Viterbo – (s.m.) – Il mercato della droga spartito tra dominicani e maghrebini (video: I retroscena dell’operazione – Gli arresti – fotocronaca).
E’ la fotografia del centro storico di Viterbo, scattata nell’operazione Babele: 31 arresti per un fiorente spaccio di stupefacenti nel cuore pulsante della città. Cocaina, eroina e hashish viaggiavano a fiumi tra il Sacrario e San Pellegrino.
“Le due diverse comunità si dividevano il centro storico – spiega il capitano dei carabinieri del nucleo investigativo Giovanni Martufi -. I dominicani erano attivi a nel quartiere di San Faustino e in via Cairoli. San Pellegrino, invece, era zona dei maghrebini”.
Carabinieri e finanza lo hanno scoperto al termine di un’indagine iniziata nel gennaio 2013. Da allora, più di tre chili di stupefacenti sono stati sequestrati dagli uomini dell’Arma e delle fiamme gialle, per un totale di 24 arresti tra gennaio e novembre 2013.
Altri due etti di cocaina sono stati trovati stamattina nella disponibilità di un dominicano, arrestato in flagranza di reato nel blitz “Babele”, dalla pluralità di etnie coinvolte.
In arresto sono finiti 16 italiani (15 viterbesi e una giovane romana), 8 dominicani, 4 maghrebini (un libico e tre tunisini), 2 albanesi, un venezuelano e una cittadina romena.
Il numero degli italiani arrestati è superiore sia a quello dei dominicani che dei maghrebini. Ma, per gli inquirenti, sarebbero stati gli stranieri a gestire lo spaccio, riconoscendo agli italiani un ruolo di “fiancheggiatori”.
Su 32 ordinanze (25 in carcere e 7 ai domiciliari) emesse dal gip di Viterbo Franca Marinelli, gli investigatori ne hanno eseguite trenta: all’appello mancano un tunisino e un dominicano fuggiti all’estero già da qualche tempo.
L’indagine è partita da segnalazioni comuni, arrivate in simultanea nelle caserme di via De Lellis e via Cardarelli. A quel punto, l’inchiesta coordinata dal pm Paola Conti è proseguita su un doppio binario, seguita contemporaneamente dai militari del nucleo investigativo e dalla sezione mobile della polizia tributaria.
Gli spacciatori cambiavano spesso casa, per non destare sospetti. Avevano ognuno un soprannome e di droga parlavano in codice.
Avrebbero utilizzato metodi diversi per trasportare gli stupefacenti. I dominicani usavano gli “ovulatori”, corrieri della droga che arrivavano in Italia dalla Spagna, incaricati di ingoiare gli ovuli e trattenerli nello stomaco. I tunisini, invece, avrebbero usato rifornirsi nella capitale. L’unico tratto in comune sarebbe stato il metodo di conservazione: la droga veniva spesso affidata a terzi dietro compenso. Spesso persone incensurate al di sopra di ogni sospetto.
Il blitz di stanotte ha coronato le indagini: 61 perquisizioni, più di duecentocinquanta uomini impegnati tra carabinieri e finanzieri, ottanta mezzi e l’elicottero in volo sulla città. Che ha provocato qualche malumore…
“Stamattina un cittadino ci ha chiamato mentre l’operazione era in corso – racconta, con un sorriso, il colonnello Alfonso Amaturo, comandante provinciale della guardia di finanza -. Ci ha chiesto se potevamo spostare l’elicottero in un altro posto, perché aveva bisogno di dormire. Piccolo aneddoto divertente a margine di un’attività estremamente produttiva”.
“L’operazione è il frutto dalla collaudata sinergia tra carabinieri e finanzieri – ha affermato il colonnello Gianluca Dell’Agnello, comandante provinciale degli uomini dell’Arma -. Con questo blitz, riteniamo di aver non solo stroncato un importante traffico di droga, ma anche messo fine a tutti i reati connessi allo spaccio, come i furti”.
Un’indagine complessa, ma economica. “Oltre alla collaborazione perfettamente funzionale con i carabinieri, abbiamo potuto contare sulla professionalità degli investigatori dello Scico e della direzione centrale dei servizi antidroga – dichiara il comandante del nucleo di polizia tributaria Domenico Costagliola -. Un lavoro imponente praticamente a costo zero”.
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