Il carcere di Mammagialla
Viterbo – (sil.co.) – Telefonate “fuorilegge” dal carcere, a giudizio otto detenuti tra i quali il 21enne viterbese Michele Montalbotti.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 10 gennaio 2023, fra oltre un anno, davanti al giudice Roberto Colonnello.
Montalbotti, in particolare, è conosciuto alle cronache viterbesi. E’ uno dei due giovani condannati a otto anni e otto di reclusione in primo e secondo grado (con lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato) per il tentato omicidio di Giovanni Maria Faina, il 58enne di Allerona ridotto in fin di vita la sera del 13 ottobre 2019 in via della Pettinara, dopo essere stato colpito prima con un pugno alla testa e poi con un calcio in faccia mentre si trovava a terra durante una rapina.
Recluso dal 18 ottobre di due anni fa a Mammagialla, il 13 novembre dell’anno scorso Montalbotti avrebbe usato un cellulare, fatto entrare clandestinamente all’interno dell’istituto, per scambiare conversazioni telefoniche con la fidanzata, il fratello e il padre.
L’agguato di via della Pettinara ripreso dalle telecamere (nel riquadro la vittima)
Montalbotti e gli altri sette detenuti – tre italiani, quattro albanesi e un macedone – sono stati raggiunti dal decreto di citazione a giudizio del pm Paola Conti, che li ha indagati per il reato di “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti” in concorso.
Gli altri due italiani sono originari di Roma e hanno 63 e 46 anni.
Al centro dell’inchiesta un telefono cellulare di marca Melrose, con videocamera e schermo touch-screen, sequestrato a un 30enne albanese all’interno della cella condivisa dal giovane con un connazionale 35enne, che sarebbe stato sorpreso al telefono con la madre.
Gli otto indagati avrebbero utilizzato tutti lo stesso dispositivo, sempre la sera del 13 novembre 2020, per contattare prevalentemente madri, mogli, cugine, fidanzate oppure i propri difensori. Un 49enne macedone il figlio e la figlia, un 38enne albanese il fratello.
Un’auto della polizia penitenziaria
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