Viterbo – (sil.co.) – Accetta di sposarlo dopo la nascita della figlioletta, ma alla vigilia delle nozze decide di lasciarlo.
Siccome la bimba, di appena nove mesi, piange, il compagno, infastidito, le intima di farla smettere: “Falla stare zitta, la devo menare?”. La goccia che fa traboccare il vaso. Lui non accetta la fine della relazione e la perseguita, lei lo denuncia. L’ex coppia finisce in tribunale.
Vittima una 43enne mamma di sei figli, residente in un centro della provincia, parte civile al processo che si è aperto mercoledì 22 dicembre davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini.
Violenza domestica
“Se non mi fa vedere la bambina, la scanno”
Imputato di maltrattamenti aggravati un 39enne originario di Civitavecchia ma da tempo trasferitosi nella Tuscia, con precedenti per rapina e attualmente detenuto per altra causa.
L’uomo è stato colpito da divieto di avvicinamento nel novembre di due anni, 2019, dopo che la ex si è decisa a denunciarlo, in seguito alle minacce di morte rivolte a lei tramite la sorella che l’uomo aveva incontrato per strada: “Di’ a tua sorella che se non mi fa vedere la bambina, la scanno”.
“Dal carcere mi scriveva di voler fare il papà”
“La bimba è nata a dicembre 2018. Il mio compagno nel frattempo, dopo una decina di mesi di convivenza, è stato arrestato e condotto in carcere, da dove mi scriveva delle lettere bellissime, in cui mi diceva di volere conoscere la figlia e fare il papà. Pensavo che fosse cambiato, così i primi di agosto, quando è uscito, l’ho ripreso in casa. E siccome sembrava andare tutto per il meglio, abbiamo deciso di sposarci il 29 settembre”, ha raccontato in aula la parte offesa.
“Vi ammazzo tutti, la prima sei tu”
“Il suo problema è che non ci sta con la testa. Ha un disturbo della personalità e assume anche un farmaco che lo rende aggressivo, per via del suo passato di tossicodipendente. Tre giorni prima del matrimonio, il 27 settembre, è andato al bar e ci ha bevuto sopra, ubriacandosi, dopo di che, tornando a casa la sera, ha dato in escandescenze, ha spaccato due sedie e il telecomando, mi ha dato due schiaffi e ha minacciato mia figlia di 13 anni”, ha spiegato la 43enne interrogata dal pm Michele Adragna. “Vi ammazzo tutti, la prima sei tu”, avrebbe urlato alla ragazza.
“Falla stare zitta, la devo menare?”
“Falla stare zitta, la devo menare?”, avrebbe invece minacciato la piccola, di appena nove mesi. “Il giorno dopo – ha proseguito la donna – se l’è presa con nostra figlia, dicendomi che dovevo farla stare zitta, perché gli dava fastidio che piangeva. Allora ho deciso che uno così non potevo sposarlo, che era finita per sempre”, ha spiegato la vittima.
“Non gliela posso dare, mia figlia, a uno che non ci sta con la testa”
“Da quel momento ha cominciato a tempestarmi di telefonate, veniva sotto casa e fare casino, prendeva a calci la porta, pretendeva di prendere la piccola. Una volta ha chiamato lui i carabinieri, di solito ero io a chiamarli, cui ho spiegato: ‘Non gliela posso dare in mano, mia figlia, a uno che non ci sta con la testa’”, ha detto.
“Vengo a prendere mia figlia, chiama chi vuoi, non mi mette paura nessuno”, avrebbe scritto l’imputato su WhatsApp. “Si aspettava che lo perdonassi, ma io gli ho risposto ‘in queste condizioni, mia figlia non la puoi avere'”.
“Dopo la denuncia è sparito”
Una escalation di violenza, culminata nelle minacce di morte tramite la sorella del 28 ottobre 2019, cui hanno fatto seguito la denuncia da parte della ex ai carabinieri e la misura dell’allontanamento, disposta il 18 novembre su richiesta del pubblico ministero Paola Conti. “Da quel giorno è sparito”, ha detto la 43enne alla presidente Massini, che le ha chiesto l’evoluzione della vicenda dopo la decisione di rivolgersi alle firze dell’ordine.
Il processo riprenderà il prossimo 18 maggio.
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