Tuscania – (sil.co.) – Vittima secondo l’accusa di un infortunio sul lavoro, un uomo di 55 anni rimasto invalido a causa dell’incidente dice in udienza: “E’ stata colpa mia”. Precipitando dal tetto di una stalla, ha fatto un volo di quattro metri, sfracellandosi al suolo e riportando fratture in tutto il corpo. Ma l’imputato, che lo ha comunque risarcito in sede extragiudiziale per i danni riportati, grazie alle dichiarazioni della vittima, è stato assolto.
Davanti al giudice con l’accusa di lesioni colpose e violazione della normativa sulla sicurezza il presunto datore di lavoro, un allevatore del posto difeso dall’avvocato Franco Taurchini, il quale però, secondo quanto emerso nel corso del processo, non è responsabile del gravissimo incidente avvenuto la mattina di domenica 12 luglio 2015, mentre la vittima si trovava sul tetto di un suo capannone agricolo adibito a rimessa per gli ovini a prendere le misure per i lavori di ristrutturazione della copertura andata in fumo in seguito a un incendio.
L’avvocato Franco Taurchini
Il giudice ha preso atto del fatto che l’imputato avrebbe ripetutamente detto alla vittima di non salire sul tetto e che, al momento dell’incidente, si trovava assieme al figlio in un punto da dove non poteva vedere cosa stava facendo. Decisiva si è rivelata la testimonianza della parte offesa, per venti anni dipendente della cartiera, ma carpentiere e muratore all’occasione.
“Si tratta di un amico, mi faceva pena, lui fa il pastore, sa solo mungere le pecore – ha detto all’udienza del 29 ottobre 2019 – allora, siccome doveva rifare il tetto della stalla, bruciato in un incendio, mi ha chiesto di prendergli le misure a occhio, salendo su una scala appoggiata al tetto di un capannone adiacente, intimandomi di non mettere piede sul tetto andato a fuoco, perché sarebbe stato pericoloso. Il metro che avevo, però, era troppo corto, quindi di mia iniziativa, sbagliando, sono salito sul tetto, confidando nei travi della capriata. Il primo passo è andato bene, al secondo bandone invece sono piombato di sotto, facendo un volo di quattro metri”.
Adesso è invalido civile e non è più in grado di lavorare. Muove a fatica il braccio destro. Ha tre viti al femore. E stato operato al menisco. Gira a fatica la testa, rimasta rigida in seguito all’incidente. “Quando mi sono svegliato, in ospedale, avevo il pannolone e stavo sulla sedia a rotelle”, ha detto l’uomo, che fu ricoverato in prognosi riservata.
Soccorso dal 118 è stato trasportato al policlinico Gemelli in gravissime condizioni. Sentito a sommarie informazioni solo il successivo 2 ottobre, dopo il trasferimento per la riabilitazione a Villa Immacolata, a causa del vuoto di memoria dovuto all’incidente, non fu in grado di riferire sulla dinamica dell’accaduto.
Alla domanda del giudice perché fosse salito lui e non l’amico sul tetto a prendere le misure, ha risposto “Lui? Per lui ci sono le pecore e basta. Non sa neanche leggere il metro”, ribadendo più volte “non era un lavoro, era un favore”.
– Precipita dal tetto di una stalla ma afferma: “E’ stata colpa mia”
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