Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Scrivo in merito alla situazione di occupazione dei locali del liceo Ruffini e nello specifico a quanto verificatosi questa notte e riportato nel vostro articolo.
In qualità di dirigente scolastico esprimo innanzitutto la mia forte preoccupazione per il rischio di degenerazione dell’intera vicenda, ma per dovere di corretta informazione faccio presente che le forze dell’ordine non hanno espresso alcuna minaccia né forma di repressione nei confronti degli studenti occupanti. I vari colloqui che si sono svolti sabato all’interno dell’ufficio di presidenza si sono tenuti in maniera composta e civile, illustrando agli organizzatori le possibili conseguenze con risvolti anche penali in termini di responsabilità, che potrebbero avere ripercussioni sulla loro vita futura.
Come adulti e rappresentanti delle istituzioni, la via del dialogo e della mediazione è sembrata la soluzione migliore da adottare, anche se resta la completa condanna di un gesto che, oltre che illegale, risulta, visti gli assembramenti, fortemente pericoloso soprattutto in relazione alla situazione emergenziale in atto, in un periodo di forte risalita dei contagi.
E’ paradossale che tra le motivazioni addotte dai manifestanti ci sia il mancato rispetto della normativa anti Covid nella scuola, visto che il mantenimento di comportamenti corretti da parte degli studenti durante lo svolgimento delle lezioni è ciò per cui i docenti si spendono ogni giorno di più. La situazione pandemica pesa sulla vita relazionale di ognuno di noi, ma è soltanto con l’adattamento del nostro stile di vita che possiamo trovare insieme una via di uscita da questo difficile momento.
Al suono della campanella di sabato circa 300 studenti si sono riversati nei corridoi della scuola senza un minimo distanziamento e non è stato possibile all’inizio neanche verificare se all’interno si fossero introdotti degli estranei.
A sottolineare la pretestuosità delle altre motivazioni, che mi sono state rappresentate soltanto verbalmente durante il tentativo di instaurare un dialogo al fine di proporre possibili soluzioni, i manifestanti hanno chiaramente espresso che né la sottoscritta, né altri organi sono in grado di risolvere quanto da loro rivendicato. Ho fatto presente, comunque, ai manifestanti e alla comunità scolastica che resto a disposizione per qualsiasi confronto costruttivo che possa portare a un miglioramento del servizio sia in termini di istruzione che di formazione di tutti gli attori coinvolti.
Resta il rammarico della mancata segnalazione alla sottoscritta da parte degli studenti delle criticità rivendicate. Dalla mia presa di servizio al liceo Ruffini, il primo settembre di quest’anno scolastico, in nessun ordine del giorno delle assemblee studentesche organizzate e autorizzate finora è apparso il benché minimo accenno alle problematiche attualmente sollevate, anche se è evidente che la maggior parte di esse risulta nello storico della scuola e non di competenza del dirigente.
Dall’inizio dell’anno mi sono messa a disposizione per ascoltare e venire incontro alle esigenze dell’utenza al fine di migliorare il benessere di tutta la comunità scolastica, a partire da studenti, genitori e personale, per ritrovare un clima per quanto possibile sereno in un momento storico di massima difficoltà.
Accolgo con piacere il senso di responsabilità espresso dai rappresentanti della consulta studentesca e invito tutti a una riflessione sul senso di alcune prese di posizione che turbano la vita comunitaria scolastica della stragrande maggioranza degli studenti che, loro malgrado, ne subiscono le conseguenze e vedono violato il loro diritto allo studio. Il rispetto e la libertà di pensiero devono essere tutelati a 360 gradi e non possono essere a esclusivo vantaggio di una sola delle parti, neanche quantificata.
Claudia Prosperoni
Dirigente scolastica liceo Paolo Ruffini
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