Viterbo – La Regione Lazio deve salvare la Torre di Chia di Pier Paolo Pasolini. A tutti i costi. Fermo restando il diritto della famiglia di disporre del bene che gli appartiene, anche se il bene in qualche modo appartiene a tutti, la Regione deve fare in modo di acquistare l’area dandogli un significato più alto rispetto a un semplice casale in buono stato a 800 mila euro. E il significato è semplice. Quella torre è patrimonio dell’umanità, un punto di riferimento nella storia della letteratura internazionale e nella storia d’Italia.
Viterbo – Silvia Somigli della Uil scuola
Nella Torre di Chia lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini trascorse i suoi ultimissimi anni di vita prima di essere assassinato a Ostia esattamente 45 anni fa. Qui ha scritto diversi articoli per il Corriere della Sera. Qui ha scritto il romanzo postumo Petrolio. E qui, sempre per Petrolio, Dino Pedriali fece le fotografie oggi esposte a Palazzo Doebbing a Sutri.
Vendere la Torre sul mercato privato privato significherebbe inoltre correre il rischio di perdere la memoria stessa di Pasolini in questo territorio. Quando il suo rapporto con la Tuscia era fondamentale. Per la sua vita e la sua opera. Non solo, ma, inserita all’interno di un circuito e opportunamente valorizzata, la Torre rappresenterebbe un attratto turistico importantissimo, contribuendo in tal modo allo sviluppo economico del nostro territorio.
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Inoltre, e lo dico da insegnante e da sindacalista della scuola, far fare questa fine alla Torre di uno dei più grandi intellettuali della storia italiana, non sarebbe un buon esempio per ragazzi e studenti. Soprattutto in un momento come questo, caratterizzato dalla pandemia Covid, le nuove generazioni hanno invece bisogno di esempi chiari e concreti. Hanno bisogno di sentirsi dire che non tutto è perduto. E per sentirselo dire, hanno bisogno di vedere. E vedere anche che un’istituzione è capace di tutelare il proprio patrimonio e la propria storia. Trasmettendola al futuro.