Vignanello – (sil.co.) – Un anno dopo la condanna in primo grado a 5 anni, 4 mesi e 15 giorni di reclusione, finisce in carcere Angelo Bracci. E’ uno dei tre fratelli finiti a processo con l’accusa di avere aggredito e rapinato un giovane di Corchiano, la sera del 4 novembre 2019, su un treno della Roma Nord tra le stazioni di Soriano nel Cimino e Vignanello.
Nei giorni scorsi per Angelo Bracci, 26 anni, è divenuta irrevocabile la condanna, in parte già scontata agli arresti domiciliari, e pertanto i militari della stazione carabinieri di Vignanello lo hanno prelevato dalla propria abitazione, dando seguito a un’ordinanza di carcerazione del tribunale di Viterbo, e tradotto presso la casa circondariale di Civitavecchia.
Il processo, con giudizio immediato, si è chiuso il 14 ottobre 2020 con la condanna a cinque anni, quattro mesi e 15 giorni di carcere ciascuno di due dei tre fratelli ventenni di Vignanello accusati di rapina, lesioni e sequestro di persona ai danni di un giovane di Corchiano. Il terzo fratello è stato invece assolto.
Civitavecchia – Il carcere
Picchiato in treno al grido “sei un infame”
La vittima sarebbe stata picchiata selvaggiamente in treno al grido di “sei un infame”. Entrambi i fratelli, condannati anche a una multa di 2150 euro ciascuno, hanno confessato l’aggressione, negando però di essersi fatti consegnare dalla parte offesa, che non si è costituita parte civile, i soldi e un telefonino e anche di avergli puntato un coltello alla schiena per trascinarlo in fondo al vagone e di avergli poi spaccato la testa con una bottiglia di vetro rotta e anche con una spranga di ferro staccata da un finestrino del convoglio.
Il terzo fratello è stato assolto “per non aver commesso il fatto” dal collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone perché durante il processo è emerso che sarebbe intervenuto solo per dividere, come ha dichiarato la stessa parte offesa.
La testimonianza choc della vittima
“Mi hanno trascinato in fondo al treno minacciandomi con un coltello”, ha raccontato in aula la vittima all’udienza dell’ 8 luglio 2020. Il giovane di Corchiano, salito a Bagnaia, sarebbe stato prelevato a bordo del primo vagone e fatto scendere dai due fratelli che poi lo hanno aggredito alla stazione di Vitorchiano, quindi costretto a risalire, ma sul terzo vagone dove, tra Soriano e Vignanello, per loro stessa ammissione, lo hanno aggredito.
“A forza di spinte e minacciandomi con un coltello, di cui sentivo la punta mentre camminavo, davanti a tantissimi ragazzi, nessuno dei quali è intervenuto, mi hanno trascinato fino al piccolo scompartimento che sta in fondo, dove mi hanno stordito con una bottigliata, tanto che la bottiglia si è rotta”, ha detto in aula.
“Quando ho sentito il sangue che mi colava in faccia, mi sono rannicchiato a riccio su me stesso, con le braccia attorno al volto per proteggerlo, mentre mi prendevano a schiaffi, calci e pugni. A detta loro, perché avevo fatto una soffiata ai carabinieri di Soriano che il 30 ottobre avevano perquisito qualcuno per droga. Ma non era vero”, ha spiegato la parte offesa.
“Mi davano dell’infame. Anche la ragazza mi prendeva a schiaffi e urlava: ‘Ti ammazzo, infame, pezzo di merda’. Poi hanno staccato la spranga di ferro che blocca il finestrino e mi hanno colpito anche con quella. Da dietro la porta divisoria, c’era chi filmava la scena col telefonino”, ha concluso.
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