pensa?
“Penso che quei giovani abbiano vinto. E abbiamo vinto loro. Sono stati stupendi. Quell’episodio è stato veramente brutto e generazionale. Le persone non vanno cacciate, ma amate e accolte”.
Viterbo – Biblioteca di viale Trento – Il manifesto “Maleducazione e segnali di decadenza”
Lo toglierà il manifesto?
“Assolutamente no. Anzi ce ne sarà probabilmente un altro, intitolato ‘La lettera mancata’, parafrasando la ‘lettera rubata’ di Poe”.
Che intende per “lettera mancata”?
“La lettera che ho spedito a Ubertini e alla quale lui non ha risposto”.
E intende pubblicarla?
“Certo. E la pubblico, perché la devo pubblicare”.
Viterbo – Carmelo Bene e Paolo Pelliccia
“La verità non è una virtù, ma una passione”, firmato Albert Camus. La maglietta che sta indossando in questo momento…
“Me l’ha data un amico che l’ha presa al festival della filosofia di Modena. Camus per me rappresenta la libertà. Come Paul Eluard. Poeti della libertà. E proprio perché amo la libertà, il manifesto non lo posso togliere. Se il rettore vuole, lo posso invece moltiplicare, stampandone migliaia di copie. Ma nessuno si permetta di dirmi una cosa del genere. ‘Devi’ togliere, ‘devi’ chiedere scusa. Ecco, vorrei essere chiaro: io non ‘devo’ togliere niente e non ‘devo’ chiedere scusa a nessuno. E di certo nessuno può cacciarmi perché decido di lasciare un manifesto che è stato scritto, redatto e pubblicato nel pieno rispetto delle regole e delle libertà di questo paese. Altri, in questo paese, dovrebbero essere cacciati”.
Chi?
“I birbaccioni, i mascalzoni, i ladri e i malversatori”.
Nessun altro?
“Sì, anche quelli che vincono i concorsi senza meritarselo”.
Daniele Camilli
Fotogallery: La biblioteca di viale Trento
Articoli: “Abbandoniamo il progetto Borgo della cultura, la biblioteca deve insediarsi in altri luoghi” – Biblioteche Viterbo, “la maleducazione dell’università della Tuscia” e il manifesto di viale Trento…
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564PRIVACY POLICY