Viterbo – Crisi in comune, il senatore Pd Ugo Sposetti esce allo scoperto. Finora si è tenuto a debita distanza dalle vicende che stanno travolgendo palazzo dei Priori. Chiamato in causa da Tusciaweb parla, spiegando che la responsabilità della crisi è del sindaco Michelini. Per non essere stato in grado di gestirla.
Sposetti giudica fallimentare l’esperienza amministrativa, per incapacità politica, più che per l’eredità lasciata dal centrodestra. Ma ce n’è pure per Moderati e riformisti, per la fuoriuscita di Vannini e per la nomina dei revisori dei conti. Tutto con una sola piccola accortezza: non nominare mai direttamente l’ex ministro Giuseppe Fioroni.
Il comune è in crisi, ma Sposetti finora non si è sentito, soffre in silenzio?
“Io mi sono sacrificato cinque anni per costruire un’alternativa al centrodestra – dice Sposetti – penso d’avere, con il gruppo Pd dal 2008 al 2013, portato avanti battaglie e messo in evidenza la crisi del centrodestra, i ritardi, le inadempienze dell’allora governo della città”.
Il centrosinistra ha vinto, ma sta andando tutto in fumo. Perché secondo lei?
“Non ci troviamo di fronte a un destino cinico e baro. Ci sono, come in tutte la attività della vita, responsabilità di singoli, collettive e politiche. Vorrei ricordare una citazione: gli uomini sono portati a commettere i loro più grandi errori quando si trovano all’apice della loro popolarità e sono troppo facilmente indotti a credere di potersi permettere quasi tutto. Questo può valere per la vita quotidiana, l’economia e la finanza, ma la politica un simile atteggiamento non lo perdona. Il popolo elettore e sovrano è impietoso”.
Come si è arrivati alla crisi attuale?
“La vittoria del centrosinistra allargato alle comunali 2013. Partiamo da lì. A differenza delle politiche, dove irrompe il Movimento 5 stelle, nelle città è stato un referendum sulla cattiva amministrazione del governo di centrodestra. A Roma con Alemanno, a Viterbo con Marini. Nella capitale irrompe Marino e a Viterbo arriva un imprenditore. C’è subito il primo vero errore. Il sindaco a Viterbo non tiene conto della maggioranza e del Pd. Nomina una giunta con esponenti di una parte del Pd”.
La giunta però è prerogativa del sindaco.
“E’ un ragionamento legittimo: io sindaco sono votato dal popolo, il nuovo sistema elettorale dà a me la responsabilità del governo della città e quindi scelgo io. Però a Viterbo è come se il sindaco avesse detto: “I brutti, gli sporchi e i cattivi non li voglio in giunta”. Così rendiamo anche omaggio a un maestro del cinema, Ettore Scola. Detto questo, la decisione del sindaco è legittima, se produce risultati positivi”.
Invece cos’è successo?
“Se la città è sporca, se le buche sono aumentate rispetto a Marini, se i marciapiedi sono intransitabili a pedoni, carrozzine con bambini e anziani, se le fontane, vanto della città, sono abbandonate, se le ex Terme Inps sono solo appannaggio dei topi, allora la scelta che hai fatto tu, sindaco, si dimostra un errore. Gravido di conseguenze politiche e purtroppo elettorali”.
Cosa altro ha sbagliato il sindaco?
“Un secondo errore: il sindaco con la legge del 93 deve essere autonomo, saper ascoltare la città e la sua maggioranza, ma decidere con la propria testa. L’elezione diretta del sindaco significa questo, altrimenti ritorniamo a crisi, incontri notturni e spartizioni. La mia sofferenza vera da molti mesi è che tutti si aspettavano un grande cambiamento nella città di Viterbo, una crescita culturale, un inserimento nella politica regionale e nazionale. Invece siamo tornati alle peggiori amministrazioni del periodo del centrodestra”.
Fra le ultime cause della crisi ci sono l’uscita di Vannini dalla giunta e la nomina dei revisori dei conti. Che ne pensa?
“E’ il terzo errore. Dopo l’ennesimo suggerimento sciagurato che porta all’allontanamento di un assessore nominato da pochi mesi, con la promessa di una consulenza diretta al sindaco. Toto avrebbe detto: “Ma mi faccia il piacere…”. E non parlo della vicenda revisori dei conti. Stile zero, arroganza tanta. La maggioranza del gruppo Pd pone in un documento questioni politiche e chiede grandi cambiamenti anche nell’atteggiamento del sindaco, e cosa succede? Il sindaco fa finta di non capire. A Viterbo arriva il commissario Maigret, Tramontana, mandato dal vice segretario nazionale Pd Guerini, all’insaputa del segretario regionale, che a ragione protesta. Qui arriviamo alle comiche”.
E la faccenda si complica.
“Il commissario e il segretario regionale organizzano incontri a Viterbo. Ma a Roma erano convinti di sistemare i brutti, sporchi e cattivi in pochi giorni e ridare forza ai loro amici viterbesi. Il caso, ma soprattutto la realtà dei fatti, hanno dato un quadro assolutamente diverso. Commissario e segretario hanno dovuto prendere atto che i loro “amici” non erano dalla parte della ragione, ma che le responsabilità personali e politiche erano evidenti”.
Pure Melilli e Guerini hanno commesso errori di valutazione?
