Viterbo – (sil.co.) – Botte al Sacrario ma le telecamere lo smentiscono, a processo per calunnia. “Mi ha dato una catenata in faccia, guardate i video”, aveva detto. La denuncia però gli si è ritorta contro.
E’ quanto aveva detto alla polizia un quarantenne viterbese, che una sera di luglio di cinque anni fa, verso le 21,30-22, sarebbe stato colpito in faccia da una catena sferrata da un conoscente che lo avrebbe sorpreso alle spalle.
Ebbene, la presunta vittima, difesa dall’avvocato Luigi Mancini, è finita a processo davanti al giudice Silvia Mattei per calunnia.In base alle telecamere della videosorveglianza nessuno avrebbe sferrato catene. Tanto meno la persona da lui indicata nella denuncia.
Botte al Sacrario – Intervento della polizia – Foto d’archivio
Fatto sta che il quarantenne sarebbe stato veramente “rovinato un faccia”, come confermato dalla sorella, che proprio in quel momento lo stava raggiungendo con un cugino venuto a trovarli dalla Germania.
“Non ho assistito all’aggressione, ma ho visto mio fratello col viso rovinato. Al nostro arrivo aveva il volto sanguinante, mentre l’uomo da lui indicato come l’aggressore stava passando la catena a uno che gli stava vicino. Lo dissi alla polizia, che è piombata immediatamente sul posto: ‘Perquisiteli che hanno una catena’. Ma loro mi risposero di stare zitta”, ha detto la donna in aula.
Della catena, nel frattempo, non sarebbe stata trovata traccia, mentre fu lo stesso imputato a suggerire agli agenti di visionare le telecamere.
“Le telecamere gliele ho fatte vedere io tramite il navigatore satellitare, perché sapevo dove stavano”, ha detto durante l’interrogatorio, fornendo al giudice la sua versione dei fatti, dal momento che nei filmati che avrebbero dovuto inquadrare l’avvenuto non si vedrebbero né aggressioni, né catene.
“Sono stato colpito alle spalle, me lo sono trovato dietro all’improvviso. Ha urlato che voleva ammazzarmi e mi ha colpito con una catena che aveva in mano sulla faccia a su una spalla. La polizia voleva chiamare il 118, ma io ho detto di no, che non volevo andare al pronto soccorso”.
E’ andata che l’imputato, senza alcun referto medico e senza il conforto dei filmati della videosorveglianza, si è ritrovato lui a processo per calunnia.
Tra lui e la parte offesa ci sarebbero stati dei vecchi rancori, per cui il quarantenne sarebbe stato colpito da un divieto di avvicinamento.
Il movente sarebbe stato un diverbio col figlio.”Io ero andato ad accompagnare mio cugino al parcheggio, lui mi ha telefonato dicendomi ‘ti spacco la faccia’ e dopo pochi minuti me lo sono trovato alle spalle che mi dava una catenata sul viso”, ha ribadito.
Ma secondo l’accusa ha denunciato il falso, incolpando volontariamente una persona di un reato che sapeva non avere commesso: calunnia.
Il processo è stato rinviato al prossimo 9 dicembre.
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