Bassano Romano – Quarant’anni, almeno, d’abbandono. Al punto che i graffiti fatti negli anni ’70 dovrebbero a loro volta essere, oggi, oggetto di tutela. Palazzo Giustiniani-Odescalchi, il casino di caccia del XVII secolo a Bassano Romano, uno dei grandi patrimoni artistici della Tuscia mai valorizzato. Un esempio di incuria e degrado tra i più clamorosi del territorio.
Bassano Romano – La Rocca Giustiniani-Odescalchi
Il ministero per i beni culturali, che lo ha preso nel 2003, c’ha messo mano più volte. La prima a memoria nel 2007, con il rifacimento del tetto, ormai a pezzi. L’ultima, l’estate scorsa quando, su sollecitazione dell’associazione Bassano partecipa e di un’interrogazione della parlamentare Loredana De Petris (Leu), ha ripulito gli interni. Fatto sta che lo stato in cui versa è e rimane lo stesso. Da decenni. Incuria, degrado e abbandono.
Bassano Romano – Rocca Giustiniani-Odescalchi – Zona esterna
Il casino di caccia, chiamato anche la Rocca, si trova in fondo al viale principale del parco, posto prospetticamente in continuità con il palazzo di Bassano. L’edificio si compone di tre piani ed è sormontato da un’altana merlata. In origine possedeva cinque torri, tutte merlate, che riproducevano l’insegna araldica della famiglia Giustiniani.
Bassano Romano – La Rocca Giustiniani-Odescalchi
Voluto da Vincenzo Giustiniani e iniziato nel 1608, la Rocca, con un giardino di 23 ettari intorno, è anche un orto botanico a cielo aperto con lecci plurisecolari, cipressi e molti abeti rossi piantati, quest’ultimi, dalla principessa polacca Sofia Braniska che sposò nel 1841 Livio II Odescalchi. E’ stata infine set cinematografici per film come la Dolce vita, il Gattopardo e il Marchese del Grillo.
Bassano Romano – Rocca Giustiniani-Odescalchi – Zona interna
Bassano Romano – La Rocca Giustiniani-Odescalchi
La Rocca si trova in mezzo a un bosco splendido. Vicino all’ingresso, buttato per terra il pannello che richiama i lavori del 2007, ci sono ancora alcune sculture. Sparse qua e là. Il casino di caccia è in buone condizioni, almeno a vederlo. Anche se uno dei lati esterni sembra piuttosto ridotto male. La cinta muraria che dà sulla strada e dovrebbe difendere il casino è messa maluccio. Tant’è vero che in un punto è crollata e non ci sono segnali di alcun tipo a segnalare il crollo. La strada praticamente è libera. Da lì alla Rocca sono pochi istanti. Chiunque può avere accesso. E infatti pare che la gente entri ed esca a piacimento. Solo per il gusto di esplorarla. Visto che dall’edificio è stato portato via tutto negli anni precedenti.
Bassano Romano – Rocca Giustiniani-Odescalchi – I graffiti
Tutto tranne i graffiti che ne riempiono le pareti da cima a fondo. Risalgono alla seconda metà degli anni ’70 quando, probabilmente, anche all’interno di questo palazzo di Bassano Romano abbandonato nel bosco venivano a incontrarsi, confrontarsi e fumare le varie componenti che caratterizzavano i movimenti di allora, in particolare il movimento del ’77, molto forte e ben radicato a Roma, con le sue componenti principali fatte di autonomi e indiani metropolitani. Una cultura, e uno scontro politico che dentro il casino di caccia dei Giustiniani e degli Odescalchi raccontano ancora di un tempo e di un paese andati. Raccontano dell’odio politico che lo ha caratterizzato, così come delle espressioni creative che lo hanno attraversato. Sui muri della Rocca, si notano ancora delle tracce di colore, ci sono anche veri e propri racconti. L’affresco di una generazione e di un conflitto che non ci sono più. Ma che non smettono mai di interrogare chi li guarda.
Bassano Romano – La Rocca Giustiniani-Odescalchi
L’edificio infine è chiuso, tranne in un punto. Le cucine che si trovano nel seminterrato. All’interno non è rimasto più niente. Ci sono ancora i segni dei camini divelti, qualche traccia di colore e un paio di stemmi. Per il resto è solo un susseguirsi di stanze vuote e prospettive che conservano intatto il fascino di un tempo. L’esposizione è perfetta, la luce entra ovunque. Attorno solo il silenzio del bosco. E l’impressione è soltanto quella che quest’edificio potrebbe avere un qualsiasi altro utilizzo, tranne quello che si vede. L’abbandono di un grande patrimonio artistico.
Daniele Camilli
Multimedia: Fotogallery: Il casino di caccia: esterno – interno – I graffiti della Rocca – Video: L’abbandono della Rocca
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