“A Guerini e Melilli dico che non si fanno trascorrere 40 giorni senza partecipare a una riunione di un organismo dirigente comunale e provinciale, che è chiamato a discutere su un punto, il documento Serra, e ad adottare conseguenti orientamenti e decisioni. Invece il Pd si è ulteriormente frantumato e tutti abbiamo prodotto una rottura con il nostro elettorato e con la città. E abbiamo creato un danno a Viterbo. Per responsabilità precise del vicesegretario nazionale e del segretario regionale Pd. E’ una vergogna scaricare le lotte interne a un partito sulla città”.
Cosa andava fatto?
“Il sindaco doveva prendere atto del documento della maggioranza del gruppo Pd. Convocare la maggioranza, individuare gli errori e con loro analizzarli, fare proposte concrete per il lavoro della giunta nei prossimi due anni. Concordando verifiche periodiche. Quindi andare in consiglio con un programma dettagliato di fine mandato. Due anni sono sufficienti per recuperare gli errori. Il sindaco doveva presentarsi in consiglio avendo revocato tutti gli assessori. Nominare una sua, e sottolineo sua, giunta di scopo, chiamando al governo della città le energie migliori che pure esistono a Viterbo”.
E adesso?
“E’ la politica, bellezza… Battute a parte, Viterbo non è distante da Roma. A Viterbo sono stati commessi gli stessi errori della capitale. Allungando l’agonia del non governo della città e non prendendo atto degli errori e della volontà di cambiamento”.
Viterbo farà la stessa fine di Roma e Michelini quella di Marino?
“Fortunatamente a Viterbo non ci sono scontrini dei rimborsi spese. Però, però, però, però… ho l’impressione che ci sia una sordità politica e una forte tentazione nel non vedere com’è ridotta la città. La politica spesso fa miracoli, ma ho l’impressione che stavolta nella città dei Papi i miracoli non ci saranno. Lo dico con grande amarezza, dopo avere dedicato tanti anni per sconfiggere un sistema di potere che ha prodotto dolori e guasti a questa bella città. Aggiungo che in questi quaranta giorni, di tutto si è parlato, tranne che di costruire un progetto per il futuro di Viterbo. Questo mi addolora veramente, eppure nel documento Serra, elementi per una discussione sulla città c’erano tutti”.
Lei però, come tutto il Pd ha sostenuto Michelini. Il sindaco aveva una lista, Oltre le Mura, con tanti esponenti che con il centrosinistra hanno poco a che fare. Non immaginava che una simile coalizione avrebbe avuto problemi di convivenza?
“Nel 2013 si sarebbe vinto senza queste forze che hanno prodotto solo dolore. Io non ho mai capito le ragioni di questa scelta. In realtà l’ho capite… si è voluto mettere in coalizione tante donne e uomini che non c’entrano niente con il centrosinistra”.
Alle elezioni comunali Oltre le Mura, oggi Moderati e riformisti. Viterbo ne aveva bisogno?
“Il mondo ha bisogno di moderati e riformisti. Non il consiglio comunale, dove quei consiglieri non si sono presentati come tali. E’ un volgare trasformismo. Italia docet e così la politica nazionale. Il trasformismo non produce mai fatti positivi”.
Il sindaco Michelini a più riprese ha lamentato d’avere trovato un’eredità pesante lasciata dal centrodestra. Ha davvero avuto problemi o è incapacità?
“E’ incapacità. Non per quello che si sono trovati. E’ incapacità politica anche da quello che mi raccontano nostri consiglieri e dirigenti”.
Il centrosinistra è ritornato al governo dopo molti anni. Visto com’è andata, è un’occasione persa?
“Un momento. Nel 1995 il centrodestra ha vinto perché l’allora sindaco (Giuseppe Fioroni, ndr) rifiutò la candidatura di una persona esterna. Eravamo in piena Tangentopoli con la scomparsa della Dc. L’allora sindaco uscente rifiuta una candidatura alla carica di primo cittadino di una figura sostenuta dai moderati e dalla sinistra. Si ricandida e arriva terzo. Non va nemmeno al ballottaggio e oltretutto, non trasferisce i voti dei moderati e riformisti al candidato di sinistra al secondo turno. Così vince un esponente della destra estrema, ex Msi (Meroi, ndr). Una situazione che dal 1995 arriva al 2013. Ma prima non c’era il centrosinistra. C’era la Dc alleata con il Psi. Alleanza che si era già esaurita dal 1992/93. L’arrivo della destra a Viterbo è tutta responsabilità del sindaco uscente nel 1995 (Fioroni, ndr). L’esperienza negativa di Michelini in due anni si poteva recuperare. Bastava poco, ma con cambiamenti significativi”.
Dovendo dare un consiglio?
“In tutta questa situazione oggi c’è una responsabilità vera ed è tutta del sindaco e questo mi dispiace molto. La crisi non la risolve Roma, ma il primo cittadino e il consiglio comunale. Con la nuova legge, soluzioni extra istituzionali non esistono. Chi governa una città deve riuscire a dare il senso di una comunità solidale e sottolineo solidale. Deve avere il gusto della cultura aperta. Deve fare in modo che vivere nel nostro caso a Viterbo abbia veramente un senso. Ridare la fiducia a Viterbo, questo è l’obiettivo per il prossimo futuro, motivare i cittadini, fornendo una città migliore, più gradevole e meno ostica. Roba concreta”.
Giuseppe Ferlicca
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