![]() Il tribunale di Viterbo |
– Sei anni di reclusione. E’ la condanna chiesta dal pm Renzo Petroselli al processo per un 50enne, accusato di violenza sessuale sui figli del suo compagno e convivente.
La richiesta di pena è arrivata ieri mattina, al termine della requisitoria pronunciata davanti ai giudici del tribunale di Viterbo.
Per l’accusa, l’imputato, un antiquario omosessuale, avrebbe ripetutamente sodomizzato due fratellini – oggi di 23 e 19 anni -, figli del suo convivente.
Gli abusi sarebbero avvenuti quando i due bambini avevano dieci anni. Prima sul maggiore nel ’99, e poi sul più piccolo nel 2003 che, nello stesso anno, racconta di aver subito palpeggiamenti e rapporti anali da parte del compagno di suo padre.
Lo dice prima agli educatori della casa famiglia cui lui e il fratello erano stati affidati. Poi agli agenti della questura di Viterbo. E per l’antiquario scattano le manette, i domiciliari e, infine, il processo. Sempre rigorosamente a porte chiuse, fino all’udienza pubblica di ieri.
La difesa ha parlato di “discrasie” nei racconti dei due fratelli, che “danno versioni diverse dei fatti a distanza di tempo, aggiungendo particolari che, all’inizio, non c’erano”. “I ragazzini – ha spiegato l’avvocato Cesare Gai, nella sua arringa di oltre un’ora – sono imprecisi sul numero degli abusi, sui luoghi, sulle persone che hanno assistito. Dicono di essere stati fotografati e filmati dal compagno del padre, che avrebbe poi riversato le immagini degli abusi sul pc. Ma quel computer è stato comprato dopo le presunte violenze. Dicono anche di aver raccontato tutto ai genitori, ma la loro reazione non è verosimile. La madre si sarebbe “arrabbiata”. Punto. Praticamente la stessa reazione di una massaia cui cade un panno dallo stendino”.
Per l’avvocato non è credibile. Né l’antiquario è “il callido violentatore di bambini” descritto dall’accusa. L’idea della difesa è un’altra. E cioè che l’unica colpa dell’antiquario sia quella di aver avuto “una storia d’amore col padre delle due vittime, che ha portato alla separazione tra i loro genitori”. Da qui la richiesta di assoluzione perché il fatto non sussiste.
La sentenza il 22 maggio, dopo le conclusioni dell’altro avvocato della difesa Giuliano Migliorati ed eventuali repliche.
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