Viterbo – (sil.co.) – Un trasporto destinato a fare epoca quello del 3 settembre 2015, tra il lancio di un ordigno al passaggio della macchina pochi metri dopo la mossa e la maxirissa scoppiata in piazza del Gesù.
Ma quella sera ci furono anche dei passanti presi a bottigliate davanti al bar di via della Sapienza da una coppia di giovani ubriachi, uno dei quali per completare l’opera ha sfondato una vetrina vicino al bar scagliandole contro un sampietrino.
“A quel punto ho chiamato la polizia”, ha detto martedì il testimone che ha allertato il 113 al giudice Roberto Colonnello, davanti al quale è tuttora sotto processo uno dei due scalmanati.
“Uno portava i capelli lunghi, l’altro indossava una maglietta amaranto e aveva la testa rasata”, ha proseguito, spiegando però di non essere in grado di riconoscerli se li guardasse in faccia, avendoli visti “solo dall’alto, quando ho sentito che in strada c’era fracasso e mi sono affacciato alla finestra, chiamando la polizia senza scendere”.
“Ma posso dire che quando sono giunte le volanti l’azione era ancora in corso, ci sono stati tafferugli, resistenza, poi uno dei due, quello con la testa rasata e la maglietta amaranto, è stato portato via a forza dagli agenti”, ha proseguito.
Il prossimo 4 febbraio, salvo imprevisti, sarà sentito l’ultimo testimone dell’accusa quindi si procederà con la discussione e la sentenza. L’imputato è difeso dall’avvocato Michele Ranucci.
Trasporto 2015 – Il lancio del fumogeno e nel riquadro Denis Illarionov
Che fine ha fatto il “bombarolo” di Santa Rosa
Dennis Illarionov, 27enne d’origine lettone ma cresciuto a Viterbo, fu arrestato a marzo del 2018, a distanza di quasi tre anni da quando fu sfiorata la tragedia. Se solo l’ordigno fai-da-te avesse colpito i facchini appena partiti dalla mossa di San Sisto poteva essere una strage.
Il 26 giugno 2019, gli sono stati inflitti in primo grado sei anni di reclusione, contro gli 11 anni chiesti dalla procura, dalla corte d’assise del tribunale di Viterbo, che lo ha assolto dall’accusa di strage e condannato per detenzione di materiali esplodenti.
L’anno successivo, il 25 febbraio 2020, la pena è stata riformata in quattro anni di reclusione in secondo grado, con uno “sconto” di due anni da parte della corte d’assise d’appello di Roma.
Che fine ha fatto la maxirissa in piazza del Gesù
L’ultima udienza “utile” del processo si è tenuta il 31 gennaio 2020, poi è scoppiato il Covid e la giustizia sta ancora pagando le conseguenze dei rallentamenti dovuti alla pandemia.
Diciotto gli imputati. Sono i presunti protagonisti del quarto d’ora di follia che si è consumato la notte tra il 3 e il 4 settembre 2015 in piazza del Gesù, dove verso le due un branco di una trentina di giovani ubriachi ha iniziato a scagliare bottiglie, tavoli, sedie e perfino un passeggino contro la folla. Già verso le 22,30 una decina di giovani avevano accesso due fumogeni rossi sulla piazza.
Il bilancio fu di due feriti: un 50enne al quale era stato quasi reciso un orecchio con una sediata e un’altra persona con una mano sanguinante, pare in seguito a un morso. Le prognosi furono rispettivamente di trenta e di dieci giorni.
Per sfuggire al far west scoppiato sulla piazza, una decina di persone riuscì a barricarsi dentro un locale. Testimoni raccontarono di gente a torso nudo e con la testa rasata: erano tifosi della Viterbese e del Latina, i cui gruppi di ultrà sono gemellati, legati anche da consonanza politica in quanto gruppi di estrema destra. Ma la politica non c’entra. Alla base della scazzottata ci sarebbe solo l’alcol.
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