Viterbo – Rave a Valentano, la regia dell’organizzazione sarebbe francese. Gli errori, invece, tutti italiani. Tant’è che la ministra dell’interno Luciana Lamorgese ha convocato a Roma i prefetti di Viterbo e Grossetto per discuterne ed evitarne altri in futuro. Tuttavia, l’operazione di sgombero sarebbe stata considerata un successo da parte delle forze dell’ordine. Dovuto anche alle trattative intavolate con gli organizzatori nei giorni precedenti. Nel frattempo gli inquirenti starebbero cercando anche eventuali basisti viterbesi.
Valentano – Lo sgombero del rave party
L’area è stata infatti liberata nel giro di una mattinata, quando, dalle parti del lago di Mezzano, erano ancora presenti circa 3 mila persone. Un rave che, durante i sei giorni valentanesi, ha raggiunto anche i 10 mila partecipanti. Una città fatta di camper, roulotte, macchine e camion dove un’irruzione da parte delle forze dell’ordine, questo era il timore, avrebbe potuto provocare conseguenze drammatiche e difficilmente gestibili. Vedendo la zona, piena zeppa di mezzi, sarebbe stato come entrare in una favelas con scontri che, roulotte dopo roulotte, sarebbero potuti andare avanti per ore senza un esito certo. Ma probabilmente tragico.
Secondo alcune fonti, che preferiscono restare anonime, gli organizzatori del rave sarebbero stati respinti a Nizza dalla gendarmeria francese, puntando poi sull’Italia. Prima alcuni party abusivi nei pressi di Pisa, poi il lago di Mezzano a Valentano dove il 15 agosto è morto un ragazzo di 24 anni, Gianluca Santiago, originario di Londra in Inghilterra, ma residente a Reggio Emilia, arrivato al rave con un gruppo di amici. Nei giorni successivi è circolata anche la voce di un secondo morto, notizia fra l’altro data su una pagina Facebook riconducibile agli organizzatori, e di danni alla proprietà, quest’ultimi ancora tutti da verificare. Nel frattempo ci sarebbero state anche delle denunce e un caso di Covid. Dopo lo sgombero di giovedì scorso, alcuni partecipanti sarebbero tornati a casa, molti in Francia, altri avrebbero tentato di appoggiarsi sulle sponde del lago di Bolsena, mandati via dalle forze dell’ordine, e altri ancora sarebbero adesso diretti in Grecia, con qualcuno che li avrebbe visti pure, ieri mattina, dalle parti di Sutri.
Valentano – Il rave del lago di Mezzano
A far pensare a un’organizzazione francese del rave di Valentano, l’elevato numero di persone provenienti dal paese di Macron, molti dei quali identificati giovedì mattina ai posti di blocco gestiti dai reparti mobili di polizia, carabinieri e finanza, le targhe delle automobili e non da ultimo il fatto che le forze dell’ordine si sarebbero trovate a trattare con 8 gruppi diversi, a maggioranza d’oltralpe.
A far discutere, anche i presunti ritardi nella gestione dell’ordine pubblico da parte delle forze dell’ordine. Cosa che tuttavia non si sarebbe verificata da parte viterbese. La zona del rave si trovava al confine tra Lazio e Toscana. Con un uscita (ed entrata) a nord, verso Pitigliano, e una a sud, fronte Valentano. I ravers sarebbero venuti giù dalla prima con la polizia intervenuta sul posto immediatamente. La notte stessa, 13 agosto alle due, in cui macchine e camion avrebbero fatto la loro prima comparsa. “In massa e tutti quanti insieme”, come ha confidato un agricoltore della zona. Non solo, ma il giorno dopo sarebbero stati allestiti i primi posti di blocco per evitare che altre persone potessero avere accesso alla zona, poi costantemente pattugliata da polizia e carabinieri. In uno spazio molto ampio, piuttosto distante dai primi centri abitati e in piena campagna, con sentieri lunghi chilometri e altri passaggi che alcuni partecipanti avrebbero tentato di percorrere per evitare i controlli disposti ai varchi di Latera e Valentano. Tant’è che giovedì scorso, proprio per sfuggire ai posti di blocco, alcuni mezzi si sarebbero impantanati, senza più riuscire ad uscire se non dopo l’intervento dei soccorsi.
Rave – La polizia a Valentano per lo sgombero
Nel frattempo spunta fuori anche una sentenza della Cassazione del 2017 in cui si dice che organizzare un rave in Italia non è reato. Il suo svolgimento è infatti garantito dall’articolo 17 della costituzione. Una delle conquiste più importanti della democrazia. “I cittadini – sta scritto nel dettato costituzionale – hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso”. La sentenza, la numero 36.228 depositata in cancelleria il 21 giugno 2017, riguardava un ragazzo di Pisa condannato nel 2016 perché ritenuto responsabile di “avere organizzato, in concorso con altre persone non identificate, senza alcuna autorizzazione una festa da ballo (cosiddetto ‘rave party’) in luogo pubblico, essendo stato colto al mattino nell’atto di caricare su un furgone, dal medesimo noleggiato, apparecchi audio impiegati per la diffusione sonora”.
All’imputato era stato contestata la violazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Non aveva chiesto a nessuna autorità il via libera per l’happening musicale. Cosa che la cassazione ha ritenuto in contrasto con l’articolo 17 della costituzione. “Il diritto di riunione – spiega infatti la sentenza della corte – è tutelato nei confronti della generalità dei cittadini, che, riunendosi, possono dedicarsi a quelle attività lecite, anche se per scopo di comune divertimento o passatempo”. Tant’è vero che la condanna del giovane di Pisa è stata annullata “senza rinvio” e l’imputato assolto “perché il fatto non sussiste”. Non si può quindi condannare una persona o un gruppo di persone per aver semplicemente organizzato un rave, purché si svolga pacificamente, senza commettere altri reati e senza l’uso di armi. Come accaduto a Valentano.
Valentano – Lo sgombero del rave party
Altra cosa sono lo spaccio di sostanze stupefacenti, la violazione delle disposizioni anti Covid e l’occupazione di proprietà privata. Questi sono reati e i responsabili, se individuati, vanno perseguiti. Nelle dovute sedi e a norma di legge. Ma la distinzione è fondamentale. Quanto meno per evitare di trasformare in reato anche il diritto costituzionale a riunirsi pacificamente e senza chiedere l’autorizzazione alla questura.