Caprarola – Omicidio di Caprarola, davanti alla corte d’assise i due testimoni oculari che hanno visto il 32enne Ian Patrick Sardo sulla scena del crimine.
Omicidio di Caprarola – A sinistra la vittima Renzo Cristofori, a destra Ian Patrick Sardo
“Gli ha chiesto una sigaretta”. Uno dei testimoni oculari è l’amico 73enne di Renzo Cristofori, il 68enne ucciso con una coltellata al cuore attorno alle 21 del 27 novembre 2024. “Sardo gli ha chiesto una sigaretta e lui gliel’ha data, poi lo ha colpito e lui è caduto dicendo ‘mi ha fregato’. Era quel ragazzo, lo conoscevo”, ha riferito alla corte d’assise l’uomo, che ha chiamato il 112.
“Questo è per gli infami”. L’altro teste è un vicino 68enne che si trovava nella sua abitazione, al piano superiore di quella della vittima: “Ho sentito gridare ‘questo è per gli infami’ poi un rumore di lamiere, sono sceso e ho visto uno di spalle con una giacca rossa, che all’angolo si è girato e ho visto bene in faccia, era l’imputato”.
Sulla felpa rossa un solo Dna. Poco dopo una felpa rossa con cappuccio è stata sequestrata nella sua abitazione assieme a cinque coltelli da cucina che si sono rivelati inutili. Sulla felpa tracce di Dna del presunto omicida, mischiate ad altro Dna che è stato impossibile identificare.
Omicidio di Caprarola – La panchina dove si presume sia stato ucciso Renzo Cristofori – Nel riquadro Ian Patrick Sardo
Arma del delitto “modificata”. È stata ritrovata tre giorni dopo, il 30 novembre, in un canale di scolo poco lontano da via Mazzini, dove viveva Sardo, e dal luogo dell’omicidio, al civico 43 di via SanEgidio, un vicolo poco distante nel centro di Caprarola. “Si tratta di un coltello da bistecca, il cui manico era stato avvolto nel nastro-carta bianco per rendere meno scivolosa l’impugnatura trasformandolo in una sorta di pugnale.
“Ho imparato in carcere”. Sulla lama c’era Dna della vittima, ma non c’erano impronte e non è stato possibile identificare altro Dna”, hanno spiegato i carabinieri, ricapitolando le indagini. Il militare della stazione di Caprarola addetto al controllo di Sardo, che era in libertà vigilata, lo avrebbe visto 3-4 volte sul tavolo della sua cucina: “Mi disse che aveva imparato la modifica in carcere”.
Caprarola – I carabinieri di fronte la casa del presunto omicida
Tre coltellate alla vittima. “Due sulla coscia sinistra e quella mortale al torace, sferrata con forza, che ha trapassato lo sterno e raggiunto l’aorta e l’arteria polmonare, provocando un’emorragia interna che lo ha ucciso”, ha spiegato l’anatomopatologa Martina Padovano. È il motivo per cui è stato rinvenuto poco sangue sulla scena del delitto.
“Vedi, non ho nessun coltello”. Dopo l’omicidio, Sardo si sarebbe allontanato qualche minuto, per poi tornare. “Vedi, non ho nessun coltello”, avrebbe detto all’amico 73enne che stava chiacchierando con Cristofori sulle panchine fuori casa. “Quando è tornato era vestito in un altro modo”, ha aggiunto il testimone, senza riuscire però a spiegare la differenza.
Sotto il corpo tre monete. “Renzo (la vittima, ndr) era solito dargli qualche soldo e qualche sigaretta, spesso gli chiedeva 5 euro”, ha aggiunto, incerto se quella sera gli avesse chiesto del denaro, come aveva riferito nell’immediatezza ai carabinieri. Sotto il corpo i soccorritori hanno rinvenuto tre monete, da un euro e da 50 e 20 centesimi. Forse gli unici spicci che aveva da offrire.
Si torna in aula il 6 novembre. Titolare del fascicolo il pm Massimiliano Siddi. La corte d’assise è presieduta dal giudice Francesco Oddi, a latere Jacopo Rocchi. I familiari sono parte civile con l’avvocato Andrea Marinelli. L’imputato è difeso dai legali Paolo Casini e Vania Bracaletti.
Silvana Cortignani
Presunzione di innocenza
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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