Viterbo – (sil.co.) – Un salumificio viterbese truffato da un finto agente di commercio siciliano. Si è palesato alla vittima su Facebook. L’intraprendente e scaltro “procacciatore d’affari”, un pregiudicato, è finito a processo davanti al giudice Roberto Colonello. I fatti risalgono a fine inverno, inizio primavera del 2015. Lo hanno identificato i carabinieri di Viterbo in collaborazione coi colleghi di Palermo.
La vittima è il titolare di una delle aziende alimentari della Tuscia più note a livello nazionale per l’eccellenza dei suoi prodotti artigianali, attiva da decenni sul mercato locale e non solo, specializzata nella trasformazione e valorizzazione delle carni suine, con sede nell’Alta Tuscia.
Nulla di strano quindi se un rappresentante palermitano, con cui il primo contatto è avvenuto tramite Facebook, ha chiesto informazioni sui prodotti e ha poi telefonato al titolare per concordare delle forniture, dicendosi intermediario di alcune società interessate ad acquistare salumi made in Tuscia da commercializzare a Palermo e in altre località della Sicilia.
I carabinieri
La vittima ha scoperto la truffa quando in cambio delle spedizioni ha ricevuto, tramite corriere, senza avere mai visto in faccia l’imputato, due assegni tarocchi di due diversi istituti di credito: uno da 2500 euro dichiarato falso dalla banca e l’altro, il cui importo non è stato precisato, denunciato come smarrito a Palermo dal possessore del blocchetto.
Le successive indagini, dei carabinieri della compagnia di Tuscania in collaborazione con i colleghi di Palermo, hanno portato alla scoperta che nessuna delle società indicate dall’imputato esisteva all’indirizzo indicato e che il presunto “procacciatore”, F.G., è in realtà un truffatore seriale con un curriculum pieno zeppo di precedenti.
Furbo ma non furbissimo, è stato lui, quando da semplice sospettato è stato contattato dai carabinieri che volevano sentirlo in merito alla vicenda, a dare loro, per prendere appuntamento, lo stesso numero di cellulare fornito alla vittima della truffa. Un errore pari a una confessione.
Il processo è stato rinviato al 14 gennaio per la discussione.
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